Ultimo aggiornamento alle 7:00
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 9 minuti
Cambia colore:
 

Le mura greche di Vibo vanno difese, non deturpate

Da febbraio l’amministrazione comunale di Vibo Valentia sta eseguendo con le relative autorizzazioni dalla Soprintendenza archeologica della Calabria i lavori di “riqualificazione” della via Paolo …

Pubblicato il: 08/09/2016 – 17:40

Da febbraio l’amministrazione comunale di Vibo Valentia sta eseguendo con le relative autorizzazioni dalla Soprintendenza archeologica della Calabria i lavori di “riqualificazione” della via Paolo Orsi, comprensivi della posa di una grossa condotta interrata per il deflusso delle acque bianche oltre che della risistemazione dell’asfalto. Il tratto di strada in questione lungo circa 600 metri è di fatto extraurbano – sono due le case servite dalla via – è un percorso di straordinaria valenza archeologica, com’è indiziato da una serie di fattori inequivocabili acquisiti nel tempo. Il tracciato viario confina con due vaste zone sottoposte a vincolo archeologico una sul lato Sud-Ovest della via: la località Cofino ovvero l’area sacra greca indagata nel 1921 da Paolo Orsi e l’altra quella del Trappeto Vecchio a Nord-Est della strada in questione che comprende il lungo e monumentale tratto delle mura greche al Trappeto Vecchio, circa 500 metri lineari di fortificazione greca che in alcuni punti raggiunge i quattro metri di elevato.
Il sistema difensivo al Trappeto Vecchio, con la sua estensione e le sue sei fasi costruttive, rappresenta il più importante monumento della costa tirrenica calabrese. Esso riveste una particolare importanza non solo per la storia locale ma anche per le ricerche sulla costruzione delle fortificazioni in generale. L’architetto Thomas Aumüller, che ha studiato la fortificazione per conto dell’Istituto Germanico di Roma con queste incisive parole descrive l’importanza che il monumento ha per la comunità scientifica internazionale con l’articolazione delle sue fasi costruttive inquadrabili tra il VI e il III sec. a.C..
Come si è detto i lavori di allestimento del Parco archeologico urbano avviati nell’agosto 2015 grazie ad un finanziamento di circa tre milioni di euro e gli attuali 600 mila euro che si stanno investendo in questi mesi per lo stesso progetto interessano anche i 500 metri di cinta muraria al Trappeto Vecchio.
Il parco archeologico di Vibo Valentia ha infatti nelle mura greche il suo fiore all’occhiello e da questo monumento oltre che dalla suggestione dei luoghi che sono attirati i molti turisti e gli studiosi soprattutto stranieri che vengono a visitare la città. L’allestimento del parco ha come obbiettivo primario quello di ricostituire la leggibilità dell’insieme delle diverse aree archeologiche anche e soprattutto attraverso un sistema di percorsi viari pensati per collegare e valorizzare le potenzialità archeologico-paesaggistiche dei siti.
In questo senso la via Paolo Orsi costituisce una “cerniera” archeologica fondamentale tra tre delle diverse aree del parco (Cofino, Trappeto Vecchio e Belvedere) anche perché lungo i 600 metri del suo percorso si apre l’accesso al tratto di fortificazione al tratto di mura indagate dall’Orsi.
L’interesse archeologico per la via in questione è da sempre chiaro ai cittadini data la presenza lungo il margine Ovest della strada di una serie di porzioni del monumentale sistema di difesa della città greca ancora mai indagate.
A questo si aggiunga che sul margine Nord-Est della stessa via, alla fine degli anni settanta del secolo scorso, in uno sbancamento per la costruzione di un muro di recinzione sono stati evidenziati 15 metri della stessa fortificazione sempre in blocchi d’arenaria.
Che il percorso delle mura greche della città coincida con lo stesso asse viario è stato sancito poi nel 1993 da una campagna di prospezioni geofisiche volute dalla stessa Soprintendenza grazie alla quale è emerso che esse sono presenti subito sotto il manto stradale.
A questo si aggiunga che studi recenti hanno permesso di ipotizzare la presenza della torre IX a metà circa del tracciato viario, come indicato in uno schizzo di Rosario Carta disegnatore dell’Orsi ritrovato negli archivi della Soprintendenza.
Lungo i 600 metri della via Paolo Orsi il Comune di Vibo Valentia in accordo con la Soprintendenza nello scorso mese di febbraio-marzo hanno iniziato ad eseguire lavori di riqualificazione della strada che hanno interessato in un primo tempo la sezione presso la torre IX con la messa in evidenza dei blocchi relativi alla struttura.
Risale al mese di Aprile la segnalazione fatta da alcuni residenti della presenza degli stessi blocchi di arenaria delle mura greche in tre punti (complessivamente 35 metri circa) di una lunga trincea per la posa di una condotta eseguita nel corso dei lavori di riqualificazione della via e questo ha creato molto sconcerto nella cittadinanza. Constatata l’emergenza archeologica, segnalata al Comune e alla Soprintendenza si è atteso il fermo lavori utile alla rimodulazione dell’intervento iniziato evidentemente su basi non funzionali alla tutela dei monumentali resti archeologici emersi ma nulla è avvenuto in tal senso, anzi l’unico risultato ottenuto è stato quello di minimizzare la portata del rinvenimento.
Alla segnalazione dei cittadini è invece seguita una inchiesta giornalistica portata avanti da “Il Quotidiano del Sud”, alla quale si è aggiunto l’appello pubblico alla salvaguardia fatto dall’ispettore onorario. Anche dopo questi interventi i lavori di scavo della condotta, la realizzazione dei pozzetti in cemento e la posa del grande tubo in PVC, non sono stati fermati, anzi quanti hanno dimostrato interesse per i continui rinvenimenti sono stati allontanati dal cantiere, giornalisti compresi.
Alla fine di aprile la protesta dei cittadini, l’inchiesta giornalistica, tre interpellanze parlamentari alla Camera e al Senato e un esposto alla Procura della Repubblica di Vibo, hanno determinato un fermo lavori temporaneo per consentire l’ispezione del “Soprintendente Avocante” della Calabria pro tempore dottor Gino Famiglietti. Purtroppo l’esito del sopralluogo, rilevando la presenza dei tre lunghi tratti di cinta muraria in blocchi di arenaria (35 metri circa) lungo la carreggiata, non ha portato alla sospensione dei lavori autorizzati dalla Soprintendenza nel 2012 come ci si attendeva bensì ha imposto la realizzazione di saggi archeologici tesi a trovare un percorso alternativo per collegare i diversi tratti di condotta già posata.
L’operato del Soprintendente che con i dati acquisiti fino al momento del sopralluogo non pone in essere la pratica di vincolo sul tracciato della via Orsi interessato dalle mura, 350 metri circa, come era auspicabile ma autorizza di fatto il completamento dei lavori preoccupa e stupisce la cittadinanza.
Tra luglio e agosto viene effettuato il primo dei tre saggi di scavo archeologici stabiliti dal Soprintendente in corrispondenza del cancello d’accesso al tratto di mura al Trappeto Vecchio. Nel corso dell’indagine sono emersi in tutto il saggio i monumentali resti archeologici riferibili alla cinta muraria greca, e a questo punto la Soprintendenza ha comunicato di essere in attesa, del progetto del Comune per posare la condotta e ripristinare il fondo stradale.
La constatazione di quanto accade in questo primo saggio di scavo preoccupa non poco e per più ragioni, sia di ordine storico archeologico che di sicurezza del sottoservizio idraulico da realizzarsi sulla base delle quote imposte dal presenza dei blocchi.
I cittadini guardano ai nuovi 350 metri lineari di cinta muraria greca presenti sotto la Via Paolo Orsi con apprensione perchè la scelta operata dalla Soprintendenza e dal Comune di risotterrare i resti impedirà definitivamente la possibilità di trasformare in 850 metri lineari il percorso complessivo di cinta muraria oggi visitabile nel parco archeologico.
Ci si chiede perché deve essere tolta alla città la possibilità di vedere valorizzata in tutta la sua specificità tale zona di parco archeologico di una specificità tale da diventare identitaria e tutto questo mentre per lo stesso parco si stanno giustamente spendendo tre milioni e seicento mila euro di finanziamenti pubblici? Questo grave danno per il patrimonio può essere perpetrato solo perché i meccanismi burocratici si sono inceppati?
A tutto questo si aggiunga che, nei giorni passati, nello stesso luog
o, presso l’accesso al Trappeto Vecchio in corrispondenza dell’inizio del nuovo tratto di mura su via Paolo Orsi, nell’ambito dei lavori di allestimento del parco archeologico cittadino supervisionati dalla Soprintendenza è stata eseguita una pesante rampa in cemento sensibilmente sopraelevata (circa m. 2) rispetto al piano circostante, e posta a ridosso della cinta muraria greca indagata dall’Orsi.
Il materiale utilizzato, l’ingombro e le modalità della sua messa in opera pongono seri interrogativi sulla correttezza dell’intervento.
Il margine interno della rampa insiste direttamente sulla torre VIII la prima delle torri presenti nel tratto vincolato al Trappeto Vecchio, fino a coprirne parte della circonferenza, ancora oggi chiaramente indicata solo da alcuni frammenti d’arenaria residui.
Oltre che sulla corretta visibilità del monumento e sul contesto archeologico generale, l’elevato della rampa produce effetti nocivi sulla stessa conservazione dei resti, frapponendosi come sbarramento al naturale deflusso delle acque meteoriche e quindi aumentandone la forza erosiva che nel tempo accelererà il definitivo sbriciolamento di quel che resta della torre VIII.
Se da un lato l’uso irrazionale del cemento è contro ogni più elementare regola di esecuzione dei lavori in ambito archeologico, come dimostrano i noti fatti di Capo Colonna, dall’altro il rischio di danni immediati e futuri alla struttura della torre VIII è elevatissimo, fino a farne temere, in tempi brevi, la completa scomparsa.
La granitica volontà dell’ente appaltante nel proseguire i lavori come da progetto, la debole posizione di controllo e di tutela della Soprintendenza, fa intuire che siamo dinanzi al tracollo della valorizzazione e della tutela del patrimonio all’interno di un’area di parco archeologico urbano. Sicuramente si riuscirà a raccattare qualche dato qua e là tra i tubi, i pozzetti, i marciapiedi e rampa ma appare evidente che l’imperativo categorico non è quello di valutare i rinvenimenti in funzione della tutela e della valorizzazione ma solo quello di completare alla meno peggio i lavori previsti e soprattutto al più presto procedere al ripristino della carreggiata su via Orsi e al completamento della rampa nell’area vincolata senza porsi troppe domande, perché i rinvenimenti archeologici disturbano e non inorgogliscono.
Per restituire dignità storica e archeologica alla situazione sulla via Paolo Orsi si auspica un’inversione totale delle procedure amministrative. Sanare il vulnus procedurale: il nuovo tratto delle mura greche rinvenute deve essere finalmente vincolato secondo le norme previste dal Codice dei Beni culturali, cosa della quale a sei mesi del primo indizio non si ha alcuna notizia.
Si promuova al contempo ogni intervento utile, al reperimento delle risorse finanziarie necessarie all’avvio della ricerca sull’area della strada interessata dai rinvenimenti, al fine di operare il restauro e quindi il progetto di valorizzazione e fruizione dell’intero tratto della fortificazione greca ipponiate presente tra il Trappeto Vecchio (500 metri) e la via Paolo Orsi (350 metri) che diventerà di 850 metri. Alternative alla Via Paolo Orsi, per il percorso carrabile verso il cimitero sono da subito praticabili. Si può scegliere tra il ripristino della viabilità sulla strada che dal cimitero cittadino procedendo verso Nord-Est in direzione del carcere. Oppure si può rimodulare il percorso che dalla Croce della Nivera procede verso il cimitero senza pensare di intervenire con opere invasive in quest’area così importante dal punto di vista archeologico.
Per quanto concerne i lavori di esecuzione della rampa sull’accesso al Trappeto Vecchio si chiede la rimozione di quanto sin qui realizzato e la corretta riprogettazione del percorso in funzione anche e soprattutto dei nuovi rinvenimenti effettuati su via Orsi per una corretta fruibilità di tutto l’insieme.

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x