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Quelle "strane" dimissioni di Traversa e i perché

Primi giorni di ottobre, la temperatura è ancora mite; a metà mattinata nel solito bar davanti alla piazza nella quale si affaccia la delegazione municipale di Montepaone Lido è intento a leggere i…

Pubblicato il: 03/10/2016 – 8:13

Primi giorni di ottobre, la temperatura è ancora mite; a metà mattinata nel solito bar davanti alla piazza nella quale si affaccia la delegazione municipale di Montepaone Lido è intento a leggere i giornali Michele Traversa. Il tavolo è lo stesso intorno al quale fino a pochi giorni prima erano soliti incontrarsi personaggi della politica attiva, di quella passata e “galoppini” per tutte le stagioni.
L’ex presidente della Provincia di Catanzaro al quale si deve la realizzazione del Parco della biodiversità, un meraviglioso polmone di verde nel cuore della città, sottratto all’incuria e, probabilmente, anche alla speculazione, quella mattina è solo. Ci salutiamo e mi invita a sedermi. Pettegoliamo un po’ ma sto attento a non andare sopra le righe. Michele Traversa ha al suo attivo una lunga militanza in An da quando il partito si chiamava Msi. E con quella fede politica, partendo dalla gavetta, ha percorso tutto il cammino della sua storia politica: esponente sindacale della Cisnal; vicesegretario generale dell’Ugl; consigliere comunale di Catanzaro dal 1985 al 1990; consigliere e assessore regionale di Alleanza Nazionale dal 1995 al 1999; commissario provinciale di AN e presidente della provincia di Catanzaro dal 1999. Fu rieletto Presidente della Provincia di Catanzaro nel 2004, dopo un ballottaggio, con il 51,2% dei voti in rappresentanza di una coalizione di centrodestra. Il mandato gli sarebbe scaduto nel 2009, ma si dimise con un anno di anticipo per accettare la candidatura alla Camera dei deputati. Era il 2008 e fu eletto deputato con il Popolo della Libertà. Fu eletto sindaco di Catanzaro il 16 maggio 2011 ma sei mesi dopo si dimise optando per la carica di deputato.
Traversa fu portato sullo scranno più alto di Palazzo De Nobili dai catanzaresi, molti dei quali non si lasciarono condizionare dall’appartenenza politica ma scelsero “l’uomo del fare” che aveva dimostrato di spendersi per la città. Ma le speranze rimasero tali: sei mesi dopo sopraggiunsero le sue dimissioni. Senza dire mai perché l’avesse fatto.
Tacque anche negli anni successivi, anche quando su quella decisione si intrecciarono pesanti giudizi. Schivo al dialogo, Traversa si è mantenuto sempre sulla difensiva coprendosi con il suo sorriso sornione. Ciò però ha consentito che si scrivessero fiumi di parole, ma ancora di più che si alternassero supposizioni e congetture. Spesso si è trattato di semplice pettegolezzo tra i frequentatori di Corso Mazzini.
Con Traversa, sin da quando militava nella Cisnal, ho avuto rapporti sinceri e, credo, di reciproca stima tanto che oggi mi ha consentito di rispolverare la domanda fatidica pur sapendo che poteva rimanere senza risposta: perché – gli ho chiesto – ti sei dimesso da sindaco? Uscito dal suo ostinato silenzio, ha svelato: «Non stavo bene. Ero molto preoccupato. Ho vissuto una vicenda delicata per la mia salute che esigeva, come in effetti è stato, cure frequenti in ambulatorio. Decisi di andare a Milano con mia moglie e di restarci per essere curato. Il trattamento richiese oltre sei mesi di tempo durante i quali, a giorni alterni, mi sottoponevano a terapia clinica. In quelle condizioni non avrei potuto più fare il sindaco specie in una città stracolma di problemi, molti dei quali, resistendo nel tempo, continuano tutt’oggi a condizionare lo sviluppo di Catanzaro. D’altronde il progetto di governo con il quale avevo proposto la mia candidatura alla cittadinanza rappresentava un’idea ambiziosa di grande cambiamento. Lo spirito non era quello di risolvere velocemente i piccoli problemi quotidiani di una città allo sbando – penso a Giovino, al porto, al lungomare, alle scuole, ai rifiuti ai trasporti ecc.- ma di realizzare un progetto dirompente e innovativo che consentisse a Catanzaro di affermare finalmente il suo ruolo di Capoluogo della Regione e di proporsi come punto di riferimento Sanitario , sociale, economico e culturale dell’intero Mezzogiorno. Mi sono reso conto che in consiglio comunale ci si interessava principalmente di ordinaria amministrazione e di dare soddisfazione ad interessi di parte politica».
Il 19 dicembre 2011 Michele Traversa restituì la fascia tricolore consegnando nelle mani del segretario generale del comune le sue dimissioni. Cinque anni dopo quell’amministratore che era solito dedicare alcune ore delle sue giornate per i viali del Parco tenendo a portata di mano le cesoie, ha deciso inaspettatamente di parlare e chiarire il mistero che aveva permeato le sue dimissioni da primo cittadino di Catanzaro. Ha rotto il silenzio scrivendo la parola fine su una vicenda che continuava ad essere esposta a tutte le ipotesi che hanno alimentato ogni giudizio e ogni speculazione figlie di un certo mondo: quello del sospetto.
«Naturalmente – ha aggiunto Traversa – al Comune ho trovato situazioni che andavano approfondite, non molto dissimili da quelle che esistono anche adesso. Se non fossero sopraggiunti i miei problemi di salute, sono certo che quella giunta e quel Consiglio li avrebbe superati».
Non lo dice, ma lo lascia intuire, si riferisce anche alle lobby ed ai potentati che pretendevano riconoscenza perché lo avevano votato. Un cliché già visto che riporta alla mente quelli che vengono definiti poteri forti che minacciano con la loro influenza tanto la pubblica amministrazione che la politica e Catanzaro non ne è immune. Tutt’altro!

*giornalista

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