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Cosenza, il caos accreditamenti arriva in Procura

COSENZA «Mi sembra più che evidente l’esistenza di situazioni al di fuori del perimetro delle norme». L’esposto di Dalila Nesci sul caos degli accreditamenti alle cliniche private di Cosenza si chi…

Pubblicato il: 08/09/2016 – 12:13
Cosenza, il caos accreditamenti arriva in Procura

COSENZA «Mi sembra più che evidente l’esistenza di situazioni al di fuori del perimetro delle norme». L’esposto di Dalila Nesci sul caos degli accreditamenti alle cliniche private di Cosenza si chiude con un appello al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e alla Procura regionale della Corte dei conti. 
Nesci, nei giorni scorsi aveva chiesto al direttore generale dell’Asp Raffaele Mauro di dimettersi e di raccontare le ragioni per cui aveva inteso revocare la propria delibera di fine luglio che individuava i posti letto da assegnare alle strutture private. Il suggerimento della deputata del Movimento 5Stelle al manager era quello di incontrare i procuratori della Repubblica di Catanzaro e Cosenza per «raccontargli che cosa sa di questa storia, se ha ricevuto pressioni, chi eventualmente gli abbia chiesto di assegnare quei posti letto in assenza di criteri specifici e chi potrebbe guadagnarci sopra». 
A Scura e Urbani, commissario e subcommissario al Piano di rientro, Nesci invece chiedeva di «decretare la presa d’atto della deliberazione di revoca di Mauro, come fecero per la deliberazione con cui furono regalati i nuovi posti a privati. Questo episodio è gravissimo – spiegava la parlamentare –, conferma che in Calabria la sanità conserva una gestione clientelare e necessita di un intervento tempestivo e massiccio della magistratura».
Questa richiesta – è uno dei passaggi dell’esposto – è rimasta lettera morta, «in quanto il direttore generale Mauro non ha ritenuto di spiegare ad alcuno i motivi del suo “ripensamento”». Nel frattempo, però, Regione e commissari hanno ritenuto di non tenere conto del dietrofront di Mauro, chiedendo ai proprietari delle cliniche private individuate a luglio dal dg di fornire un’autocertificazione entro il 15 luglio». Come se il ripensamento dell’Asp non esistesse. È questo uno dei nodi della vicenda, secondo Nesci. 
«Ciò che è ancora più grave – scrive – è il comportamento del dipartimento Tutela della Salute e dei commissari Scura ed Urbani i quali con la nota n. 269785 del 6 settembre hanno chiesto ai titolari delle strutture private site nel territorio di Cosenza autocertificazione di posti letto non esistenti in base alla delibera n. 1384/2016 dell’Asp di Cosenza e, ad oggi, non hanno inteso procedere a revoca del Dca numero 77/2016 che, di fatto, è caducato e privo di effetti» in conseguenza della delibera dell’Asp di fine agosto «attestandone, anzi, la validità attraverso l’emanazione della nota n. 269785 del 6 Settembre». 
«Rammento – scrive ancora Nesci – che, per legge, spetta esclusivamente all’Asp l’assegnazione dei posti letto alle strutture private con le quali, successivamente, dovrà stipulare gli specifici accordi contrattuali».
Nesci non si limita a sottolineare le presunte anomalie. Entra anche nel merito politico dello scontro che infuria sulla sanità: «Pacenza, delegato del governatore Oliverio per la sanità, sbraita d’ufficio, ma – prosegue la parlamentare – non ha capito che il dipartimento è complice da principio della struttura commissariale, oppure finge di non intendere. In Calabria prevale ancora il diritto creativo, col quale si superano la logica giuridica e gli effetti di atti specifici». «Ancora una volta – conclude Nesci – i commissari hanno ignorato loro precisi obblighi, voltando il capo come il dipartimento per la tutela della salute. La sanità calabrese è allo sbando per la grave irresponsabilità ai vertici. Soltanto la magistratura potrà fermare questa deriva vergognosa, che nel silenzio tombale del Consiglio regionale sta aumentando l’emigrazione sanitaria e la rabbia dei calabresi, ogni volta danneggiati». 

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