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Il grande spreco di Terina

LAMEZIA TERME C’è un capitolo tutto da approfondire nella complessa vicenda della Fondazione Terina e che potrebbe annoverarsi tranquillamente sotto la voce “sprechi” calabresi. All’interno della s…

Pubblicato il: 17/09/2016 – 11:19
Il grande spreco di Terina

LAMEZIA TERME C’è un capitolo tutto da approfondire nella complessa vicenda della Fondazione Terina e che potrebbe annoverarsi tranquillamente sotto la voce “sprechi” calabresi. All’interno della sede dell’ente in house della Regione, nato come centro internazionale di ricerca nel campo agroalimentare, giace uno dei due Rmn tecnologicamente più avanzati presenti in Italia (l’altro si trova a Firenze). Con una peculiarità: quello calabrese non è mai entrato in funzione. L’apparecchio per la risonanza magnetica nucleare costato circa 1,5 milioni – tra acquisto e costi di istallazione – è fermo nei laboratori di Lamezia Terme da oltre un anno e al di là della manutenzione ordinaria assicurata (non gratuitamente) da una ditta specializzata, di fatto è rimasto inattivo.
Questo strumento hi tech è stato acquistato nel 2014 nell’ambito del progetto “Research infrastructure for food life and safety” (Food@Life) finanziato dal Miur costato complessivamente 15 milioni con fondi Pon . Un progetto che avrebbe dovuto permettere a Terina di rilanciarsi come centro di ricerca internazionale nel campo agroalimentare, ma finito poi nelle secche della storia recente della Fondazione. E c’è anche un aggravante in questa storia già di per sé emblematica: il silenzio delle istituzioni. Da oltre un anno il dipartimento Chimica dell’Unical si è proposto gratuitamente di utilizzare l’impianto senza ottenere alcuna risposta. Una serie di appelli partiti direttamente dal rettore dell’Università della Calabria già nel 2015 e reiterati nel corso dell’anno successivo che non hanno avuto alcuna risposta.
Eppure la proposta avanzata dal dipartimento, in passato diretto dal professor Giovanni Sindona, rientrava appieno nelle finalità per le quali è nata la Fondazione e cioè quella «di promuovere – si legge nello statuto di Terina -, sostenere e realizzare attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, trasferimento dell’innovazione, alta formazione e diffusione della cultura scientifica con particolare riferimento ai settori agricolo, agroalimentare, agroindustriale ed ambientale». Appunto gli scopi perseguiti con successi internazionali dal dipartimento dell’Unical. Con il progetto “Quasiora” i ricercatori dell’Unical diretti dal professor Sindona sono riusciti a perfezionare una tecnica – unica al mondo – che consente, grazie appunto all’utilizzo della risonanza magnetica, di rivelare con certezza la freschezza e la provenienza dei prodotti alimentari. Un successo conclamato dai media non solo nazionali, ma evidentemente disconosciuto in Calabria.

INCONTRO MANCATO La prima richiesta ufficiale di utilizzare l’Rmn di Lamezia nasce ad ottobre del 2015 quando il magnifico rettore dell’Unical invia una pec all’allora commissario della fondazione, Carmelo Salvino. La proposta è decisamente allettante: gestione gratuita delle apparecchiature in stato di abbandono nella Fondazione finalizzate a garantire servizi alle imprese calabresi, la realizzazione di brevetti e la pubblicazione di risultati scientifici. Non solo. Grazie al ripristino dell’apparecchio giacente in quel di Lamezia si sarebbe potuto consentire di individuare e far lavorare ricercatori che gratuitamente avrebbero prestato la loro attività E poi ci sarebbe potuto essere un ritorno in termini occupazionali. Nella proposta avanzata dall’Unical, si indicava che avviando questa collaborazione si sarebbero potute attivare, grazie a finanziamenti ad hoc, borse di studio per l’alta formazione di giovani calabresi che avevano conseguito lauree specifiche nel campo. Un modo, in altre parole, per frenare anche l’atavica fuga di cervelli dalla Calabria. Ma nulla. Nonostante le rassicurazioni, quell’incontro sollecitato dal rettore e promesso dai vertici della Fondazione non c’è mai stato.

NUOVO COMMISSARIO, MA LA MUSICA NON CAMBIA Passano i mesi e si assiste anche all’avvicendamento ai vertici di Terina di Tommaso Loiero, ma la questione dell’apparecchiatura all’avanguardia ferma nei laboratori di Lamezia non cambia così come non viene preso in considerazione il nuovo invito dell’Unical. Anzi sotto questo aspetto si registra anche una beffa. A luglio scorso, esattamente il 25 una delegazione del dipartimento di Chimica dell’Università della Calabria si sarebbe dovuto recare in quel di Lamezia. Per l’occasione era stato noleggiato anche un pulmino per garantire il viaggio dei ricercatori cosentini. Ma quell’appuntamento teso a definire i particolari di un’operazione che avrebbe innanzitutto garantito uno strumento formidabile per il settore agroalimentare calabrese, all’ultimo minuto salta e viene rinviato sine die. E così mentre l’Nrm continua a rimanere fermo nei laboratori di Lamezia e a drenare risorse pubbliche – l’apparecchio con costi ragguardevoli deve essere manutenuto ogni dieci giorni (sostituzione azoto liquido) nonché tre volte all’anno deve essere aggiunto elio liquido – i ricercatori dell’Unical ma soprattutto gli imprenditori dell’agroalimentare calabrese restano privi di un potenziale sistema per rilanciare la ricerca e la certificazione della produzione di qualità. L’unica che garantirebbe la commercializzazione dei prodotti di un settore trainante per l’intera economia della regione.

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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