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Quanti folgorati sulla via (renziana) del Ponte

LAMEZIA TERME Aumenta il numero dei folgorati sulla via del Ponte. Dopo Falcomatà (che il “no” lo aveva messo nel suo programma elettorale) e il governatore Oliverio (che oggi dice “sì” al progetto…

Pubblicato il: 04/10/2016 – 11:27
Quanti folgorati sulla via (renziana) del Ponte

LAMEZIA TERME Aumenta il numero dei folgorati sulla via del Ponte. Dopo Falcomatà (che il “no” lo aveva messo nel suo programma elettorale) e il governatore Oliverio (che oggi dice “sì” al progetto «ma solo se in tre ore si va da Roma a Reggio Calabria»), si aggiunge alla compagnia anche il rettore dell’Unical Gino Mirocle Crisi. «Io sono favorevole al ponte sullo Stretto», dice all’Agi il Magnifico, tra i più ferventi sostenitori di Matteo Renzi. E poi spiega la presa di distanza dalle sue stesse posizioni: «Una volta, da ambientalista, la pensavo diversamente, perché quando si costruisce, qualche danno all’ambiente si fa, ma adesso dico: se pensiamo a tutte quelle navi che vanno avanti e indietro tra le due coste, quelle non provocano dei danni all’ambiente? Una volta pensavo che i soldi che non si spendevano per il ponte, si potevano utilizzare per altre cose utili – dice ancora il rettore dell’Unical – ma poi si è visto che non è stato così, e ora dico che bisognerebbe fare il Ponte e poi arriveranno anche i soldi per le ferrovie o per altro. L‘unico motivo per non fare il Ponte è un eventuale motivo tecnico: bisogna vedere i dati che sono stati raccolti in questi anni e vedere se non si può fare, perché troppo lungo o altro. Per il resto, credo che sia un’occasione importante, perché – conclude il rettore – trascina con sé tutta una serie di finanziamenti e creerebbe un indotto importante per tutto il Sud». Per carità, lo stesso Falcomatà che le opere pubbliche non hanno colore, non sono né di destra né di sinistra. Però, con tutti i ripensamenti in corso dopo l’endorsement di Renzi a favore del progetto, i dubbi avanzano.
Anche perché, tra i neofolgorati, nessuno prova a dissipare obiezioni fondate come quelle poste dal professor Marco Ponti, ordinario di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano, che ha spiegato al Fatto Quotidiano: «A nessuno interessa quanta gente passerà su quel ponte: a nessuno». E analizza quattro fattori in relazione al possibile traffico sul ponte: i passeggeri e le merci rispettivamente di lunga e breve distanza. «Nel primo caso – spiega – è chiaro che chi deve andare a Roma o a Milano e persino a Napoli, prende l’aereo, più veloce ma ormai anche più economico. Le due conurbazioni maggiori interessate dal coprire una distanza breve sono invece Catania-Messina e Messina-Reggio Calabria: per loro però il Ponte è scomodo, perché è molto alto, bisogna fare le rampe, salire in quota, riscendere. Insomma alla fine anche in questo caso è più comodo il traghetto». E se si spostano le merci? «È noto che per spostare merci a lunga distanza la nave sia l’alternativa migliore: costa poco e inquina pochissimo. Per quanto riguarda la breve distanza, bisogna invece considerare che Calabria e Sicilia hanno produzioni molto affini: per quale motivo dovrebbero scambiarsele?».
Nei ragionamenti riconvertiti dal renzismo certi dubbi non trovano cittadinanza. Neppure quelli sollevati da Domenico Marino sulle nostre pagine virtuali: «Uno dei dubbi più grossi riguarda la possibilità di far passare i treni sul Ponte. Non a caso i giapponesi hanno scelto di non far passare i loro treni sul Ponte di Akashi-Kaikyō, che è stato realizzato con la stessa tecnologia costruttiva prevista per il Ponte sullo Stretto, ma che è lungo circa la metà di quest’ultimo. Senza un progetto esecutivo, come facciamo a trasformare in certezza la possibilità del passaggio dei treni? Il ponte è soggetto a oscillazioni trasversali proprie della struttura, a dilatazione termica, alle oscillazioni indotte dal vento. È davvero possibile far passare i treni, tenuto conto che queste dilatazioni e oscillazioni sono nell’ordine di metri? La mia opinione è che i treni non possano passare sul ponte. E ancora: quanti saranno i giorni di chiusura a causa del vento? Più di cento sostiene qualcuno. Ma se anche fossero di meno, già la sola possibilità impedisce di dismettere le navi». Ce ne sarebbe abbastanza per aprire un dibattito serio. E invece pare che al “sì” del capo (Renzi) debba per forza seguire un adeguamento delle opinioni calabrese, uno slittamento dei pareri locali, chiamati a conformarsi per amor di patria o per assonanza politico-elettorale. Il Ponte sarà pure una grande sfida, ma – certo – se la lancia la propria parte politica è meglio. (ppp)

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