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La Calabria dice sì. Vicini a un passo storico

La Calabria che dice Sì è quella regione che per troppo tempo ha aspettato che il cambiamento arrivasse.  bussa alla sua porta, alla nostra porta. E il futuro del nostro paese e della nos…

Pubblicato il: 04/10/2016 – 13:57
La Calabria dice sì. Vicini a un passo storico

La Calabria che dice Sì è quella regione che per troppo tempo ha aspettato che il cambiamento arrivasse.  bussa alla sua porta, alla nostra porta. E il futuro del nostro paese e della nostra regione non dipendono più da altri ma da noi. Nessuno ha la pretesa di raccontare che questa riforma è perfetta. Però è pur vero che questa riforma era attesa da 30 anni. Siamo a un passo storico. Lo stesso che abbiamo compiuto quando abbiamo approvato le unioni civili e nessuno pareva crederci. Quando le critiche si sollevavano ovunque. Cosa ci raccontano invece i nostri giornali locali? Tanti uomini e donne che celebrano la loro unione, e l’orgoglio delle nostre terre, dei nostri sindaci siano essi di destra o di sinistra nel raccontare questo piccolo grande passo verso la storia. 
Tutto può essere migliorato. Ma non abbiamo più il tempo per accampare scuse. Non quando il nostro paese continua a essere ingessato per colpa di tempi incredibilmente lunghi per l’approvazioni di leggi semplici che regolamentano la realtà quotidiana del nostro vissuto.
Non quando i costi per mantenere in vita il Cnel – che ad oggi ha prodotto zero, e sottolineo, zero leggi – potrebbero valere da soli la finanziaria di una regione come la nostra.
È così imperfetta questa riforma da dare voce ai tanti cittadini che si chiedono come mai il parlamento italiano sia composto da così tanti parlamentari. Secondo per numero solo alla Cina, peccato però che loro sono due miliardi e da noi le nascite sono sempre meno.
Nessuna mistificazione dunque. Solo dati reali. E chi dice il contrario spera che come sempre il gattopardismo si impossessi di questa regione. La speranza di chi brama che nulla cambi può solo appèartenere a chi ha solo da perdere: rendite di posizioni, poltrone da occupare, vecchi sistemi clientelari da mantenere in vita. Ma la Calabria è stanca dei tanti Tommasi di Lampedusa che alle sue spalle hanno invece affermato il loro potere.
Altro che rottamazione mancata. Quando le poltrone vengono ridotte al lumicino, quando le province non esistono più, quando gli enti inutili vengono soppressi dove mai possono rifugiarsi i gattopardi?
A noi le ragioni del No – di pura sopravvivenza dunque – interessano poco se non sono di merito. Quello che mi preme maggiormente è dove invece possiamo arrivare tutti assieme se decidiamo per una volta di dire davvero si a un’Italia nuova. Che riesca a correre veloce. Che si mostri pronta a quel cambiamento che più volte l’Europa ci ha chiesto e che per i nostri continui no ha compromesso – nei governi passati – quella fiducia e quella flessibilità che solo  stiamo conoscendo.
Siamo certi del fatto che la carta Costituzionale non è merce elettorale, ecco perché troviamo assurde le posizioni di chi in aula ha votato si con noi e  pur di provare a dare una spallata al governo non si rende conto di dare una spallata al Paese.
Lasciamo fuori i congressi e le posizioni di partiti opposti, la costituzione è di tutti e riguarda tutti.  E’ stato il primo impergno che il presidente Napolitano chiese a questo governo e alle camere che lo elessero. Siamo a un passo da un traguardo enorme. E non è vero, come qualcuno dice, che il sud a differenza del nord non ha nulla da perdere se vota No il 4 dicembre. Rompiamo il silenzio assieme, il disimpegno civile, il non pronunciarsi in questa particolare occasione potrebbe voler dire aspettare altri 30 anni per avere una nuova riforma costituzionale. Per vedere in campo una nuova generazione di  persone che prendono in mano la vita politica del loro paese. Il 4 dicembre non stiamo alla finestra aspettando che qualcosa suceda, che qualcun altro decida per noi. Rendiamoci protagonisti. #bastaunsi

*Deputato Pd

 

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