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La storia di Angelo, accolto nel borgo ripopolato dai migranti

«È qui che date una mano ai migranti? Io sono italiano, ma non è mi è rimasto niente. C’è posto per me?». Così è cominciata la storia di Angelo, rimasto senza lavoro né casa e arrivato, dopo due gi…

Pubblicato il: 23/09/2016 – 10:58
La storia di Angelo, accolto nel borgo ripopolato dai migranti

«È qui che date una mano ai migranti? Io sono italiano, ma non è mi è rimasto niente. C’è posto per me?». Così è cominciata la storia di Angelo, rimasto senza lavoro né casa e arrivato, dopo due giorni di viaggio in treno e una lunga camminata, da Torino a Camini, paesino situato sulla costa jonica calabrese. A convincerlo ad attraversare il Paese senza nemmeno un euro in tasca è stata la storia – pubblicata in agosto da La Stampa – del borgo ripopolato dai migranti. E oggi è lo stesso quotidiano torinese a raccontare il lieto fine della sua storia.
Come Riace e diversi altri comuni della Locride, anche Camini partecipa allo Sprar, il Sistema di protezione asilo e rifugiati gestito dal ministero dell’Interno. Poco più di duecento abitanti, più 89 migranti arrivati da Siria, Iraq, Nigeria, Mali, e quaranta bambini siriani scappati dalla guerra con le loro famiglie. «Mentre i più grandi – scrive La Stampa – si preparano a frequentare la scuola elementare, Angelo Olivella, 58 anni, siciliano, corre su e giù per le stradine strette e assolate e dà una mano dove può. Ha sempre lavorato come idraulico, e lo scorso agosto ha lasciato Licata, la sua città d’origine, per tornare a Torino, dove ha vissuto molti anni. Un amico gli aveva promesso un lavoro, ma pochi giorni dopo il suo arrivo si è trovato senza nemmeno un posto dove dormire. Così ha portato con sé la pagina di giornale capitatagli tra le mani per caso, ha deciso di tentare».
Così dal parroco al sindaco, fino a chi si occupa del progetto Sprar, nessuno si è tirato indietro. «Qui sto bene – spiega Angelo alla cronista Nadia Ferrigo – ho incontrato delle persone buone e sincere, come piacciono a me. Posso dare una mano con dei lavoretti, insieme agli altri ragazzi. Qualcuno parla già italiano, ma un modo per capirsi si trova. Non smetterò mai di ringraziare i miei nuovi amici».
Un pasto e un tetto gli sono stati offerti subito, e anche se trovare lavoro è molto difficile ora Angelo ha una stanza in un Airbnb della zona, e per sdebitarsi con il proprietario l’ha sistemata da sé, con una nuova mano di vernice. Per le spese personali i responsabili del progetto Sprar gli danno ogni settimana una piccola somma, gli stessi pocket money che usano i migranti e che si possono spendere solo nei negozi del paese. «In questi giorni le famiglie e i ragazzi ospitati a Camini hanno raccolto mille euro per il terremoto del Centro Italia – racconta Rosario Zurzolo, che con la moglie Giusy gestisce il progetto di accoglienza diffusa –. Le famiglie siriane hanno donato 50, 60 euro, un quarto di quel che ricevono ogni mese per tutte le loro esigenze. Nessuno pensa a se stesso, tutti vogliono aiutare i parenti che devono sopravvivere a guerre e fame. All’inizio non li volevo nemmeno accettare, ma poi ho capito: per loro era importante aiutare il Paese che li ha accolti».

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