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Il Festival delle Serre «una scommessa vinta»

CERISANO «Scommessa vinta». Queste le prime parole del sindaco Lucio Di Gioia all’indomani della chiusura del Festival delle Serre, edizione 23. Una «scommessa», in verità, iniziata tardissimo: sol…

Pubblicato il: 12/09/2016 – 16:06
Il Festival delle Serre «una scommessa vinta»

CERISANO «Scommessa vinta». Queste le prime parole del sindaco Lucio Di Gioia all’indomani della chiusura del Festival delle Serre, edizione 23. Una «scommessa», in verità, iniziata tardissimo: solo il 6 agosto scorso il Comune di Cerisano ha avuto l’ufficialità del finanziamento regionale. Da quella data in poi, in una sorta di tour de force continuo ed in poco meno di 20 giorni, si è cercato di allestire un cartellone di qualità e che fosse in grado di riportare il Festival al blasone conquistato negli anni. Così è stato. Esibizioni e artisti davvero di qualità; vicoletti e angoli del bel borgo delle serre molto suggestivi; presenze agli spettacoli crescenti e poi quella particolarità dei palcoscenici costruiti nelle piccole piazze del paese che ha conquistato tutti. Atmosfera magica, passeggiate sul corso fino a palazzo Sersale illuminato a dovere e arricchito di mostre, saperi e sapori. Diecimila presenze almeno, considerati i posti a sedere per ogni singolo spettacolo. Centinaia di litri di birra e vino locale; migliaia di “cuddruriddri” e panzerotti andati letteralmente a ruba. Carne e salsiccia alla brace, gli aperitivi ed i riti del dopo festival. I cicchetti e i cocktail. Commercianti entusiasti e pronti a ripetersi già per il prossimo anno. Eppoi gli artisti che si sono alternati in questa kermesse settembrina. A partire dal jazz con nomi famosissimi, da Rava alla Garrison fino a Guidi, per finire all’emergente Camille Bertoult di cui sentiremo presto e molto parlare. Passando per il teatro con le commedie locali, da Eduardo e De Filippo al nostro amato Ciccio De Marco. Tutti a ridere e sorridere, applaudire ed emozionarsi, come nell’omaggio concesso dalla compagnia “Quinta scenica” all’indimenticato poeta cerisanese Ferruccio Greco. Infine la musica classica con spettacoli e concerti che hanno riscosso apprezzamenti, lodi e compiacimento. Da Verdi al tango fino a Katia Ricciarelli che si è innamorata del Festival, del palazzo e di Cerisano, passeggiando per le vie del paese fino alle 2 del mattino. «Più bello di Spoleto questo centro storico. Il palazzo? Mai visto uno così bello…», le parole del famosissimo tenore. Per finire alle mostre, dalla ceramica fino “all’architettura non costruita” che ha raccolto molti consensi.
«Diventa difficile ringraziare tutti gli uomini e le donne che si sono impegnati, insieme a tutta la squadra di governo, per la realizzazione di questo festival. Impossibile citare tutti i direttori artistici, gli operai, gli impiegati comunali, le menti e le persone che gratuitamente hanno collaborato», spiega il primo cittadino Lucio Di Gioia. «Mi vengono in mente ad esempio i ragazzi e le ragazze, i giovani che hanno partecipato attivamente, ognuno con i propri compiti e pass, ai vari spettacoli e nei punti festival creati per l’occasione. Oltre cento persone, numeri che mi fanno ritenere soddisfatto della filosofia di un festival. Al di là dell’artista e del nome di punta, qui è accaduto il contrario con il paese che è stato il vero protagonista. D’altronde il Festival è solo il nostro punto d’inizio, non quello finale. Si inscena ogni anno per far sì che Cerisano possa crescere, non viceversa. Ecco perché parlo di una scommessa vinta: basta chiedere ai nostri visitatori e alle personalità (della cultura, dell’arte, dell’imprenditoria, del giornalismo) che nei 7 giorni hanno fatto capolino nel nostro borgo per carpire il loro entusiasmo e rendersi conto dello spettacolo che Cerisano ha offerto. In termini di bellezza, di pulizia, di vivacità culturale. Volando alti, non rincorrendo il grande pubblico o semplicemente il “riempipiazza” del momento. Il festival è altro, vuole essere altro. Tanto che molte idee sono già in cantiere per il prossimo anno».

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