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Referendum, Spataro: «Preoccupa lo squilibrio di poteri»

CATANZARO «Credo sia necessario che del referendum ne parlino anche i magistrati. Qualcuno ha criticato questa eventualità agitando anche lo spettro di eventuali sanzioni disciplinari, ma ritengo c…

Pubblicato il: 07/10/2016 – 17:29
Referendum, Spataro: «Preoccupa lo squilibrio di poteri»

CATANZARO «Credo sia necessario che del referendum ne parlino anche i magistrati. Qualcuno ha criticato questa eventualità agitando anche lo spettro di eventuali sanzioni disciplinari, ma ritengo che sia un nostro dovere essere in campo quando si tratta di discutere e difendere i diritti costituzionali che sono di tutti i cittadini: è importante conoscere e spiegare». Armando Spataro, procuratore della Repubblica a Torino, ha commentato così la riforma costituzionale sulla quale gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi con il referendum del prossimo 4 dicembre. Spataro è intervenuto all’incontro promosso dal Centro Studi “Napolitano” e dai magistrati di “Area”, a Catanzaro, assieme a Renato Greco, già presidente del Tribunale di Cosenza, ad Alessandro Morelli, docente di diritto costituzionale presso l’università “Magna Graecia” di Catanzaro e ad Emilio Sirianni, presidente della sezione Lavoro della Corte d’Appello di Catanzaro. All’incontro hanno presenziato tra il pubblico anche Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, assieme ai procuratori aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto.
«Non direi che la democrazia è a rischio – ha proseguito Spataro -, anche se mi preoccupa lo squilibrio di poteri che questa riforma comporta attribuendo al capo dell’esecutivo un potere eccessivo, rendendo il Parlamento, soprattutto la Camera, un organo chiamato solamente a ratificare le scelte dell’esecutivo».
Critiche alla riforma sono state mosse anche da Sirianni soprattutto sulla nuova formula prevista per il Senato e per il previsto addio al bicameralismo perfetto: «Sarebbe stato meglio abolirlo che ridurlo ai termini previsti dalla riforma: un Senato che scimmiotta male alcune camere alte di altri Paesi in cui esiste un reale federalismo. Si è ricorso così ad un sistema ibrido che non rappresenterà realmente i cittadini ma i partiti maggioritari che quindi governano le regioni».
Per Sirianni, più che di riforma costituzionale bisognerebbe parlare di «una nuova costituzione vera e propria, dal momento che con il nuovo testo si punta a modificare ben 47 articoli su 139».
Come Sirianni, anche Greco ha poi posto l’accento sulla legittimità del Parlamento che oggi è in carica, dal momento che la legge elettorale con cui i parlamentari furono eletti nel 2013 venne poi dichiarata incostituzionale: «Questo Parlamento eletto sulla base di una legge elettorale incostituzionale, può svolgere compiti che vanno al di là dell’ordinaria amministrazione? Ci sono opinioni diverse sul tema, ma a mio avviso il punto è: fino a che punto può spingersi a svolgere questi compiti?».
Quanto alla fine del bicameralismo perfetto, la critica di Greco si è infine soffermata sulle finalità che la riforma intende perseguire: «Sebbene la riforma intenda raggiungere l’obiettivo della snellezza e della semplificazione delle istituzioni per affrontare nuove sfide della competizione globale, dire che è il bicameralismo a far perdere tempo è inesatto. Più volte, nella storia della Repubblica, ci sono stati esempi chiari di come, con il bicameralismo, si siano comunque approvate in brevissimo tempo norme e riforme epocali per il nostro Paese. Ciò che fa perdere tempo è la politica, non l’impianto istituzionale».

Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it

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