COSENZA L’ingresso nel Kinder Garden, il bagno nella piscina della riabilitazione e poi il momento concitato dei soccorsi – purtroppo – inutili. Sono stati alcuni istruttori della piscina di Campagnano a ricostruire gli ultimi attimi di vita del piccolo Giancarlo Esposito, il bimbo di 4 anni deceduto il 2 luglio del 2014 nella piscina comunale di Cosenza. Il bimbo era al suo primo giorno di attività nella struttura dedicata ai bambini e chiamata Kinder garden. Sul banco degli imputati ci sono Carmine Manna (legale rappresentante della società), e le educatrici Franca Manna, Luana Coscarello, Martina Gallo e Ilaria Bove. Secondo l’accusa, per negligenza, imperizia e imprudenza avrebbero causato la morte del piccolo, annegato mentre si trovava in una delle piscine presenti nella struttura. Il piccolo sarebbe deceduto per «insufficienza respiratoria acuta conseguente ad asfissia meccanica, violenta e primitiva, determinata da annegamento in acqua dolce (piscina)».
Lunedì, per ben otto ore, sono state ascoltate alcune persone. La prima a salire sul banco dei testimoni è stata la dottoressa Daniela Curcio, all’epoca dei fatti in servizio al 118 che trascrisse la telefonata ricevuta dalla piscina: per lei il Tribunale in composizione monocratica (giudice Marco Bilotta) ha acquisito il verbale rilasciato nell’immediatezza della tragedia. È toccato poi al consulente balistico Luca Chianelli, che fece attività di sopralluoghi e di visualizzazione delle telecamere. Chianelli, rispondendo alle domande del pubblico ministero Mariafrancesca Cerchiara, ha descritto il momento dell’ingresso del piccolo Giancarlo in piscina il 2 luglio del 2014 riferendo ciò che ha visto dalle immagini delle telecamere: quanti bambini c’erano, da quanti adulti erano accompagnati mentre si dirigevano nella piscina riabilitativa, dove il piccolo poi sarebbe annegato. Incalzato dalle domande dell’avvocato di parte civile Ugo Ledonne, Chianelli ha ricostruito – sempre attraverso le immagini – il momento in cui il piccolo è stato soccorso. L’avvocato Francesco Chiaia ha evidenziato lo sfasamento temporale dei video analizzati, aspetto su cui si è soffermato anche il giudice Marco Bilotta.
Chianelli ha precisato di aver avuto in mano i video a dicembre 2014: «Non posso certificare con certezza – ha detto – a che cosa sia dovuto lo sfasamento temporale». In merito al video, il giudice si è riservato di decidere sulla richiesta dell’avvocato Ernesto D’Ippolito, a cui si sono associati gli altri difensori delle parti civili, di visionare le immagini in udienza per il contraddittorio. È stato ascoltato il dottor Pierfrancesco Rocca, dirigente medico dell’Annunziata che si occupa di Igiene pubblica. Il dottor Rocca, assieme ai carabinieri del Nas e al suo personale, ha eseguito diversi sopralluoghi in piscina dopo la morte del piccolo, sia nei giorni successivi alla tragedia che a un anno di distanza. «Ho avuto difficoltà – ha detto – a recuperare i nulla osta rilasciati e non sono riuscito ad avere quello della piscina fisioterapica perché è un corpo che è stato realizzato dopo». Il dirigente medico ha riferito al pm l’esito dei sopralluoghi e ha confrontato grandezze e profondità delle piscine presenti nella struttura con i parametri previsti dalla normativa vigente. «Sul regolamento – ha spiegato il dottor Rocca rispondendo a specifica domanda del pm Cerchiara – la piscina riabilitativa dovrebbe essere usata solo per la riabilitazione. Non abbiamo notato, però, particolari anomalie per la sicurezza sul lavoro. Nei giorni seguenti ho visto in un magazzino dei braccioli ma questi erano aspetti non di mia competenza e quindi non ho prestato molta attenzione. C’erano però alcune carenze che ho dovuto evidenziare. Esempio: il frigorifero per i farmaci conteneva anche yogurt. Le condizioni della struttura sono risultate un po’ vetuste: lo stato igienico-sanitario precario». L’avvocato Chiaia ha chiesto precisazioni sulla vasca riabilitativa che non è risultata idonea per i bambini.
Sono stati sentiti anche alcuni istruttori presenti il giorno della tragedia, come Martina Gallo (omonima dell’indagata) che ha visto il piccolo adagiato sulla panchina e ha visto gli altri suoi colleghi prestare soccorso invece lei è rimasta assieme agli altri bimbi. I colleghi le hanno riferito di aver visto il bimbo privo di sensi e di averlo portato fuori dall’acqua. L’istruttore Francesco Fasanella ha ricostruito i momenti dei soccorsi a cui però non ha partecipato direttamente. Mentre si è trovato a prestare soccorso l’ultimo testimone Lorenzo Zicarelli che lavora da venti anni in piscina e che quel giorno sostituiva un collega al Kinder Garden. L’istruttore ha ricordato i momenti concitati dei soccorsi e ha ricordato che il piccolo era tutto bagnato. Il processo è stato aggiornato al prossimo 21 ottobre.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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