Magorno: presto scossoni nella sanità

LAMEZIA TERME A un certo punto Ernesto Magorno abbandona i toni della diplomazia: «Dalle notizie in mio possesso posso dirvi che le cose nella sanità potrebbero presto cambiare». In sala ad ascoltarlo, a Lamezia Terme, ci sono i consiglieri regionali del Pd e quelli di Dp (due gruppi distinti, almeno per il momento) assieme ai componenti della segreteria regionale del partito. Doveva il primo punto di contatto tra il nuovo organismo politico che guida i dem e i rappresentanti che siedono a Palazzo Campanella. Si è trasformata nell’occasione giusta per fare l’annuncio che in tanti – soprattutto i fedelissimi del governatore Mario Oliverio – si aspettavano da tempo. Sarà il referendum che si avvicina, ma oggi più che mai la crociata anti-commissari fa ritrovare assieme renziani e chi col premier-segretario non ha mai avuto particolare sintonia. Magorno va allo scontro frontale sulla sanità (i suoi detrattori, visti i precedenti, sperano in un esito positivo del pronostico sul licenziamento dei commissari) consapevole del fatto che la battaglia referendaria si può cercare di vincerla solo se tutto il Pd rema nella stessa direzione. E così, per un giorno, non ci sono musi lunghi dopo la relazione del segretario. Ci prova Sebi Romeo a rendere più elettrizzante il clima quando più volte invoca «un cambio di passo». Ma qui, sul punto specifico, le interpretazioni si sprecano. I più maliziosi indicano in questo passaggio del capogruppo dem la volontà di sottolineare una presa di distanza dall’azione della giunta regionale. I pontieri, invece, assicurano che si sia trattato solo di un generico invito a dare di più rivolto tanto nei confronti dell’esecutivo quanto di quello del partito.
La sanità, ma non solo. All’orizzonte ci sono le amministrative che verranno. Catanzaro è la sfida madre, l’ultimo avamposto per dimostrare che il Pd non è un partito con l’encefalogramma piatto. Sebastiano Barbanti, deputato eletto con il Movimento 5 Stelle ma passato da mesi tra i dem, un sasso nello stagno ha voluto lanciarlo: «Se il partito lavorerà per un accordo nel capoluogo con Ncd e Ala, non esiterò a sparare ad alzo zero». Non è una sortita solitaria, la sua. Tant’è che a ruota interviene Enzo Ciconte: «Sono d’accordo con questa impostazione». E poi ancora altri esponenti della segreteria come Giulia Veltri. È un fuoco di fila inedito ma efficace. Tant’è che nessuno osa forzare la mano. La ferita di Cosenza, dove il Pd ha giocato l’azzardo di un’alleanza con i verdiniani, ancora sanguina e Magorno tutto vuole in questo momento tranne che lavorare a nuove Caporetto.
C’è il referendum nei pensieri del segretario e dello stato maggiore del partito. Riflette un big renziano: «Se dovessimo perdere la battaglia sulla riforma costituzionale, il Pd non esisterebbe più. E un’intera classe dirigente verrebbe annientata». Nonostante l’ottimismo ostentato in pubblico, in casa dem lo spettro di un flop elettorale fa davvero paura.

CICONTE: DIALOGO CON TUTTE LE FORZE SANE «In merito alle prossime elezioni amministrative che si svolgeranno nella città di Catanzaro – afferma in una nota il consigliere regionale Enzo Ciconte – da parte mia non vi è mai stata l’intenzione di porre limiti all’azione del Partito nel precludere qualsivoglia tipo di accordo con alcuna forza politica, sia al Comune che alla Provincia. A mio avviso, invece, credo che per vincere le prossime elezioni a Catanzaro sia necessario percorrere la strada del dialogo con tutte le forze sane che operano nella città al fine di dotare Catanzaro di una amministrazione degna del capoluogo di Regione».

an. ri.