MILANO La ‘ndrangheta si sarebbe infiltrata anche nei lavori per realizzazione del centro commerciale più grande d’Italia, inaugurato ad aprile scorso ad Arese, a due passi da Milano. Ma anche su altre “grandi opere” della Lombardia: non solo il collegamento ferroviario tra i due terminal dell’aeroporto di Malpensa, ma anche i lavori sull’A7 Milano-Genova e la realizzazione della cosiddetta “piastra” di Expo. L’elenco compare nelle carte dell’inchiesta della Dda di Milano che ieri ha portato all’arresto di 14 persone (11 in carcere e 3 ai domiciliari) per un presunto giro di tangenti in diversi subappalti di opere pubbliche lombarde. «I calabresi – scrive il gip di Milano Alessandra Simion nell’ordinanza di custodia cautelare – erano riusciti a inserirsi nel settore delle grandi opere quali aggiudicatari di lavori appaltati da Ferrovie Nord spa o da società facenti parte del medesimo gruppo ad Itinera Spa». È il caso dei subappalti per la realizzazione del “trenino” tra il Terminal 1 e il Terminal 2 dello scalo aeroportuale milanese. Secondo gli inquirenti coordinati dal pm Bruna Albertini e dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, era Salvatore Piccoli, una delle persone arrestate ieri, il «referente di un gruppo più ampio di “quelli della Calabria” già individuati in Stefano Antonio e Graziano Macrì», pure loro in carcere. Piccoli, secondo l’accusa, avrebbe deciso di avviare una società ad hoc, la Infrasit, per sbaragliare concorrenti sgraditi. «Infrasit, dal giugno 2013, data della sua costituzione – si legge nel provvedimento – diveniva destinataria di importanti lavori pubblici quali il cantiere di Arese avente ad oggetto la costruzione del centro commerciale “Il Centro”, il cantiere di Turbigo per il potenziamento della tratta ferroviaria Castano-Turbigo, il cantiere di Cormano per i lavori relativi a una nuova stazione unificata ed opere complementari, il cantiere di Bereguardo per lavori relativi alla messa in sicurezza della A7 Milano-Genova e i lavori per la realizzazione della Piastra di Expo da parte del gruppo Mantovani». Tutte «opere di rilievo – sottolinea il gip Simion – che certamente una società appena nata, gestita di fatto ed amministrata formalmente da soggetti privi di una competenza specifica nel settore, non si sarebbe mai potuta aggiudicare».
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