Incontrerò il movimento giovanile dell’Unione di Centro di tutta Italia, farò tappa in ogni città dove sarò chiamato, con i giovani e per i giovani, cercherò di sensibilizzare il No al referendum costituzionale del 4 Dicembre 2016. È un tema che riguarda la democrazia, rappresentanza e riequilibrio dei poteri, inoltre come da insegnamento degli scritti di don Luigi Sturzo, questa riforma piega il regionalismo accentrando un’enorme numero di poteri incontrastati ed incontrastabili del futuro Stato centrale voluto dal premier Matteo Renzi. Nel merito, voglio dare qualche esempio, per confermare la nostra idea, che rispecchia quella del segretario nazionale Lorenzo Cesa e della Direzione nazionale del mio partito, sul No al quesito referendario. Comincio col dire che il bicameralismo, qualora ce ne fosse bisogno, non verrà superato, ricordando inoltre che la modifica costituzionale sul pareggio di bilancio è stata fatta in meno di 3 mesi.
La ragioneria dello Stato, con un documento controfirmato dal ministro Boschi dimostra solo 50 milioni di costi ricavati. Limitata la partecipazione popolare alla vita politica del Paese, per richiedere referendum abrogativi le firme richieste aumentano da 500mila a 800mila, e per le firme richiedenti leggi di iniziativa popolare, questo testo, triplica le firma, da 50mila a ben 150mila. Inoltre una legge elettorale pasticciata, quasi bolscevica, un ballottaggio che metterebbe da un lato i guelfi e da un lato i ghibellini, mentre proprio a pochi giorni dal centenario di nascita, dello statista democristiano Aldo Moro, è viva ancora nel ricordo la sua perseveranza di confronto e di dialogo anche tra partiti politici diversi, per il raggiungimento del benessere sociale, etico e morale dello Stato. A riguardo delle leggi in Parlamento, un progetto politico autoritario, perché i disegni di legge governativi avranno una corsia preferenziale, con data certa, che invece non troveremmo per le leggi di iniziativa parlamentare. Infine, ma non per ultimo, un decentramento assordante che ci porta indietro rispetto al decentramento ed alle battaglie democratiche cristiane di forte interesse governativo territoriale. Concludo con il monito che, a quel tempo, ci fece la Democrazia Cristiana, in vista di argomenti riguardanti qualche miglioramento in Costituzione, per garantire la più ampia democrazia, i banchi del Parlamento erano vuoti, per dare pieni poteri al Parlamento, delegato tramite una legge elettorale proporzionale e con il voto di preferenza, dal popolo italiano. Invece, in questo caso i banchi del Governo, dettavano linee con colpi di fiducia abominevoli per il ruolo del Parlamento Italiano, anche se non incentrata nel referendum, sul perverso DL Cirinnà. Dopo questi brevi passaggi, resto a disposizone del mio partito e delle sezioni giovanili per incontrare quanti più vorranno dibattere sul referendum costituzionale, avviando un tour che mi renderà amichevole e umile ospite nelle loro sedi.
*Coordinatore nazionale dei giovani Udc
x
x