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"Rimborsopoli", la Cassazione annulla il sequestro per Aiello

REGGIO CALABRIA Non rappresenta ancora la parola fine alla vicenda, ma un primo risultato Ferdinando Aiello, deputato del Pd, coinvolto nell’inchiesta “Rimborsopoli”, l’ha raggiunto. La Corte di Ca…

Pubblicato il: 13/09/2016 – 12:42
"Rimborsopoli", la Cassazione annulla il sequestro per Aiello

REGGIO CALABRIA Non rappresenta ancora la parola fine alla vicenda, ma un primo risultato Ferdinando Aiello, deputato del Pd, coinvolto nell’inchiesta “Rimborsopoli”, l’ha raggiunto. La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio, nelle scorse settimane, i provvedimenti a suo carico, riconoscendo come illegittimo il sequestro di beni (poco più di 40 mila euro) operato nei confronti a giugno dello scorso anno. «Laddove il Tribunale di Reggio Calabria confermi il provvedimento – scrivono i giudici della Cassazione –, motivi adeguatamente, chiarendo se e quali spese fuoriescano dall’ambito di scelta riconosciuto dall’ente, tenuto conto della normale autonomia gestionale delle amministrazioni interessate nella scelta delle dotazioni di vario genere, per poi individuare gli indici che consentono di qualificare i fatti come peculato». Secondo gli ermellini i giudici del Tribunale di Reggio Calabria che non hanno tenuto conto della corposa memoria presentata dai legali di Aiello, gli avvocati Antonio Mazzone e Saverio Sticchi Damiani, «è risultato che, invece, si trattava di una memoria con risposte ben specifiche alle contestazioni mentre la documentazione prodotta, come riferito nel ricorso, era diretta a dimostrare la regolarità delle spese e, in alcuni casi, degli errori materiali degli inquirenti».
Insomma, un punto a favore dell’ex consigliere regionale eletto con Rifondazione comunista e approdato nel Pd dopo una parentesi con Sel. Reso ancora più evidente dale altre motivazioni offerte nella sentenza dei giudici della Cassazione: «Nella sintesi finale (si riferisce al provvedimento di sequestro del Tribunale di Reggio Calabria ndr), a parte la tautologica affermazione che le spese personali non ricollegate alla attività politica nel partito costituiscono peculato, non si offre alcun altro elemento di valutazione per comprendere quali siano, tra le spese fatte, quelle effettivamente non consentite. Si precisa soltanto che gli inquirenti giungono a contestare la “qualità” delle spese in base a quanto (ritengono) sia la giusta dotazione, nelle sedi dei gruppi, di complementi di arredo, di periferiche, di computer eccetera ma, senza alcun’altra specificazione, si comprende chiaramente che si va a sindacare attività che rientrano nelle scelte – buone o cattive, non è questione di interesse in sede penale – del consiglio regionale e dei suoi organi».  

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