ISOLA CAPO RIZZUTO Un resort costruito nell’area di un sito archeologico. Accade in Calabria. A Isola Capo Rizzuto. La storia del villaggio turistico, realizzato in barba alle regole, è stata raccontata dall’archeologo Manlio Lilli sul sito de “Il Fatto quotidiano”. Inizialmente la realizzazione del resort non sembrava un abuso. Infatti, aveva ottenuto le autorizzazioni necessarie. Il Marine Park Village, il villaggio turistico il cui progetto prevede 79 bungalow su basi di cemento armato, con accesso al mare, su un’area di circa 75.000 mq da Torre Scifo verso località Alfiere. Inspiegabilmente sembrava tutto in regola, visto che l’area è piena di vincoli e restrizioni. Nel dicembre 2011 infatti il permesso a costruire rilasciato dal Comune di Crotone, nonostante il piano regolatore generale comunale all’articolo 73 del Capo 2 prevedeva in questa zona «l’esercizio dell’agriturismo […] come forma di offerta turistica».
Prima, nell’ottobre 2008, l’autorizzazione paesaggistica della Provincia di Crotone e poi nell’aprile 2009 il parere favorevole della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici di Cosenza, anche se in mancanza del nullaosta paesaggistico. Ma l’area ha anche una documentata rilevanza archeologica, «sia in mare sia sulla terraferma», scrive l’archeologa Margherita Corrado. Motivi per i quali la Soprintendenza dispone che «ogni operazione che comporti scavi di qualsiasi natura avvenga sotto l’alta sorveglianza di personale tecnico-scientifico specializzato». Circostanza che non si verifica quando i lavori partono nel 2013. Ma intanto la Procura di Crotone apre un fascicolo d’indagine. Nell’aprile 2014 l’intervento della Capitaneria di porto di Crotone, che procede al sequestro del cantiere a seguito dello sbancamento realizzato abusivamente per la discesa al mare del villaggio. Ma i lavori riprendono, nonostante le polemiche. Che continuano anche nel 2016. A gennaio il provvedimento di inibizione/sospensione dei lavori emesso dal soprintendente ad interim Salvatore Patamia, quindi, a maggio il pronunciamento a favore della proprietà da parte del Tar Calabria. A luglio, arriva una nuova ordinanza di sospensione dei lavori, e a settembre arriva la notizia che il gip del Tribunale di Crotone avrebbe ordinato il dissequestro dell’area. Adesso la parola definitiva spetta al Consiglio di Stato che dovrà decidere sulla violazione delle norme urbanistiche e della legge sulle aree protette, sulla parziale occupazione e la realizzazione di interventi non autorizzati su demanio e sulla fascia dei trenta metri.
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