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Pizzo, lo scandalo dei posti di lavoro in vendita a 650 euro

VIBO VALENTIA Posti di lavoro in vendita a 650 euro: basta mettere i soldi in mano al “sindacalista” e il gioco è fatto, in men che non si dica ci si può imbarcare a lavorare su una nave. Succede a…

Pubblicato il: 14/09/2016 – 10:29
Pizzo, lo scandalo dei posti di lavoro in vendita a 650 euro

VIBO VALENTIA Posti di lavoro in vendita a 650 euro: basta mettere i soldi in mano al “sindacalista” e il gioco è fatto, in men che non si dica ci si può imbarcare a lavorare su una nave. Succede a Pizzo, nel Vibonese, dove, specie per i giovani, un diritto sacrosanto viene sistematicamente trasformato in favore o, peggio, in ricatto: se vuoi lavorare paga, altrimenti stai a casa. La denuncia, davanti alle telecamere di Mi manda Raitre (qui la puntata di martedì sera), arriva da un ragazzo della zona, Marco (il nome è di fantasia) che, assieme agli inviati del popolare programma televisivo condotto da Salvo Sottile, ha incastrato il “sindacalista” che chiede i soldi in cambio dei posti di lavoro.
La telecamera nascosta di Mi manda Raitre ha documentato inequivocabilmente tutto ciò che il ragazzo aveva raccontato all’inviato: il sindacalista telefona a qualcuno che conosce nelle società che operano nel settore, poi spiega al ragazzo che ha di fronte che, per imbarcarsi, deve pagare 650 euro per non meglio specificate spese «di struttura». Il giovane gli consegna i primi 150 euro e chiede: «Ma una ricevuta, un pezzo di carta si può avere?». La risposta è da antologia: «Noi ‘ste cose non le facciamo».
Non serve molto altro a delineare un quadro devastante della situazione del mercato del lavoro a queste latitudini, ma l’inviato della trasmissione di Sottile va comunque fino in fondo e decide di presentarsi con la telecamera in vista dal sedicente sindacalista. La targa e il timbro che si vedono nelle immagini sono dello Slai Cobas. Di fronte al giornalista l’uomo dapprima si infuria, poi ci ripensa e spiega che lui non prende lo stipendio dal sindacato, e che comunque senza di lui tutti quei ragazzi che sono passati da lì, cedendo al ricatto dei 650 euro, non avrebbero trovato lavoro. In studio c’è la dirigente nazionale dello Slai Cobas, Mara Malavenda, che, visibilmente scossa, a fine servizio dice: «Questa vicenda è di una gravità inaudita. Saremo noi a denunciare subito i responsabili di questa vergogna. Non conosco quella persona e non mi risulta che faccia parte della struttura del nostro sindacato. Andremo fino in fondo».
Interpellato telefonicamente, il coordinatore provinciale vibonese dello Slai Cobas, Nazzareno Piperno, definisce «uno sciacallo» l’uomo incastrato dalle telecamere di Raitre, che si chiama Carmelo Furciniti. «Lo denunciamo», aggiunge il referente vibonese del sindacato di base, e se gli si chiede come fosse possibile che l’uomo agisse in nome dello Slai Cobas, con tanto di targhetta e timbro, risponde senza tentennamenti: «Noi non ne sapevamo assolutamente niente. Abbiamo avuto un contatto con questa persona 7-8 anni fa, ma poi abbiamo capito che non aveva intenzioni serie e lo abbiamo lasciato perdere. A quanto ci risulta già stamattina ha tolto la targa del sindacato dall’ingresso del suo “ufficio”».

s. pel.

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