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È finita la latitanza del boss evaso dall'ospedale – VIDEO

REGGIO CALABRIA Dall’esterno, sembrava solo una piccola cassaforte domestica, piazzata sopra ad un armadio e destinata a conservare gioielli e ricordi di famiglia. All’interno però gli uomini …

Pubblicato il: 05/10/2016 – 8:54
È finita la latitanza del boss evaso dall'ospedale – VIDEO

REGGIO CALABRIA Dall’esterno, sembrava solo una piccola cassaforte domestica, piazzata sopra ad un armadio e destinata a conservare gioielli e ricordi di famiglia. All’interno però gli uomini della Mobile di Reggio Calabria non hanno trovato né collane né orologi, ma il latitante diventato per cinque anni la loro personale bestia nera.Si è conclusa la latitanza di Antonio Pelle, “mamma” dei clan di San Luca, evaso dall’ospedale di Locri nel settembre del 2011.
A scovarlo, sono stati i cinquanta uomini della Mobile che in piena notte gli sono piombati in casa, determinati a stanarlo. Ma non è stato semplice. «Per ore abbiamo passato al setaccio la villetta di due piani in cui Pelle ha sempre abitato, ma ci è voluto un occhio particolarmente attento per individuare il suo nascondiglio», commenta il comandante della Mobile Rattà, senza riuscire a nascondere la soddisfazione.

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(L’ingresso di Pelle in Questura dopo la cattura)

RISULTATO DELLA SQUADRA STATO «Si tratta dell’ennesimo risultato importante che la squadra Stato mette a segno a Reggio Calabria» dice il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho, «Pelle era in casa perchési sentiva sicuro, non sospettava in alcun modo che fossero in corso indagini di questo tipo. Di fronte a questo tipo di risultati, il cittadino non può più rimanere inerte, deve iniziare ad avere fiducia e a collaborare con la squadra Stato».

LO SPECIALISTA DELLA FUGA Vertice del omonimo clan, il boss è un habitué delle fughe. Nel 2007, quando gli investigatori si sono presentati nella villetta di contrada Bosco di Bovalino, per eseguire il fermo Fehida che ha interrotto la lunga scia di sangue provocata dalla faida di San Luca, di Pelle non c’era più alcuna traccia. Lo hanno acciuffato circa un anno dopo, nelle campagne di Ardore Marina. La “mamma” si nascondeva all’interno di un capannone in costruzione, che all’interno di un bunker celava un mini appartamento di tre stanze, con tanto di piantagione di canapa indiana annessa.

L’ANORESSIA SIMULATA Trasferito in carcere, Pelle non si è mai rassegnato alle pesantissime condanne che durante la detenzione ha accumulato. Per questo, fin dal 2010 ha iniziato a progettare la sua fuga. Grazie a una massiccia assunzione di farmaci dimagranti è riuscito a perdere tanto peso da poter simulare in maniera convincente un’anoressia nervosa. I trasferimenti in barella in udienza, i malori reali o simulati, le frequenti richieste di ricovero hanno fatto il resto. Nell’aprile 2011 viene mandato ai domiciliari e qualche mese dopo si dà alla fuga.

Foto Pelle Antonio

L’EVASIONE Simulando un malore, a settembre riesce infatti a farsi ricoverare all’ospedale di Locri per accertamenti, ma i medici non riusciranno a sottoporlo ad alcun esame. Quando i medici entrano nella sua stanza per visitarlo, del “malato” Antonio Pelle c’è solo il letto vuoto. Da allora, le ricerche del latitante non si sono mai fermate fino a stanotte, quando la “mamma” – in forma e ben più pasciuta di quattro anni fa – è stato tirato fuori dal loculo in cui era nascosto.

LUNGA PENA Condannato per associazione mafiosa come «capo di quello schieramento che ha portato all’omicidio di Maria Strangio nel Natale del 2007 e che ha suscitato la reazione delle cosche opposte culminata con la strage di Duisburg», Pelle deve scontare 20 anni e un mese di reclusione. Dagli atti dell’inchiesta sulla strage di Duisburg, infatti, è emerso che una delle vittime di Ferragosto, Marco Marmo, si era recato in Germania per procurare un furgone blindato ed un fucile di precisione che gli erano stati chiesti dalla “mamma”, il nomignolo col quale gli affiliati indicavano Pelle. Il mezzo e le armi dovevano servire per uccidere Giovanni Luca Nirta, capo dell’omonima famiglia e marito di Maria Strangio, uccisa per errore nella strage di Natale a San Luca.  

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it