COSENZA Sono sempre complicate le questioni della sanità cosentina. Si scontrano poteri, interessi economici e schieramenti politici. Qualche volta, come è accaduto con i decreti che hanno ridisegnato la rete ospedaliera dell’Asp di Cosenza, si combinano pasticci destinati a trascinarsi nelle aule giudiziarie. Succede, quando un decreto assegna i posti letto alle cliniche private e un altro li toglie nel giro di un mese. E succede pure che, a qualche settimana di distanza dai fatti, saltino fuori retroscena politici e burocratici che spiegano il perché della prima ripartizione e i motivi (apparenti) del dietrofront. I fatti, in breve: a fine luglio, una delibera firmata dal dg Raffaele Mauro assegna al gruppo iGreco, che gestisce la Madonna della Catena, 53 posti letto in più: 40 per una residenza sanitaria per anziani medicalizzata e 13 per il trattamento della Sla (la Sclerosi laterale amiotrofica). La famiglia Greco è sempre sotto i riflettori: ha interessi nel settore enogastronomico, in quello sanitario, nell’editoria. Quell’assegnazione, in alcune stanze della Regione, viene bollata come un favore. E sparisce, assieme ad altre che l’Asp revoca proponendosi di assegnare i posti ai privati in un secondo momento. Oggi, grazie ai documenti in possesso del Corriere della Calabria, è possibile spiegare il perché della prima scelta.
(La clinica Madonna della Catena a Laurignano)
L’ACCORDO Alla base dell’assegnazione dei 53 posti letto c’è una transazione firmata dal privato e dall’Azienda sanitaria provinciale. L’accordo siglato dall’Asp e dalla società della famiglia Greco aveva, nelle intenzioni delle parti, lo scopo di tutelare i livelli occupazionali della Madonna della Catena e anche quelli della Rsa Caloveto, il cui accreditamento è stato acquisito dal gruppo di Cariati qualche anno. La sostanza della transizione è in due punti. Il gruppo iGreco «rinuncia alla voltura definitiva delle autorizzazioni e degli accreditamenti relativi all’ex Rsa di Caloveto e alla loro riattivazione in altra struttura e in altro luogo e precisamente a 40 posti letto di Rsa e 20 di Rsa medicalizzata». E, inoltre, «dona e consegna gli arredi delle stanze di degenze (del valore di circa 300mila euro, ndr), già ritirati dalla ex Rsa di Caloveto, all’Asp di Cosenza». Di contro, gli imprenditori chiedono «il rilascio di autorizzazioni e accreditamenti per 40 posti letto di Rsa medicalizzata e 13 per la cura della Sla». Questi posti letto – è il succo dell’accordo – «saranno attivati nella struttura di Dipingano (cioè la Madonna della Catena, ndr) anche al fine di risolvere il problema occupazione della struttura». La famiglia Greco, anni fa, ha rilevato l’attività sanitaria della Madonna della Catena e mantenuto tutti i posti di lavoro (con un contratto di solidarietà) nelle more della riattivazione di 60 posti letto cancellati dal Piano di rientro. Il patto è questo: se le nuove attività (Rsa medicalizzata e assistenza per la Sla) non partiranno, dal prossimo 30 dicembre si darà il via alle procedure di licenziamento per 70 dipendenti. Questo accordo tra Mauro e i Greco è stato trasferito nella proposta di rete ospedaliera avanzata dall’Asp di Cosenza alla struttura commissariale e fissata successivamente nel decreto 77. Poi, Mauro l’ha annullata a fine agosto. La sua nuova proposta non contiene più i 53 posti ma, se i commissari dovessero decidere di non accoglierla, le reciproche promesse che l’Asp e i Greco si sono scambiate resteranno in piedi.
L’IMBARAZZO PER OLIVERIO Il rischio che salti tutto, però, è palpabile. E non solo per gli imprenditori di Cariati. Anche un altro accordo, messo nero su bianco nella prima stesura della rete ospedaliera, rischia di diventare carta straccia nella versione 2.0. E il fatto potrebbe creare qualche imbarazzo a Mario Oliverio. Facciamo un passo indietro. È il 10 luglio e a Roggiano Gravina si fa festa. C’è un nastro da tagliare: è quello di “Villa San Francesco”, Rsa per anziani di 25 posti affidata alla società “Villa del Rosario” di Cotronei, di proprietà della famiglia Baffa. Alla sobria cerimonia di inaugurazione partecipa anche Oliverio (con il vescovo di San Marco-Scalea Leonardo Bonanno, il parroco del paese don Andrea, il dg dell’Asp e parecchi sindaci e amministratori).
(L’inaugurazione della Rsa a Roggiano Gravina)
Bene, la (ri)programmazione prevista da Mauro ha “cancellato” anche “Villa San Francesco”. Come dire: se erano stati assegnati senza criteri i posti della clinica dei Greco lo sono anche quelli inaugurati a luglio da Oliverio. Certo, non tutti gli accreditamenti di fine luglio sono andati a farsi benedire: quelli che spettano alle cliniche riconducibili alla famiglia del consigliere regionale Ennio Morrone nella struttura di Mottafollone, secondo i bene informati, rischiano pochissimo, anche se all’Asp c’è chi prevede qualche problema per la firma dei contratti, che non sarebbe consentita per le aziende che hanno in corso procedure di concordato preventivo. E rischierebbero poco anche i posti letto assegnati al gruppo Poggi e Parente (quest’ultimo ex consigliere regionale) a Marano Marchesato e Spezzano Albanese. Va così nella sanità privata: qualunque sia la società – che si tratti dei Greco o di Morrone – si trova sempre un modo per far intravedere un rapporto, diretto o indiretto, con la politica che tutto decide. Cosa sia accaduto in questo caso lo sanno soltanto nei corridoi del dipartimento Tutela della Salute. Dove avevano prima controfirmato la proposta di Mauro e poi, secondo i rumors, si sarebbero spesi per spingere il manager al ripensamento. Tra gli sponsor della rete ospedaliera 2.0 (quella senza i Greco, per intenderci) ci sarebbe il consulente particolare di Mario Oliverio sulla sanità, Franco Pacenza. Più defilata la posizione del governatore, visto che i rapporti con gli imprenditori cariatesi – dopo mesi piuttosto burrascosi – si erano rasserenati.
MISTERO A CALOVETO Assai poco serena è la diffida del gruppo iGreco ai commissari. In breve, la società chiede alla struttura commissariale di «non recepire questa pseudo nuova proposta di rete territoriale» e minaccia un nuovo contenzioso alla luce degli «ingenti, gravi e irreparabili danni» provocati. Allo stato attuale, infatti, non solo il gruppo cariatese rischia di veder svanire i 53 posti promessi dall’Asp, ma ha perso le tracce anche dei 60 che aveva acquistato nel 2014 da AssCoop onlus. Quei posti assegnati alla Rsa di Caloveto – che i Greco avevano utilizzato nella transazione con l’Asp – non compaiono affatto nel computo della dotazione compilato da Mauro in seconda battuta. Sono semplicemente scomparsi. Il gruppo iGreco li considera come parte integrante della dotazione privata (e dunque nella propria disponibilità). E questo sulla base di un decreto del presidente della giunta regionale che risale al 2011 e viene richiamato anche negli atti approvati in questi in giorni. L’Asp, invece, li ha semplicemente cancellati dal proprio conteggio, come se non esistessero. Ufficiosamente il ragionamento seguito negli uffici regionale è che i posti di Caloveto, essendo sospesi da due anni, non sarebbero potuti essere utilizzati nella transazione che ha dato il via al pasticcio della sanità privata cos
entina. Ma questa motivazione non appare in nessun documento ufficiale. Soprattutto, non c’è nel decreto di fine agosto con il quale l’Asp si è rimangiata l’assegnazione dei posti letto ai privati. E questo – assieme alle ingerenze vere o presunte della politica – non fa che alimentare confusione e sospetti. La trasparenza è un’altra cosa.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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