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Le preoccupazioni di Ernesto

Ernesto Magorno si sente sempre più vicino al vecchio motivetto che fece la fortuna, negli anni Settanta, di Antoine: «se sei buono ti tirano le pietre; sei cattivo e ti tirano le pietre».È lo scot…

Pubblicato il: 12/09/2016 – 18:25
Le preoccupazioni di Ernesto

Ernesto Magorno si sente sempre più vicino al vecchio motivetto che fece la fortuna, negli anni Settanta, di Antoine: «se sei buono ti tirano le pietre; sei cattivo e ti tirano le pietre».
È lo scotto, si dirà, che paga chi oggi riveste incarichi di rappresentanza politica, specie se l’incarico è quello di segretario regionale del Pd calabrese, una sorta di gabbia per matti dove la logica è praticata quanto gli orsi potrebbero praticare il giardinaggio e la coerenza resiste il tempo di un giro di valzer.
Insomma, Ernesto sperimenta, dopo Camigliatello e dopo il varo di una segreteria sopra le parti, quanto avesse ragione Antoine: «ovunque te ne vai, qualunque cosa fai, sempre pietre in faccia prenderai». Le ultime bordate, però, non le manda assolutamente giù e lancia la sfida: «Considero inaccettabile l’atteggiamento di alcuni esponenti di rilievo del mio partito: vengano a confrontarsi invece di devastare il lavoro che faticosamente portiamo avanti».
Con chi ce l’ha? Sicuramente, azzardiamo noi, con un paio di consiglieri regionali, Bevacqua, Guccione, Ciconte, tanto per fare qualche nome. Poi con l’ala franceschiniana del Pd calabrese. I Dalemiani no, che quelli in una realtà come la nostra che ha eletto il Gattopardo a vademecum, sonnecchiano e mangiano noccioline.
In compenso, però, dopo Camigliatello Magorno è meno solo, infatti le sue “controdeduzioni” e la sua sfida al confronto pubblico e aperto, viene sottoscritta dall’intera segreteria regionale, visto che il documento diffuso reca le firme anche di Anna Maria Cardamone, Maria Pirrone, Gianluigi Greco, Giulia Veltri e Carmelo Basile. «Facciamo parte di un partito – evidenzia la nota – che ha nella sua stessa definizione il valore della democrazia e all’interno del quale la pluralità di posizioni è un momento di ricchezza perché arriva a sintesi e disegna maggioranze e minoranze. Accettiamo le critiche, anche le più aspre, quando però queste vengono consumate nei canoni della buona fede e del sincero contributo al miglioramento della vita del partito e all’irrobustimento della sua linea politica».
Meno accettabile, invece, è per Magorno, dover registrare che «esponenti del Pd, eletti ai più alti livelli e che da questo partito tanto hanno avuto in termini di spazio di azione e di riconoscimenti politici ed elettorali, adottino la strategia dell’attacco fine a se stesso, perpetrato in una logica di contrapposizione isterica e tossica per la comunità democrat».
La preoccupazione vera è che uno scontro fuori controllo finisca, oggettivamente, con l’indebolire il percorso di una segreteria che vuole coinvolgere nuove forze e portare all’interno del Pd pezzi importanti delle comunità calabresi che non vogliono correre il rischio di vedersi travolti da una logica per la quale il nemico è il compagno di banco.
«La segreteria, nominata da un mese e figlia di una lunga e complessa discussione che si è svolta all’interno del Pd a Camigliatello Silano – argomenta Magorno – rappresenta un nuovo inizio per tutti: è composta non da tecnici bensì da professionisti d’area, che con grande coraggio e senso di civismo, hanno accettato di dare un contributo d’azione e di organizzazione al partito, spendendosi in una logica di condivisione e di superamento delle correnti, quelle stesse correnti che finora hanno strozzato il Pd, indebolendone l’incisività, la forza d’azione e la capacità di relazione con le istituzioni. Vogliamo un Pd che si apre a mondi esterni oppure preferiamo un partito ripiegato su se stesso, rinsecchito nella sua spinta riformista, appannaggio dei soli eletti?».
A meno che l’obiettivo non sia proprio quello di scoraggiare la scommessa giocata a Camigliatello: «imboccare la strada di un rinnovato e sano impegno a fianco delle istituzioni, quella di una forza politica che vuole emanciparsi dalle sconfitte elettorali, recuperando capacità di elaborazione politica e vigore nelle proposte, attraverso una centralità riconosciuta ai territori, ai nostri circoli, alla base».
Insomma: «Il Pd non ha bisogno di cattivi maestri pronti a dare lezioni, guarda caso sempre senza contraddittorio: sui giornali oppure in contro-riunioni». Che non deve significare, argomenta ancora Magorno, la demonizzazione del confronto: «Venissero nelle sedi di partito ad esprimere il proprio dissenso questi tribuni della plebe, avessero il coraggio di misurarsi nell’agone politico e di mettere al servizio dei più, e non di pochi e prescelti attori, la loro visione di partito e di Calabria. D’altro canto questa è la linea che ci è stata consegnata ieri dal segretario nazionale Matteo Renzi alla festa nazionale dell’Unità a Catania: Facciamo vedere che siamo diversi, che non viviamo in un clima di perenne congresso o, peggio ancora, di chi crede che la politica sia guerra del fango».

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