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Le Olimpiadi? Proposta di una politica inadeguata

Non poteva mancare la boutade di fine estate: le Olimpiadi 2024 in Calabria. Dopo un primo naturale moto di riso dettato dal contenuto genuinamente esilarante di questa notizia, non si può non cons…

Pubblicato il: 05/09/2016 – 12:45
Le Olimpiadi? Proposta di una politica inadeguata

Non poteva mancare la boutade di fine estate: le Olimpiadi 2024 in Calabria. Dopo un primo naturale moto di riso dettato dal contenuto genuinamente esilarante di questa notizia, non si può non considerare l’altra faccia della medaglia e, cioè il drammatico deficit di cultura che sta dietro questa proposta, degno della peggior classe dirigente del pianeta. La proposta è semplicemente irrealizzabile perché l’iter di assegnazione dei Giochi è già in corso e non sono previste almeno per il 2024 possibilità di nuove candidature.
Ma, ammettendo per assurdo, che ciò sia possibile, pensare di poter organizzare in otto anni delle Olimpiadi in Calabria significa non avere per nulla chiaro cosa questo significhi. In Calabria abbiamo impiegato più di 40 anni per tentare di concludere, senza riuscirci, la Diga del Menta, più di 15 per tentare di ammodernare l’A3. L’Ospedale della Sibaritide venne finanziato nel 2007, nel 2011 venne indetta la gara, nel 2013 venne assegnato l’appalto. Oggi ancora non è stata messa la prima pietra. La programmazione 2014-2020, forse, partirà operativamente con appena tre anni di ritardo nel 2017. Come si può pensare che una macchina ben più complessa e interventi molto più importanti possano essere conclusi in un così breve lasso di tempo?
Olimpiadi poi significa gestire un flusso enorme di visitatori, di atleti e accompagnatori e di materiali.
Il debole sistema infrastrutturale della Calabria collasserebbe in breve tempo se fosse sottoposto ad una così forte pressione. 30.000 sono gli atleti e gli addetti alle competizioni e alla sicurezza. A questi vanno aggiunti i familiari e gli accompagnatori degli atleti e tutti i visitatori che si possono stimare in 500.000 unità per i venti giorni di competizione. La Calabria, quindi, dovrebbe garantire almeno 150.000 posti letto. Oggi ne abbiamo meno della metà di livello accettabile e sparsi per tutta la Calabria. Dovremmo, quindi, almeno raddoppiare il numero degli alberghi, si dovrebbero realizzare almeno 50 impianti sportivi di livello olimpionico, un villaggio Olimpico in grado di ospitare 30.000 persone, gestire un flusso di beni e servizi che va oltre le capacità del modesto sistema logistico Calabrese. Se le Olimpiadi si sono fatte a Londra, Rio, Atlanta, Pechino, Atene, Sidney ci sarà un motivo?
Se Roma stessa oggi sembra inadeguata ad ospitare i giochi, figuriamoci la Calabria!
Resterebbe poi da capire sulla base di quali punti di forza si potrebbe convincere il Cio (Comitato Olimpico Internazionale) ad assegnare le Olimpiadi alla Calabria e non agli altri concorrenti che rispondono al nome di Parigi e Los Angeles.
Nella scorsa legislatura fa qualche componente dell’allora maggioranza aveva proposto di convocare l’amministratore delegato di Hitachi in consiglio regionale per un’audizione sulle Ex Omeca. Temo che qualcuno, spinto dal sacro fuoco, arrivi anche a proporre di convocare nella ipotetica, quanto improbabile discussione in Consiglio Regionale, l’amministratore delegato della Coca Cola (sponsor dei Giochi Olimpici) per convincerlo della bontà della causa.
“Unfit” è un termine inglese molto semplice, ma evocativo. Significa “inadeguato”. La Calabria è unfit rispetto all’organizzazione dei Giochi Olimpici, ma ancora più unfit è una classe politica che fa proposte di tal sorta e che dimostra con questo che i mali della Calabria dipendono anche e soprattutto dalla scarsa qualità della politica.

*docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria

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