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Salone del Gusto, Mattarella visita lo stand della Regione

TORINO Sono stati i legumi ad aprire la prima giornata di Profondo Food alla XXesima edizione del Salone del Gusto di Torino. Ieri si è così dato il via a una cinque giorni dedicata alla cultura de…

Pubblicato il: 23/09/2016 – 9:58
Salone del Gusto, Mattarella visita lo stand della Regione

TORINO Sono stati i legumi ad aprire la prima giornata di Profondo Food alla XXesima edizione del Salone del Gusto di Torino. Ieri si è così dato il via a una cinque giorni dedicata alla cultura dell’ambiente ed alla tutela del territorio calabrese – è scritto in un comunicato diffuso dall’Ufficio Stampa della Giunta -, attraverso la valorizzazione dei propri prodotti e delle proprie tradizioni. Chef d’eccezione Delfino Maruca. Prima che buono, giusto e pulito è stato invece lo slogan del primo workshop a cura dell’Autorità di Gestione PSR Calabria 2014-2020. Presenti la dirigente del settore “Qualità e Promozione delle produzioni agricole e delle attività agrituristiche, Agricoltura sociale” del Dipartimento Agricoltura Alessandra Celi, Raffaella Conci di Cooperative Terre Joniche e Elisabetta Grande di Aiab Calabria.
«Nella passata programmazione – ha dichiarato Alessandra Celi – abbiamo investito oltre cento milioni di euro sul biologico. Con la programmazione 2014/2020 dei fondi comunitari in Agricoltura la consapevolezza dell’importanza delle pratiche bio in Calabria è cresciuta notevolmente. E non si tratta solo di un fattore economico, ma soprattutto di un nuovo
senso di responsabilità nei confronti dei nostri territori, del patrimonio di biodiversità della nostra regione, dell’ambiente e anche della nostra salute. Il Psr, Programma di Sviluppo Rurale della Calabria 2014//2020, infatti, ha stanziato 240 milioni euro a sostegno del bio. Il biologico è uno stile di vita, una filosofia, è salvaguardia dell’ambiente. La Regione ha intensificato i controlli per verificare che le metodologie e le strumentazioni siano conformi alla legge, e sostiene anche l’agricoltura sociale – ha aggiunto Celi – la diversificazione in attività non agricole, al fine di rivitalizzare le aree rurali, ma anche per realizzare forme alternative ed innovative di mercato, e per inserire a livello sociale e lavorativo soggetti svantaggiati. Un modo anche per promuovere le pari opportunità e per contribuire alla creazione ed allo sviluppo dei servizi di base nelle aree rurali e nelle aree interne e per supportare i servizi socio sanitari. Non da ultimo, con il PSR puntiamo a
sostenere l’aggregazione: solo facendo rete tra loro, i produttori diventano competitivi sui mercati nazionali ed internazionali».
«Perché oggi fare biologico è una scelta di vita per noi e per i nostri territori – ha dichiarato Elisabetta Grande –. Fare bio in Calabria è poi quasi naturale, soprattutto per chi vive nell’entroterra, viene istintivo. Sapere che siamo nella giusta direzione perché vuol dire non solo buono, ma rispetto dell’ambiente e tutela dei lavoratori, per conservare il territorio per le generazioni successive».
Restituire dignità alla terra, fare impresa su un territorio confiscato vuol dire dare delle opportunità di lavoro all’insegna della legalità in quei territori che in passato sono stati usati dalla criminalità. E’ la storia di Raffaella Conci di Terre Joniche.
Profondo Food è arrivato poi in Africa, con l’incontro “Fare orti nel deserto del Sahel. Sfamare l’Africa è possibile”, con Francesco Mele consigliere nazionale di Slow Food, Babacar Sarr Slow Food Louga-Namerel, Senegal e Simona Guida, responsabile policy Ong CISV. Cibo ma anche musica, Africa e liquirizia. La Calabria al centro del Mediterraneo. Spettacolo di musiche tradizionali provenienti da tutto il mondo e degustazione di liquirizia calabrese. I racconti dal territorio, gli aneddoti divertenti, ma anche tante abitudini dal sapore antico. A dargli voce il cantastorie Peppe Voltarelli che ha affascinato con la sua chitarra i tanti spettatori.
Silvio Greco, Docente Università Scienze Gastronomiche di Pollenzo, insieme a Raffaele Denami del Dipartimento Agricoltura Regione Calabria, Gaetano Mercatante, presidente di Aprocal e il produttore Gabriele Crudo, hanno presentato il pecorino del Monte Poro. Un formaggio di pecora lavorato a latte crudo, prodotto nel rispetto del bene animale, che non viene forzato per le quantità, e che si contraddistingue nel sapore anche grazie all’alimentazione libera e naturale delle pecore stesse. La lavorazione a crudo permette al formaggio di mantenere tutte le sue proprietà e i suoi profumi. Ottimo l’abbinamento al miele di castagno e al miele di acacia in base alla stagionatura. A chiudere la serata il cuoco Delfino Maruca che ha cucinato le castagne di Serrastretta.

LA VISITA DI MATTARELLA La seconda giornata dello stand calabrese, invece, si è aperta con il saluto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il presidente Mattarella, accompagnato dal fondatore di Slow food Carlo Petrini, dal Ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina, dal sindaco di Torino Chiara Appendino  e dal presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, ha incontrato la rappresentanza calabrese di Slow food e il suo presidente, Nicola Fiorita. Mattarella ha espresso parole di attenzione e apprezzamento per quelle “buone pratiche” che si sviluppano in Calabria e nel resto del Sud Italia e ha incontrato il cuoco Filippo Cogliandro, dell’associazione Libera.
«Sono venuto a salutare la Calabria – ha affermato il presidente Mattarella – perché da questa terra stanno partendo delle esperienze molto importanti ed interessanti». Il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ha ringraziato il capo dello Stato per aver visitato lo spazio della Calabria e per le parole di apprezzamento espresse nei confronti della nostra regione.
Al presidente della Repubblica, Slow food Calabria ha offerto il pane jermano di Canolo. Un prodotto che rappresenta l’essenza della produttività femminile calabrese. Canolo è un paesino di 800 abitanti tra mare e monti in provincia di Reggio Calabria. Qui nasce il pane jermano, nome dialettale che indica la segale, che per la sua storia, il suo gusto intenso e la preparazione a km 0 è considerato un’eccellenza della gastronomia italiana. Il pane jermano racconta la storia di antichi mestieri, ma anche quella del futuro delle donne di Canolo che lo producono. Mogli, figlie, sorelle ma, soprattutto, imprenditrici che ogni giorno dedicano la propria vita a rilanciare l’economia della loro amata regione. Ce la mettono tutta per promuove l’immagine dei prodotti e del territorio, non solo dal punto di vista gastronomico, ma anche e soprattutto, culturale e antropologico. Alcune di loro hanno aperto delle attività, altre lavorano in casa; poi ci sono le ragazze, che prima di andare a scuola, aiutano in famiglia. Hanno tutte il sorriso sulle labbra di quella stanchezza che fa sentire bene, hanno deciso di ripercorrere le antiche tradizioni culinarie, trattando i prodotti con i metodi di una volta e senza trasformazione alcuna rendendoli così unici nel loro genere. Le donne di Canolo sono l’immagine di una Calabria nuova, positiva, capace di ascoltare e, allo stesso tempo, di proporre soluzioni e progetti. 

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