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Coldiretti, la Regione e l’«affidabilità» dell’azienda di Molinaro

LAMEZIA TERME Oltre a quello che abbiamo raccontato in un altro articolo, un ulteriore paradosso insegue da diversi anni il presidente di Coldiretti Calabria Pietro Molinaro. La vicenda, che in que…

Pubblicato il: 19/09/2016 – 16:00
Coldiretti, la Regione e l’«affidabilità» dell’azienda di Molinaro

LAMEZIA TERME Oltre a quello che abbiamo raccontato in un altro articolo, un ulteriore paradosso insegue da diversi anni il presidente di Coldiretti Calabria Pietro Molinaro. La vicenda, che in questo caso riguarda la percezione di fondi pubblici, non è ancora giunta all’epilogo. Nel 1996 la Cozac, cooperativa presieduta da Molinaro, beneficia di due interventi di sostegno, il primo liquidato in tre diverse tranche: il 14 novembre dello stesso anno riceve in lire l’equivalente di 115.631,40 euro, il 4 maggio 1999 di 125.743,83 euro, il successivo 12 ottobre di 105.462,79 euro. Per un totale di 346.783,03 euro.
Il secondo aiuto, più consistente del primo, viene approvato a beneficio della Cozac con decreto n. 14923 del 17 ottobre 2003: la spesa ritenuta ammissibile nell’ambito del Pif “Suini” supera il milione e 100mila euro e la cooperativa guidata da Molinaro incassa 573.253,50 euro. Anche in questo caso sono previste tre tranche, le prime due incassate nel maggio e nel dicembre 2004, l’ultima il 6 dicembre del 2007. Succede però che l’8 febbraio del 2011 la Guardia di finanza di Paola trasmetta alla Regione Calabria i risultati dell’indagini svolte sulla Cozac, e dal dossier emergano «gravi irregolarità in ordine alla percezione di contributi comunitari». Nonostante l’ipotesi di reato (percezione indebita) sia ormai prescritta, le Fiamme Gialle trasmettono comunque alla Regione quanto accertato. L’arrivo del faldone pare abbia procurato non poche ansie a qualche inquilino degli uffici del dipartimento regionale Agricoltura, perché in quelle stesse stanze, oggi come allora, il presidente di Coldiretti Calabria imperversa.
La Regione (in silenzio) non può non correre ai ripari e il 18 aprile del 2011 comunica a Molinaro l’avvio del procedimento di revoca dei benefici ottenuti ed il recupero delle somme erogate. Anche in questo caso il ricorso presentato dalla cooperativa Cozac si rivela inutile per la Regione che mette nero su bianco le sue ragioni: «Viste le memorie difensive presentate dalla Cozac», e «ritenuto che le motivazioni (…) non risultano idonee ad inficiare il procedimento di revoca avviato», quelle somme devono essere recuperate e con decreto dell’11 agosto del 2011, firmato dall’allora dg del Dipartimento Giuseppe Zimbalatti, intima a Molinaro di restituire quanto illecitamente percepito. Nello stesso decreto con cui la Regione chiede indietro 1.124.072,92 euro si stabilisce anche che «il soggetto (Cozac) sarà sottoposto a controllo di affidabilità rispetto alla programmazione Psr Calabria 2007/2013». Il 13 febbraio del 2015 Molinaro presenta l’ultimo ricorso in ordine di tempo rivolgendosi al Tar della Calabria.
Anche in questo caso la vicenda suggerisce alcune domande. Può il presidente di un’organizzazione agricola che ha fatto della lotta alla contraffazione la propria cifra avere alle spalle una vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto in una tentata frode in commercio? Può il presidente di un’organizzazione agricola – sul cui capo pende ancora una richiesta di restituzione di contributi pubblici superiore al milione di euro – sedere ai tavoli regionali dove si discute del Piano di Sviluppo Rurale e si concordano, solo per fare un esempio, criteri di massima per l’assegnazione delle risorse comunitarie?
E infine: può il presidente Molinaro rivolgere qualsivoglia istanza, nella sua veste “sindacale”, alla Regione e al dipartimento Agricoltura sui nuovi fondi del Psr, quando per l’azienda di cui è legale rappresentante la stessa Regione ha disposto che si verifichi «l’affidabilità»?

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