CATANZARO “Allo sbando” e “caos” sono le parole più usate, in questi giorni, per descrivere il Comune di Catanzaro e la sua guida politica. Già all’indomani della riunione di Consiglio saltata per assenza della maggioranza di centrodestra, era seguita una conferenza stampa al vetriolo da parte dell’opposizione che sottolineava come l’amministrazione Abramo fosse implosa sotto il peso dei giochi politici alla vigilia delle elezioni provinciali. Sullo sfondo, le nomine per la guida municipalizzate e soprattutto le elezioni comunali previste tra circa 8 mesi.
Che si trattasse di un problema politico in seno alla maggioranza a sostegno del sindaco Abramo, quindi, sembravano esserci pochi dubbi, sebbene il presidente del consiglio comunale Ivan Cardamone avesse provato a minimizzare.
Ma giovedì, nel corso della riunione urgente del consiglio per discutere di temi delicati quali i rilievi della Corte dei Conti al Comune e la concessione del piano terra del complesso del San Giovanni all’Università “Magna Graecia”, il malcontento è esploso pubblicamente.
La cronaca la affidiamo alle parole diramate dall’ufficio stampa di Palazzo de Nobili con questo comunicato stampa: «È saltata, per sopraggiunta mancanza del numero legale, la sessione in prima convocazione del consiglio comunale. In avvio di seduta hanno risposto all’appello della segretaria generale, Vincenzina Sica, diciassette consiglieri. Nel corso delle verifiche propedeutiche all’inizio dei lavori, sono entrati in aula altri nove consiglieri, raggiungendo, così, il numero di ventisei presenti. Prima di dare inizio alla discussione dell’ordine del giorno, il presidente Ivan Cardamone ha chiesto l’inversione dei punti uno e due chiedendo di trattare per prima la concessione d’uso del Complesso monumentale del San Giovanni all’università Magna Graecia, e spostando al secondo punto l’esame degli interventi adottati dall’Ente in riferimento alla delibera nr. 64/2016 della Corte dei Conti, in attesa dell’arrivo dell’assessore Filippo Mancuso relatore delle determinazioni.
A questo punto ha chiesto di intervenire il consigliere Carlo Nisticò per sottolineare che avrebbe abbandonato l’aula in quanto la sua richiesta di un incontro fra i gruppi di maggioranza, propedeutico alla riunione del Consiglio, non ha avuto seguito. Questa posizione è stata condivisa anche dal consigliere Eugenio Riccio. Sulla proposta di inversione dell’ordine del giorno ha preso la parola il consigliere Roberto Guerriero. Subito dopo il consigliere Domenico Tallini ha chiesto la verifica del numero legale: all’appello hanno risposto quindici consiglieri. Il presidente Cardamone ha dichiarato, quindi, sciolta la seduta per mancanza di numero legale».
Il consigliere comunale Carlo Nisticò certifica quindi che c’è un problema politico perché il sindaco non ha risposto alla richiesta di un confronto interno alla maggioranza. A questo punto, sconfessato Cardamone, la partita politica è complessa perché se è vero che a breve si voterà per il rinnovo del consiglio provinciale e in questa partita il Comune di Catanzaro vorrà far pesare il suo voto, è altrettanto vero che proseguire ad amministrare essendo continuamente sotto scacco, per Abramo non sarà facile, anzi probabilmente sarà impossibile. Il gioco è sottile: il sindaco appare ostaggio della sua maggioranza, che gli ha lanciato due messaggi forti e chiari su chi comanda al Comune, che sono poi gli stessi volti a cui dovrà rivolgersi per ottenere una ricandidatura forte. Al contempo, Abramo non può sembrare debole e in balia dei mal di pancia della sua maggioranza per non arrivare alle elezioni sfiancato dalla battaglia politica e con pochissimo appeal elettorale tra i cittadini. Ma intanto che fare? Lasciare il timone adesso significherebbe non solo perdere ogni possibilità di gestire il Comune fino al giorno delle elezioni, ma anche perdere l’appoggio di Forza Italia quando le urne avranno il loro peso. Insomma, se fosse una partita ai scacchi, lo scacco al re, in questo momento, sembrerebbe “matto”.
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrirecal.it
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