CATANZARO Il Tar di Catanzaro ha rinviato, com’era facile prevedere, l’udienza di merito sui ricorsi effettuati da alcuni comuni calabresi contro il decreto 30, attraverso il quale i commissari al Piano di rientro sanitario, avevano riorganizzato la rete ospedaliera regionale. Il decreto 30, infatti, emanato a marzo, aveva fatto insorgere gli enti locali e regionali per le gravose conseguenze che avrebbe avuto sull’assistenza sanitaria calabrese. Dopo eclatanti proclami di sdegno da parte della Regione, però, solo un manipolo di Comuni diede concretezza alle proteste ricorrendo al Tribunale amministrativo regionale per impugnare il provvedimento commissariale ed evitare – questa la valutazione di fondo degli amministratori – che i già precari servizi sanitari dei propri territori venissero definitivamente depauperati. Tra questi si rivolsero al Tar i comuni di Tropea (sciolto per mafia, insieme ad altri Comuni, lo scorso 10 agosto), Vibo Valentia, Corigliano (paese natale del consulente del governatore in materie sanitarie Franco Pacenza), Cetraro (paese Natale del consigliere regionale Giuseppe Aieta, ove si rischia l’evanescenza del pronto soccorso per l’intera litoranea), Acri, Mormanno e lo stesso San Giovanni in Fiore, paese natale del governatore Mario Oliverio. La Regione, invece, a distanza di qualche settimana (il 4 luglio), presentò un ricorso al Presidente della Repubblica.
LA NUOVA RETE OSPEDALIERA A luglio la struttura commissariale ha approvato due decreti, uno dei quali ridisegna la rete ospedaliera, modificando in alcuni punti il decreto 30 per rispondere alle richieste del tavolo ministeriale “Adduce”. La nuova rete ospedaliera ricalcola alcuni parametri per allinearsi ai dettami del decreto ministeriale 70 del 2015.
MOTIVI AGGIUNTIVI A questo punto il Tribunale amministrativo regionale ha rinviato l’udienza per dare modo ai ricorrenti di impugnare il nuovo decreto 64, e depositare i motivi aggiuntivi sulle modifiche introdotte. Modifiche che, però, ad alcuni sono andate anche bene, tanto che il Comune di Vibo Valentia e il comitato cittadino di Tropea hanno dichiarato la sopravvenuta carenza di interesse a proseguire nel ricorso poiché il nuovo decreto recepisce le proposte effettuate dalle Asp.
CALABRIA DIVISA SULLA SANITÀ Nuovamente la Calabria si trova divisa sul fronte dei servizi sanitari. Era accaduto già sul fronte dei ricorsi: solo un limitato numero di Comuni aveva deciso di rivolgersi al Tar. La Regione aveva fatto scadere i 60 giorni previsti per impugnare il Dca per abbracciasse gli interessi dei servizi sanitari dell’intera Calabria. La soluzione salvagente è stata quella di aderire all’impugnazione promossa dalle amministrazioni locali, alcune delle quali, come Corigliano, Acri, San Giovanni in Fiore Cetraro e Mormanno (rappresentate dagli avvocati Ettore e Federico Jorio), hanno chiesto all’annullamento di tutto il decreto. Allo stesso tempo ci sono Comuni del reggino e della provincia di Catanzaro che non sono passati per le vie legali: avrebbero corso il pericolo, per la propria inerzia e per quella della Regione, di non vedere tutelati i propri diritti. Il pianeta sanità in Calabria è un arcipelago alla deriva. Tenerlo insieme è un’impresa ardua e costosa che passa sulla pelle dei cittadini.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
x
x