COSENZA «Avevo quell’arma solo per un’eventuale difesa». Lo ha detto in aula Francesco Patitucci, ritenuto un elemento di spicco della cosca Lanzino-Ruà. Il presunto boss ha spiegato al giudice Angela Lucia Marletta perché circolava con una pistola clandestina. Patitucci è sotto processo a Cosenza per detenzione illegale di arma clandestina.
L’uomo, sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di dimora, nel corso di un controllo lo scorso febbraio è stato trovato in possesso di una pistola, ritenuta dall’accusa clandestina. Mercoledì mattina il dibattimento è iniziato con una disputa a suon di perizie tra accusa e difesa. Per il consulente della difesa, Sandro Lopez la pistola trovata a Patitucci non è assolutamente clandestina perché non ci sono elementi a supporto di ciò. Il consulente della Procura, Luca Chianelli, ha sostenuto esattamente il contrario soffermandosi sulla tracciabilità della pistola e ribadendo che si tratta di un’arma clandestina. Patitucci ha poi spiegato al giudice e al pm Giuseppe Visconti che è stato comunque un errore circolare con quella pistola che aveva con sé solo per un’eventuale difesa. Il presunto boss è difeso dagli avvocati Laura Gaetano, Marcello Manna e Luigi Gullo. Il processo è stato aggiornato al prossimo 16 novembre quando ci sarà la requisitoria del pm e probabilmente anche la sentenza.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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