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CALABRIA VERDE | Il bancomat Ue al servizio del direttore

CATANZARO Undici distretti per Calabria Verde: Malvito, Verbicaro, Acri, Santo Stefano di Rogliano, San Giovanni in Fiore, Crotone, Taverna, Serra San Bruno, Delianuova, Bovalino, Reggio Calabria. …

Pubblicato il: 21/09/2016 – 17:37
CALABRIA VERDE | Il bancomat Ue al servizio del direttore

CATANZARO Undici distretti per Calabria Verde: Malvito, Verbicaro, Acri, Santo Stefano di Rogliano, San Giovanni in Fiore, Crotone, Taverna, Serra San Bruno, Delianuova, Bovalino, Reggio Calabria. Cantieri aperti e una messe di dipendenti alta, molto, forse troppo. Una forza dalla capacità d’urto non indifferente, un bacino di uomini che le pubbliche amministrazioni hanno sempre cercato di accontentare e di tenere buona. Anche a costo di distrarre soldi dalla loro funzione vincolata e destinarli agli stipendi dei dipendenti. I finanzieri del comando provinciale di Catanzaro e i magistrati della Procura di Catanzaro hanno tratto le somme degli illeciti commessi dagli indagati, in particolare dall’ex direttore generale dell’ente in house della Regione, Paolo Furgiuele e dal suo braccio destro, Alfredo Allevato, dirigente del settore 3, ossia Forestazione, Antincendio boschivo e sorveglianza idraulica, per i quali il gip Giuseppe Perri ha disposto la misura cautelare in carcere.

I SOLDI PER PREVENIRE LE ESONDAZIONI Erano destinati ad azioni di rimozione del rischio esondazione, per esempio, i 55.088.357, 48 euro di fondi europei Fesr che secondo gli inquirenti sono stati sottratti alla loro funzione vincolata «per il pagamento in via stabile e continuativa degli stipendi ordinari degli operai forestali» alle dipendenze in servizio nei cantieri di Calabria Verde. I dirigenti avevano ottenuto l’erogazione di tali fondi sotto forma di anticipazioni sui fondi Por in base a delibere di giunta regionale. Il tutto avveniva in attuazione della misura 3.2.1.2 «concernente le azioni di rimozione del rischio esondazione corsi d’acqua attraverso interventi di ripristino della sezione idraulica e della funzionalità delle opere idrauliche in aree a rischio molto elevato (R4), o elevato (R3)». Il totale del finanziamento era di 70.626.099,34 euro dei quali 55 milioni erogati come anticipazione sui fondi Por. Ma il denaro non è mai andato ad arginare il rischio di esondazioni, quanto a pagare gli stipendi ordinari dei forestali.

PROGETTI IMPOSSIBILI DA REALIZZARE In particolare Furgiuele, a settembre 2015, «stipulava un accordo di programma con il dipartimento regionale Infrastrutture e Lavori pubblici con il quale venivano fissati i criteri di attuazione degli interventi finanziati con i fondi europei Por Calabria 2007/2013, da eseguire entro il 31 dicembre 2015. Dal canto suo Allevato predisponeva 115 progetti definitivi «apparentemente rispondenti ai requisiti imposti dal vincolo funzionale di utilizzazione dei fondi europei, di sviluppo regionale, in realtà, impossibili di fatto da realizzare – scrive il gip – tanto più che nessuno si attagliava alle specificità morfologiche delle aree di cantiere interessate agli interventi programmati».
Secondo l’analisi degli investigatori tutti i progetti erano identici l’uno all’altro; gli interventi erano tutti concentrati in aree in cui già esistevano i cantieri di Calabria Verde; i progetti da eseguire e le ordinarie attività aziendali erano perfettamente sovrapponibili; i lavori denotavano una tempistica così serrata da rivelarsi inadeguata una loro attuazione entro il 31 dicembre 2015. Con la delibera 198 approvava i progetti proposti da Allevato. A questo punto aveva inizio una “navette” di note e delibere che permetteva di ottenere gli accrediti adoperati per il pagamento degli stipendi degli operai, tredicesime comprese.
Stesso modus operandi sarebbe stato adottato per “distrarre” 24 milioni di euro sottraendoli agli interventi di mitigazione del rischio frane.

LE MINACCE AI DIRETTORI DEI LAVORI Alfredo Allevato è inoltre accusato di violenza e minaccia a pubblico ufficiale per avere usato minaccia nei confronti di tutti i direttori dei lavori alle sue dipendenze costringendoli a commettere atti contrari ai loro doveri d’ufficio, per esempio chiedendo di consegnare lo stato di avanzamento dei lavori fino alla fine del 2015, sebbene non avesse mai consegnato loro i relativi progetti. Il monito era che in caso di rifiuto la loro inerzia avrebbe causato il mancato pagamento degli stipendi e prodotto il rischio di contestazioni disciplinari. Una minaccia alla quale nessuno sarebbe voluto andare incontro.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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