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SPOSI IN ELICOTTERO | Ci sono i primi indagati

NICOTERA «A noi risulta che il primo cittadino abbia partecipato al banchetto successivo alla cerimonia, insieme ad altri personaggi dell’amministrazione. Al momento, non abbiamo riscontri sulla su…

Pubblicato il: 19/09/2016 – 15:00
SPOSI IN ELICOTTERO | Ci sono i primi indagati

NICOTERA «A noi risulta che il primo cittadino abbia partecipato al banchetto successivo alla cerimonia, insieme ad altri personaggi dell’amministrazione. Al momento, non abbiamo riscontri sulla sua presenza in chiesa». Fine del giallo sulla presenza del sindaco di Nicotera, Franco Pagano, al contestato matrimonio che giovedì scorso ha causato la chiusura del centro storico del piccolo Comune del vibonese, per permettere l’atterraggio di un elicottero con a bordo i due sposi nei pressi della chiesa scelta per la funzione. Il procuratore facente funzioni di Vibo, Michele Sirgiovanni, sulla questione è netto: Pagano non solo era invitato al matrimonio, ma si è anche presentato al banchetto, dove è plausibile che il volo degli sposi abbia fatto parlare – e tanto – i commensali.
Fra di loro, secondo indiscrezioni, ci sarebbero stati anche soggetti che per un amministratore pubblico è meglio non frequentare. Il novello sposo, arrestato nel 2011 perché beccato a innaffiare una piantagione di cannabis, è parente omonimo dell’ottantenne Antonio Gallone, detto “‘u pizzichiju”, a sua volta imparentato con Giuseppe Antonio Gallone, indicato come «affiliato alla cosca criminale capeggiata sul territorio da Mancuso Diego».
Dettagli che complicano la posizione del sindaco, già ascoltato dai carabinieri di Tropea, guidati dal capitano Francesco Manzone, insieme al direttore dell’Ufficio tecnico, Carmelo Giampa, e al comandante dei vigili urbani, Gregorio Milidoni. Allo stato, nulla trapela delle loro deposizioni, se non un tentativo di scaricare mutuamente la responsabilità per quell’inusuale autorizzazione concessa, adesso finita al centro di un’indagine.
«Qualcosa – afferma Sirgiovanni – nella macchina amministrativa non ha funzionato. Ci sono una serie di illegittimità negli atti amministrativi che hanno autorizzato quel volo, sia nei tempi, sia negli accertamenti svolti prima di concederla e adesso dobbiamo capire cosa sia successo, anche perché la violazione è evidente».
Stando alle prime indiscrezioni, l’atterraggio del Rototech sarebbe stato autorizzato senza alcun tipo di istruttoria solo il giorno prima delle nozze e all’interno del campo sportivo del paese, tanto che i due sposi avevano avuto in consegna le chiavi da restituire il giorno dopo. Ma la giovanissima Aurora e il novello sposo Nino, operaio trentunenne, attualmente affidato in prova ai servizi sociali, sono atterrati in una delle piazze principali del paese.
Un volo complicato da nascondere, anche se qualcuno, di fronte a inquirenti e investigatori, inizia a proporre versioni “riparatrici”, secondo cui un malore della giovane sposa avrebbe indotto il pilota ad un atterraggio d’emergenza nei pressi della chiesa. Per ore però, la zona è stata interdetta al traffico da transenne “preventive”, la circolazione sia stata deviata e a quanto pare la sposa non ha mostrato alcun segno di malessere nel corso delle successive celebrazioni, durate fino a tarda notte.
«Qui da noi a volte si cerca di confezionare delle giustificazioni che fanno più male che bene», dice, paziente, Sirgiovanni. “Pezze a colori” come quelle «comunicazioni tardive e lacunose che ci sono state trasmesse dai vigili urbani di Nicotera» su cui adesso la procura è intenzionata ad approfondire. Per questo motivo, in mattinata i carabinieri di Tropea si sono presentati in Comune per estrarre copia di atti e documenti.
Per la Procura «sono state fatte forzature evidenti ed eclatanti» e adesso bisogna capire chi le abbia fatte e perché. «Nicotera – spiega Sirgiovanni – è un contesto particolare, il Comune è piccolo e più volte è stato sciolto per mafia. In contesti del genere, ad alta densità criminale, più è evidente la violazione, più è plausibile pensare che sia grande l’amicizia o la paura». Ovviamente, continua il procuratore, qualora emergesse un quadro plausibile in grado di spiegare perché un luogo pubblico è stato interdetto alla comunità per fini privati ed è stato autorizzato un atterraggio in un centro abitato, la Procura è pronta a considerare la cosa. Allo stato però – dice Sirgiovanni – «ci troviamo di fronte a una violazione palese, il fatto appare clamoroso e gravissimo».
Nel frattempo, proseguono gli interrogatori dei protagonisti della vicenda. Nelle prossime ore, «massimo nella giornata di domani» dice una fonte vicina alle indagini, il pilota, residente fuori Nicotera, verrà ascoltato dagli investigatori. E anche per lui potrebbero esserci guai in vista, per quella manovra che in un centro abitato si evita anche in situazioni di rischio o di emergenza. Le sue dichiarazioni, o un’eventuale iscrizione, al pari degli altri atti verranno messe a conoscenza della Dda di Catanzaro, informata della vicenda con un l’apertura di un fascicolo “atti relativi”, ma che al momento non sembra interessata ad avocare l’inchiesta. «Non abbiamo alcuna fretta di prenderci il fascicolo», ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. Quanto meno per il momento.

CI SONO I PRIMI INDAGATI Intanto ci sono i primi iscritti nel registro degli indagati da parte della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, ma il procuratore facente funzioni Michele Sirgiovanni mantiene il massimo riserbo sul numero e sull’identità degli indagati. I reati per i quali la Procura procede sono abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio. Nei giorni scorsi sono stati sentiti dai carabinieri il sindaco Franco Pagano, il comandante della polizia municipale ed il responsabile dell’ufficio tecnico.

NESCI SI RIVOLGE AD ALFANO «Lo Stato faccia subito chiarezza sull’atterraggio di un elicottero con due novelli sposi nella piazza principale di Nicotera, uno dei quali avrebbe rapporti di parentela con la famiglia Mancuso, potente cosca di ‘ndrangheta». È quanto afferma, in una nota, la deputata M5s Dalila Nesci. «L’episodio – prosegue Nesci – è gravissimo e per quanto ricostruito lascia ipotizzare complicità dell’amministrazione comunale, che dovrà fornire tutte le spiegazioni del caso alla Procura di Vibo Valentia. Presenterò immediatamente un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Interno e dei Trasporti, perché questa vicenda potrebbe rivelare molto più di quanto si possa immaginare, in merito alla gestione dei poteri pubblici nel territorio vibonese. Oltretutto se fossero accertate irregolarità in virtù di parentele con l’organizzazione criminale, nell’immaginario collettivo passerebbe un messaggio inaccettabile, cioè che l’amministrazione pubblica permette ogni sfizio a soggetti comunque riconducibili al potere dell’antistato». «La provincia di Vibo Valentia – conclude Nesci – ha bisogno di un controllo e di un’attenzione particolari dallo Stato, perché il dominio mafioso è forte, capillare e purtroppo esteso anche a diversi municipi, sciolti per infiltrazioni. Da tempo il Movimento 5 stelle ha portato in parlamento la questione vibonese, ma il governo si sta rivelando sordo, muto e cieco». La parlamentare, in particolare, chiede «di quali notizie disponga sull’episodio riassunto il ministro dell’Interno e se, in caso di coinvolgimento di uffici municipali e di soggetti imparentati con esponenti di organizzazioni criminali, non ritenga la sussistenza di elementi aggiuntivi ai fini dello scioglimento».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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