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Il turismo? Basta improvvisazione

Aver compagni al duol scema la pena, hanno sempre sostenuto quanti ne sanno più di noi. Per quanto riguarda arrivi e presenze turistiche, non è, però, molto confortante. Perché da decenni, se non a…

Pubblicato il: 04/09/2016 – 10:03

Aver compagni al duol scema la pena, hanno sempre sostenuto quanti ne sanno più di noi. Per quanto riguarda arrivi e presenze turistiche, non è, però, molto confortante. Perché da decenni, se non addirittura da quando Pepè Nicolò fece l’assessore al Turismo della prima giunta regionale, nel 1970. Allora, però c’era l’attenuante che si era alle prime armi. Il turismo è stata una delle prime materie delegate al nuovo ente al quale si guardava con grande speranza. C’erano gli enti provinciali per il turismo che dipendevano da Roma, senza una lira, con pochi impiegati e si poteva fare poco più di niente. Almeno quanto a promozione all’estero. Si riusciva a malapena a preparare depliant turistico-illustrativi da spedire alle varie delegazioni dell’Enit che avevano sede nelle principali capitali europee. Non c’era, almeno in termini sufficientemente rappresentativi, chi potesse recarsi a Berlino, piuttosto che a Parigi o Bruxelles, perché la spesa di viaggio e di soggiorno non era indifferente. E allora ci si affidava alla sorte sperando che i depliant o il delegato Enit potesse parlare di tutte le regioni, turisticamente attrattive.
Subentrate le Regioni, la speranza è aumentata, purtroppo, però rimanendo tale, salvo qualche punto percentuale in più, perché non si riusciva a migliorare il prodotto turistico, quella che gli esperti chiamano “l’offerta calabrese”.
È parso che negli anni 80 qualcosa si muovesse, ma è stata una falsa illusione, perché, di converso, all’aumento dei turisti, non è corrisposto l’adeguamento, appunto, dell’offerta, perché non c’erano soldi sufficienti per finanziare nuovi alberghi e nuove strutture ricettive. Basti pensare all’amara fine che fatto la struttura di Nicotera, realizzata dall’Insud-Iri, che, affidata al club Mediterranèe, dopo un paio di anni di successo quanto ad arrivi e grazie alla promozione fatta da quel che poi fu chiamato Club Med, potè godere di presenze di rilievo. A poco a poco, anno dopo anno, il Club fu spogliato di tutto. Sono stati rubati letti, lenzuola, asciugamani, ombrelloni, sedie, sdraio e finanche porta e finestre. Insomma, fini male, anche se da qualche mese si parla di riprendere in mano la struttura che allora era all’avanguardia e portarla a nuovi splendori. Secondo le aumentate esigenze dei viaggiatori e che, comunque, al di là dei parenti che possono ospitarli o del fitto esoso di una casa, scelgono la struttura ricettiva per i meritati giorni di riposo. Insomma, è il prodotto che deve “offrirsi” al turista, non il turista che si deve accontentare di quel che trova.
Una dimostrazione è proprio di questi giorni. Il responsabile della Confesercenti, Nino Marcianò, tra stranieri, in più e italiani in meno, quanto ad arrivi parla di saldo ancora negativo. Come se ci fosse una Calabria a due velocità sul fronte dell’industria delle vacanze. In attesa dei dati ufficiali se e quando saranno resi noti, è sempre di grande evidenza quanto le strutture ricettive alla page siano di meno rispetto alla maggioranza di villaggi e di extraricettivo che sono poco attrattivi e spesso carenti servizi essenziali. Un esempio? Vai in Germania e i bagni sono più puliti delle stesse camere, soprattutto nei ristoranti. In Calabria? Meglio non parlarne, salvo rare eccezioni. Già si parla di controesodo, quando invece si è in piena estate, mentre poco si è sempre fatto per la destagionalizzazione dell’offerta. Fa notizia, ancora, a quarant’anni dall’entrata in piena attività la guida politica regionale del turismo, rileva Marcianò, la poca professionalità, la scarsa cultura dell’accoglienza e i prezzi assolutamente poco competitivi. Non c’è paragone tra una cena in Romagna e un’altra in Calabria. A Riccione il costo è decisamente inferiore. E perché? Perché al Nord è maggiore e migliore l’offerta? Certo. Ecco perché occorre guardare ai maestri, a quanti ne sanno più di noi! Ecco perché non si può e non si deve improvvisare. Il turismo è una cosa seria, non ci può alzare al mattino e inventarsi albergatore. Del mare, inutile parlarne, sappiamo tutti come e perché ci si è trovati in condizioni allarmanti. In sostanza, rubando le parole della Confesercenti, per essere volano di sviluppo bisogna puntare sulla qualità.

*Giornalista

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