COSENZA «Abbiamo presentato delle osservazioni al piano regionale sui rifiuti perché abbiamo evidenziato alcune criticità. La prima è relativa ai dati sui quali si basa il piano che sono relativi al 2014, mentre sono già ufficiali quelli dello scorso anno. La ragione speriamo non sia quella di stare sottoscacco delle lobby che gestiscono le discariche e gli inceneritori». Lo ha detto, nel corso di una conferenza stampa a Cosenza, il presidente di Legambiente Calabria, Francesco Falcone. All’incontro hanno preso anche Aldo Perrotta del Comitato Scientifico di Legambiente Calabria e Pasquale Allegro, di Zero Waste Calabria.
«Secondo i dati 2015 relativi all’elaborazione dei Modello unico di dichiarazione ambientale – ha continuato Falcone – risulta una produzione di rifiuti indifferenziati minore dell’9% rispetto al 2014 e nel 2016 il 72% della popolazione calabrese ha avviato la raccolta differenziata. Dati che confermano l’assoluta necessità di potenziare le raccolte differenziate domiciliari e di realizzare un’adeguata impiantistica di supporto. Inoltre, nella nuova pianificazione le Aree di raccolta ottimali sono indicate con tutte le società miste che sono, in larga parte, fallite e che hanno dimostrato la totale incapacità di un tale sistema di gestire il ciclo integrato dei rifiuti. Gli impianti di compostaggio pubblici, inoltre, non soddisfano la domanda regionale, determinando la necessità di ricorrere a impianti privati o extraregionali, senza i quali anche la frazione umida da raccolta differenziata, diventa tal quale indifferenziato smaltito in discarica, vanificando così gli sforzi che stanno compiendo i comuni per rilanciare la raccolta differenziata. In definitiva, alla Regione poniamo una serie di domande, a nostro giudizio fondamentali, alle quali vorremmo risposte». «Nel piano regionale – ha detto, da parte sua, Aldo Perrotta – sono indicate anche le buone pratiche che i cittadini dovrebbero adottare, ma non come metterle in atto. Così come nel piano è scritto che i calabresi producono meno rifiuti dei veneti o dei lombardi, ma non si analizza il perché. Queste carenze informative ci portano a considerarlo un piano approssimativo, incompleto e carente, rispetto sia all’analisi che alle proposte».
RIFIUTI SMARRITI PER STRADA «Circa 1/3 del quantitativo di Rur (Rifiuti urbani residui) prodotti in ambito regionale è stato smaltito in totale assenza di pretrattamenti». È la denuncia contenuta nella nota di Legambiente.
«Un ulteriore elemento di riflessione che emerge dall’analisi dei dati di gestione dei Rur – aggiungono gli esponenti del Cigno verde – porta alla considerazione che l’intero ciclo dei rifiuti in ambito regionale è stato improntato principalmente allo smaltimento in discarica, in un contesto di pressoché totale assenza di recupero/riciclo. Infatti, nel 2013, tra conferimenti diretti e scarti di processo, è finito in discarica il 67% dei rifiuti urbani prodotti in ambito regionale, mentre nel 2014 tale quantità si è ridotta al 59%».
«Nella tabella 8-1 del Piano – sottolineano – non sono riportate le quantità di rifiuti organici trattati né queste quantità sono rintracciabili in alcuna parte del Piano regionale di gestione dei rifiuti, PRGR, ci si pone, quindi, una domanda: che fine hanno fatto i rifiuti organici differenziati, sono forse finiti in discarica?»
IL PARADOSSO «L’impianto di termovalorizzazione di Gioia Tauro (RC) ha trattato nel 2014 circa 47.000 t derivanti da RU e 26.000 t da RS, mentre la capacità autorizzata è pari a 120.000 t/a, (vengono trattate 73.000 t e quindi utilizzato per circa il 60,8%) che, però non può essere sfruttata, nelle more di un intervento di efficientamento (cosa conferiamo viste le previsioni di riduzione e diminuzione dei rifiuti? A cosa serve efficientare e spendere altre risorse? Importeremo rifiuti per sfruttare le capacità di termovalorizzazione?)». Una situazione paradossale che Legambiente denuncia con tanto di dati.
Capacità degli impianti e trattamento dei Rur
Capacità tratt. Rur | Quantità trattata | % utilizzo impianto | trasferenza | |
Catanzaro | 93000 | 82726 | 88,95% | 5149 |
Crotone | 51000 | 44184 | 86,64% | 25595 |
Gioia Tauro | 40000 | 37187 | 92,97% | 13403 |
Rossano | 40000 | 41554 | 103,89% | 9482 |
Reggio Calabria | 35000 | 678 | 1,94% | 95321 |
Siderno | 40000 | 45478 | 113,70% | 5006 |
Lamezia Terme | 107000 | 90440 | 84,52% | 39252 |
(Fonte: Legambiente)
LA PROPOSTA «La nostra posizione – sottolineano – non è un’avversione strumentale o ideologica, ma basata su dati e proiezioni, non commettiamo gli errori commessi a Gioia Tauro nel passato volendo realizzare una seconda linea che era già sovradimensionato rispetto ai dati 2002. Fin dalla fase iniziale di predisposizione del Piano per lo smaltimento dei rifiuti (1998), abbiamo criticato aspramente l’intenzione di voler realizzare due impianti di incenerimento in Calabria. Tale scelta è stata sempre ritenuta inutile e sbagliata per il territorio».
Per Legambiente, infine, è «necessario, dunque, sostenere la raccolta differenziata “porta a porta” e fornire sostegno economico e tecnico ai Comuni. Per aumentare in poco tempo le quantità (oltre alla qualità) dei rifiuti riciclabili raccolti in modo separato, occorre puntare alla frazione organica dei rifiuti e agli imballaggi, prodotti in ambito domestico».
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