REGGIO CALABRIA Un parcheggio per amici, parenti, fidanzati e raccomandati, andati a ingolfare una società per anni incapace di curare la raccolta differenziata se non in percentuali ridicole. È questa la fotografia della Fata Morgana che emerge dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Aiello, oggi depositate agli atti del procedimento Mammasantissima. Ex responsabile operativo della Fata Morgana, Aiello era espressione del socio privato, ma in realtà vero e proprio perno dell’organizzazione aziendale.
IL PRESIDENTE C’era anche un presidente, Domenico Logoteta «espressione del pubblico», ma nonostante dovesse rappresentare «gli interessi di diciotto Comuni, nella realtà rappresentava prima gli interessi suoi e poi quelli dei diciotto Comuni». Anzi, aggiunge Aiello, Logoteta «sapeva tutto e se ne fotteva … a lui basta che quando c’erano le elezioni gli uscivano 500 (cinquecento) voti era a posto», e in più era fonte di pressioni e problemi. Motivo? Le assunzioni, trasformate per lungo in un dazio da pagare tanto alla ‘ndrangheta come ai politici, che per il Ros «sono da considerarsi una promanazione dei primi».
L’OMBRA DI CARIDI L’elenco di chi si sarebbe messo in fila per chiedere o pretendere un’assunzione o un trasferimento è lungo, così come tanti sono i politici più o meno importanti che hanno tentato di far pesare le proprie segnalazioni. Ma Fata Morgana – spiega Aiello – era soprattutto territorio di caccia di Caridi. «Lui – sottolinea il collaboratore – andava in fervore per i periodi pre-elettorali e voleva le assunzioni. Ma assunzioni, parliamo di decine di assunzioni, non è che ne voleva una». Fra i segnalati di Caridi che il collaboratore ricorda ci sono Antonino Cardia, Agostino Esposito, Orazio Giordano, Domenico Pellicanò, Antonino Sorgonà, Maurizio Crucitti. Ma l’elenco, spiega, potrebbe essere più lungo.
PAGA LA FALLARA Quando Aiello faceva resistenza, mostrando conti in rosso e casse vuote «lui – spiega l’ex direttore operativo – per sbloccare le assunzioni, favoriva l’impasse, per cui io non potevo fare i pagamenti. Ed effettivamente quando il Comune di Reggio pagava erano 7-800.000,00 (sette/ottocentomila) euro di pagamenti in una volta si poteva anche anche assumere qualcuno per un periodo, per un paio di mesi». La conferma – ulteriore – di una gestione quanto meno personalistica dei bilanci comunali, in passato già fotografata dal processo Fallara, ma che non completa il quadro.
FAVORI Per Caridi, i pagamenti strappati alla Fallara – racconta Aiello – erano «favori» in cambio dei quali pretendeva «somme di denaro che io stesso in più occasioni gli ho personalmente consegnato … io personalmente gli ho consegnati una volta fisicamente e qualche … qualche altra volta tramite i suoi collaboratori», altre volte «pretendeva di far assumere in azienda persone da lui indicate e di far concludere contratti con società cooperative da lui indicate». E non era il solo, «anche l’allora sindaco Scopelliti ci imponeva delle assunzioni, anche se lui si relazionava preferibilmente con Logoteta. Caridi diceva che la politica costa».
LAVORO A BORDO URNE Soprattutto in periodo elettorale, racconta il pentito, Logoteta riservava «la maggior parte dei posti che riuscivamo a tirar fuori per sé e per Forza Italia» mentre «gli altri li divideva fra il sindaco di Reggio Calabria» e «Vilasi di cui era il capo-gabinetto». Una spartizione corretta a detta di Logoteta perché – ricorda Aiello – il Comune di Reggio Calabria «il maggior azionista della società». Lo schema era sempre lo stesso, afferma il pentito, «Caridi parlava direttamente con me, mentre il Sindaco parlava direttamente con Logoteta», anche perché «il presidente lo aveva nominato lui anche se erano di partiti diversi».
AL MERCATO DELLE ASSUNZIONI Insieme a loro, erano in tanti a sollecitare o pretendere assunzioni. Per non dimenticare nessuno, Aiello compila un vero e proprio schemino, da cui spuntano i nomi di Giuseppe Scopelliti, l’onorevole Tripodi e l’ex assessore provinciale, oggi in Regione, Alessandro Niccolò, tutti pronti – dice il collaboratore – a far valere i propri desiderata per garantire un’assunzione a Cosimo Orsa, Giuseppe Candido, Rocco Caridi e Paolo Sartiano.
DA INZITARI ALL’EUROPARLAMENTARE Secondo Aiello, a reclamare un’assunzione sarebbe stato anche l’ex consigliere provinciale Pasquale Inzitari, politico e imprenditore colluso con i clan, per questo da anni in carcere, che avrebbe spinto per far entrare Giuseppe Gattuso. Ma sull’ex responsabile operativo sarebbero arrivate pressioni anche da Vibo, dove aveva la sua base elettorale Domenico Basile, poi anche deputato ed europarlamentare, che negli anni da assessore regionale con delega all’Ambiente, avrebbe chiesto l’assunzione di Antonio Cosimo Fagà.
COSTA TIRRENICA Ma stando a quanto racconta, su Aiello sarebbero arrivate richieste e pressioni da quasi tutti i Comuni soci dell’azienda. Da Villa San Giovanni – dice il pentito – si sarebbero fatti sentire per strappare un’assunzione, l’allora assessore e consigliere comunale di Villa San Giovanni, Umberto Tarantino, che in azienda ha collocato due dei propri protetti, Antonio Barilà e Angelo Mautone, e l’ex sindaco Rocco Cassone, che ha fatto assumere Curtoneo Rocco. Menzione a parte merita l’intervento dell’ex consigliere comunale ed ex sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle, che – afferma Aiello – si sarebbe speso per far assumere in Fata Morgana il cugino, Vincenzo La Valle. A Scilla invece, sarebbe stato Gaetano Ciccone a far pressioni per far assumere due persone, Rocco Fontana e il nipote Domenico Ciccone, mentre un’altra assunzione l’avrebbe rivendicata l’ex assessore Mollica del medesimo Comune per Antonio Salvaguardi.
PICCOLI COMUNI, GRANDI RICHIESTE Il primo cittadino di Motta San Giovanni, Giovanni Verduci – aggiunge il collaboratore – si sarebbe impegnato per far assumere il cognato, Giuseppe Gide, mentre Andrea Catalano si sarebbe fatto avanti grazie all’intervento del responsabile dell’ufficio tecnico del Comune del Comune di San Roberto, oggi deceduto. Per intercessione dell’ex sindaco di Campo Calabro Antonio Scopelliti, sarebbe entrato in Fata Morgana Antonio Garofalo, mentre l’ex primo cittadino del Comune di Cardeto, Saverio Fortugno avrebbe spinto per far entrare Antonio Rossi, e il suo vicesindaco, di cui il collaboratore non ricorda il nome si sarebbe speso per Giuseppe Modafferi. Francesco Gattuso e Rocco Cassone – ricorda Aiello – sarebbero entrati in Fata Morgana grazie alla segnalazione dell’allora vicesindaco di Fiumara, Vincenzo Bellè, mentre da Santo Stefano sono arrivate pressioni per assumere Beniamino Siclari.
PRESSIONI AZIENDALI Anche consiglieri e dirigenti della Fata Morgana avrebbero preteso la propria quota di assunzioni. Secondo quanto messo a verbale dal collaboratore, il consigliere di amministrazione Domenico Mallace ha spinto perché entrassero Alessandra Sergi e Emanuele Del Zaino, poi mandato via – dice il collaboratore – per assumere «un altro che è un ingegnere che lavora all’Afor, un ingegnere alto, non ricordo il nome. Però tutti agivano per conto di Caridi». L’ex presidente Cesare De Leo avrebbe invece chiesto e ottenuto l’assunzione di Cosimo Loiero, mentre Gerardo Niutta sarebbe entrato grazie all’ex presidente dell’Eco.Cesare.
SINDACALISTI, CONSULENTI E FORNITORI Anche professionisti, consulenti e fornitori avrebbero preteso la propria parte. Saverio Pennestrì sarebbe entrato su segnalazione del consulente del lavoro della società, Scordo, mentre uno dei fornitori, Roberto Lucibello, avrebbe chiesto e ottenuto l’assunzione di Giuseppe Praticò. Il segretario della Uilt, Antonio Barillà per Aiello ha invece segnalato Maria Rosa Calabretta, anche lei poi assunta in azien
da, mentre a Maria Rosa De Marco e Emilia De Nisi è bastato essere rispettivamente fidanzata e parente di due dipendenti che godevano della fiducia di Aiello. Alcuni hanno lavorato per anni in azienda, altri per pochi mesi, ma identica è stata la spinta che li ha portati dentro. Per i soci pubblici e privati, altro non era che un tesoro da spartire, una mangiatoia a cui attingere e in questo modo l’hanno spolpata, mentre i conti viravano al rosso e Fata Morgana affogava nella sua inefficienza.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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