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Teatro, il bando lo vince lo «staff» di Oliverio

LAMEZIA TERME In Calabria ci sono due teatranti molto bravi e fortunati. Talmente bravi e fortunati da sbaragliare la concorrenza di altri che, d’altro canto, possono contare su notevoli doti di pr…

Pubblicato il: 30/09/2016 – 22:04
Teatro, il bando lo vince lo «staff» di Oliverio

LAMEZIA TERME In Calabria ci sono due teatranti molto bravi e fortunati. Talmente bravi e fortunati da sbaragliare la concorrenza di altri che, d’altro canto, possono contare su notevoli doti di preveggenza. Potrebbe sembrare il canovaccio di un’operetta satirica da quattro soldi, invece è l’estrema sintesi di quanto sta accadendo in questi mesi nel teatro calabrese. Finora erano solo voci, frasi pronunciate a mezza bocca e magari bollate come le solite calunnie dettate dall’invidia e dalla rivalità tra “colleghi”. Ora invece il discorso cambia, perché mettendo in fila determinate circostanze si scopre che quelle voci sono suffragate da fatti concreti. Talmente concreti da spingere l’Autorità nazionale anticorruzione e quella giudiziaria ad aprire due distinti fascicoli che rischiano di mettere a dura prova la Cittadella regionale.
I due teatranti bravi e fortunati, che fanno parte – dicono loro stessi – del «gruppo di lavoro» del governatore Oliverio, hanno fatto man bassa dei finanziamenti regionali destinati ai circuiti teatrali. In un modo o nell’altro, direttamente o indirettamente, i due hanno un ruolo di primo piano in tutti e tre i progetti che sono risultati in cima alla graduatoria per l’assegnazione dei Circuiti teatrali regionali. Tre su tre, per un totale di 660mila euro. Il tutto esattamente come anticipatamente riportato in alcuni documenti inviati, prima che uscisse la graduatoria, a Raffaele Cantone e a Nicola Gratteri.

UNA QUESTIONE DI QUALITÀ Per capire bene la questione, che poi tanto complicata non è, bisogna fare un passo indietro di qualche mese. Già dal momento della pubblicazione, avvenuta ad aprile, l’avviso pubblico “Iniziative culturali 2016” aveva suscitato molti malumori. L’azione 1 prevista nel bando, per intenderci, è quella che ha suscitato le polemiche agostane sulla gestione dei finanziamenti per gli eventi culturali. Quella relativa al teatro è invece l’azione 2, riferita al finanziamento di tre Circuiti teatrali sull’intero territorio regionale e, secondo qualcuno, scritta su misura per favorire alcuni ed ostacolare altri. Un’eventualità, questa, che alcuni operatori del settore hanno messo nero su bianco in un esposto inviato a fine giugno all’Anac e su cui ora anche la Procura di Catanzaro ha aperto un fascicolo d’indagine.
Dal punto di vista tecnico, nell’esposto vengono contestate diverse disposizioni del bando ritenute anomale: tra i requisiti per partecipare, per esempio, non sarebbe stato previsto «alcun criterio qualitativo» né alcuna esperienza di «programmazione e circuitazione». Cosa ritenuta ancora più grave, poi, è che nel bando non venga nemmeno chiesto il curriculum del proponente né quello del direttore artistico. Alla faccia della meritocrazia. Non è stata prevista, infine, alcuna seduta pubblica per la verifica amministrativa e dell’integrità dei plichi, una cosa non di poco conto per chi è avvezzo a questo genere di procedure pubbliche.

TUTTO COME PREVISTO Secondo i firmatari dell’esposto il bando, penalizzando chi nell’ultimo anno ha avuto finanziamenti pubblici, avrebbe ridotto notevolmente la platea degli aventi diritto ledendo quindi la libera concorrenza. Potrebbe anche essere stata una scelta politica legittima, come a dire: aiutiamo le compagnie che finora sono rimaste a secco, soprattutto quelle piccole. Ma una scelta simile, eventualmente, doveva essere supportata dalla richiesta di competenze specifiche, e doveva anche sortire l’effetto di un’ampia partecipazione all’avviso pubblico.
Cosa che invece non si è verificata perché, alla fine, a partecipare al bando sono stati sette progetti, tre dei quali erano evidentemente bocciati in partenza perché già destinatari di finanziamenti pubblici. Dei quattro restanti – si fa notare nell’esposto di giugno – tre hanno la direzione artistica condivisa (premiata dal bando con 10 punti) a firma di Marco Silani e Dante De Rose, ovvero i due teatranti bravi e fortunati. In particolare, nell’Area Nord (Cosenza e provincia) quello del Teatro della Ginestra (compagnia diretta da De Rose) è stato l’unico progetto presentato. Dall’Area Centro (Catanzaro, Crotone e Vibo) sono invece arrivate tre proposte da altrettante compagnie: Teatro del Carro, Officine teatrali e Il Portacenere – compagnia che, stranamente, pur essendo del Cosentino propone un progetto “fuori territorio”. Anche nell’Area Sud (Reggio) ci hanno provato in tre: Compagnia Dracma, Centro Teatrale Meridionale e Officine Joniche delle Arti. «Con questo scenario – si legge nell’esposto inviato ad Anac e Procura – e sulla base degli accomodamenti del bando regionale le Compagnie vincitrici saranno Teatro della Ginestra per area Nord, Il Portacenere per area Centro, Officine Joniche per area Sud. Tutte con progetti facenti capo alla direzione artistica condivisa di Silani e De Rose». In sostanza, dunque, i due teatranti sarebbero riusciti a mettere il cappello sui tre progetti risultati poi vincitori: uno gestito direttamente da Teatro della Ginestra e gli altri due da piccole compagnie, che i firmatari dell’esposto definiscono esplicitamente «prestanome», che avrebbero indicato i due nella direzione artistica condivisa. E qui si concretizza il dono della preveggenza perché le cose, guardando alla graduatoria uscita ad agosto, sono andate esattamente come previsto nell’esposto.

GLI «AMICI» DEL PRESIDENTE Al di là della facile ironia, più che le doti divinatorie sono state alcune circostanze ben precise a indurre i firmatari dell’esposto a prevedere con esattezza ciò che sarebbe successo. Circostanze riassunte in un «antefatto» che rende il contenuto dell’esposto abbastanza grave, quantomeno dal punto di vista politico. Silani e De Rose – si legge nel documento su cui indagano Anac e Procura – sarebbero «amici personali» del governatore Oliverio «e della sua compagna e “musa ispiratrice”, la signora Adriana Toman», che è stata regista di spettacoli in cui ha recitato lo stesso Silani. I due sarebbero stati individuati dal presidente della Regione come «suoi referenti – si legge nell’esposto – per lo snellimento burocratico degli uffici regionali» per poi successivamente ricoprire «il ruolo di consiglieri per leggi e bandi in ambito teatrale». Di tale ruolo però non pare ci siano tracce in nessun atto pubblico. Solo congetture, dunque? Non sembrerebbe. Il trio Toman-Silani-De Rose, infatti, già dal 2015 avrebbe «organizzato e presenziato» a diversi incontri con gli operatori calabresi del teatro per cercare, almeno apparentemente, confronto e condivisione sulle scelte da operare nel settore, in particolare sulla revisione della “legge 3”.
A testimoniarlo ci sono alcune e-mail inviate a una lunga lista di teatranti calabresi. Tra le tante, due e-mail in particolare sono eloquenti. La prima, inviata il 2 gennaio scorso dall’indirizzo del Teatro della ginestra, è firmata testualmente «Per il gruppo di lavoro del presidente, Marco Silani». L’altra, datata 30 luglio 2016, arriva direttamente dall’indirizzo della compagna del governatore: «Vi invio la bozza della legge per il Teatro. Alla luce degli incontri che abbiamo fatto nei mesi scorsi cercando di raccogliere le esigenze di tutti ci sembra che possiamo dirci prossimi alla meta. A parte prevediamo un regolamento applicativo. Abbiamo ritenuto di non fare una legge già regolamentata perché se si dovesse fare qualche aggiustamento è più facile farlo con una delibera della Giunta Regionale anziché dover ripassare attraverso il Consiglio Regionale. Quindi intanto diamoci la legge. (…) Un saluto a tutti Adriana Toman». Il tenore della comunicazione, evidentemente, è quello di chi ha (o dice di avere) in mano le chiavi della macchina burocratica regionale. «Lo staff del governatore – si legge nelle carte inviate a Gra
tteri e Cantone – intercede e in alcuni casi si sovrappone» ai dirigenti del dipartimento Cultura. «Risultato finale, nessuno tra dirigenti e funzionari del dipartimento 10 da noi interpellati per chiarimenti – concludono i firmatari dell’esposto – pare abbia redatto il bando in oggetto o ne ha avuto conoscenza se non dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Chi ha stilato dunque il bando?». A rispondere a queste domande potrebbero essere Procura e Anac. Di certo, per ora, sappiamo chi il bando lo ha vinto.

Sergio Pelaia

s.pelaia@corrierecal.it

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