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IL BORSINO DI OTTOBRE | Il sondaggio "parla" al governatore

Quando, eravamo in piena estate, ci siamo incontrati con Raffaele Rio e abbiamo deciso di dar vita all’idea di un “borsino della politica calabrese”, nessuno poteva immaginare che l’esordio della n…

Pubblicato il: 09/10/2016 – 20:57
IL BORSINO DI OTTOBRE | Il sondaggio "parla" al governatore

Quando, eravamo in piena estate, ci siamo incontrati con Raffaele Rio e abbiamo deciso di dar vita all’idea di un “borsino della politica calabrese”, nessuno poteva immaginare che l’esordio della nostra sinergia andasse quasi a coincidere con le polemiche consumatesi in queste ore attorno a due sondaggi, dai risultati quasi opposti, riguardanti il “gradimento” del governatore Mario Oliverio.
È andata così, per la gioia dei dietrologi di casa nostra e delle paranoie di chi ci governa. Il peggio, more solito, lo vanno manifestando quelli che “informano”, anzi quelli che ormai non informano più ma solo commentano le informazioni degli altri. Incassiamo, da questi, il permesso a pubblicare i sondaggi (tutti) dopo avere correttamente detto chi e come li ha confezionati. Non che ci dispiacciano le critiche di autorevoli colleghi, tutt’altro, semplicemente che troviamo poco consono il fatto che a firmarle ci sia anche chi è in pieno conflitto d’interessi politici e… familiari.

Istruzioni per l’uso
Troverete, nel blocco di informazioni relative a questo esordio del “Borsino” realizzato da Demoskopika in esclusiva per il Corriere della Calabria, le slide distinte tra governatore e giunta e le indicazioni relative al campione ed al metodo utilizzato per analizzarlo. Troverete anche una intervista di Pablo Petrasso a Raffaele Rio che spiega il mondo dei sondaggi e ne fornisce delle puntuali istruzioni per l’uso.
Infine e rigorosamente a parte i commenti.
Come avrete letto, secondo Demoskopika, oggi il tasso di fiducia nell’operato del presidente Oliverio si attesta al 37%. Meno del 53% venuto fuori da Piazza pulita, molto più del 20 indicato da Swg. Non ci occuperemo più di questa comparazione, preferiamo concentrarci sul prodotto di Demoskopika, lo facciamo solo per fornire due elementi di riflessione. Primo: l’unico sondaggio che non indica metodo e campione è quello offerto da Piazza pulita. Secondo: tutti e tre, ovviamente in misura diversa, indicano una discesa del consenso rispetto al 61% che Mario Oliverio portò a casa al momento della sua elezione.

Oliverio guardi la luna, non il dito
Ecco, fossimo in Oliverio, manderemmo in vacanza nani e ballerine per restare al caminetto insieme a collaboratori in grado di verificare dove sta il problema e quali soluzioni possono essere trovate.
Un punto, infatti, nuoce gravemente all’immagine e alla comunicazione del governatore ed è quel suo costante e noioso richiamare in campo le «pesanti eredità del passato». Dopo due anni, la cosa sa di confessione d’impotenza. I calabresi sanno bene che l’eredità lasciata da Scopelliti è pesantissima, del resto se Scopelliti avesse ben governato Oliverio non starebbe oggi al suo posto e con un risultato così tondo. I calabresi hanno bocciato il centrodestra e votato Oliverio. Questi sapeva dell’eredità e ha accettato la sfida del cambiamento, ora ci vogliono i fatti, non la reiterazione delle magagne trovate.
A proposito del cambiamento: troppi uomini, troppi grumi di potere e troppi metodi sono rimasti inscalfiti. Oliverio assicura che non è così e che il cambiamento lo ha portato avanti. Evidentemente nessuno lo ha percepito.

Troppo accentrati i poteri del presidente
Anche nell’impegno a non accentrare competenze e poteri, come era stato con Scopelliti, Oliverio risulta inadempiente. «Non credo all’uomo solo al comando», ripeteva in campagna elettorale, ma il 90% delle deleghe di spesa sono in capo al dipartimento Presidenza e Oliverio è anche assessore alla programmazione, ai fondi comunitari, alla sanità, all’agricoltura, alla cultura, al turismo, alla ricerca e formazione. E quando qualche competenza ha ceduto, lo ha fatto saltando la giunta e rivolgendosi direttamente a persone di sua assoluta fiducia reclutati e sistemati in un limbo che non trova una definizione giuridica. In passato c’è stata una grande polemica attorno alla controversa figura dei sottosegretari, Oliverio è andato ben oltre.

Cosa funziona
Quali sono, invece, le cose che hanno funzionato, finora, nell’esperienza di governo del centrosinistra? Quelle in cui la giunta ha lavorato da giunta, il presidente ha dialogato con gli assessori direttamente. La coralità del lavoro ha pagato. Facciamo due esempi per tutti: la rotazione dei dirigenti e la strada che ha portato alla stesura del Piano dei trasporti. Quando il governatore non ha navigato in solitario i risultati sono arrivati: un altro spunti di riflessione per Oliverio.

Stavamo meglio prima?
Perché il consenso, la fiducia, il gradimento, non corrono lungo comode autostrade fatte di sofismi. Molto più banalmente ogni singolo cittadino si chiede se due anni prima stava meglio o stava peggio in rapporto alle cose di competenza della Regione. E le “cose” della regione sono la salute, i trasporti, l’occupazione, l’ambiente, il territorio. Giusto per essere schematici.

Trasporti
Giova all’immagine del governatore assecondare Matteo Renzi quando sostiene che il 22 dicembre l’A3 sarà consegnata perché ultimata? È una bugia e Oliverio lo sa ma non si schiera con i calabresi, non illumina quel tratto mortale e insanguinato che corre tra Cosenza e Altilia che tale era negli anni Sessanta e tale rimarrà. Chi prende un aereo oggi, trova maggiori difficoltà rispetto al 2010: meno voli, scali fatiscenti, management inadeguato. Oliverio lascia però che la Sacal abbia un Consiglio di amministrazione composto da chi a stento rappresenta l’1% del capitale sociale. Insomma il pubblico mette i soldi e i privati gestiscono. Capiamo che occorre farsi perdonare un passato da comunista ma a questo trionfo capitalistico nemmeno l’edonismo reaganiano si era mai spinto.

L’ambiente
Basta prendere le perizie della “Operazione Poseidone” per avere un censimento di oltre quattrocento depuratori inutili e mai entrati i funzione. Chi ci dovrebbe mettere mano, lo stesso infetto settore di burocrati che lo sfascio ha realizzato? Chiaro che i guasti non sono ascrivibili alla gestione Oliverio ma sai quanto interessa al villeggiante, al turista o al calabrese che non può entrare in acqua per via dei fanghi che la infettano. Intanto l’Arpacal assume gente senza qualifica e compra palazzi senza destinazione d’uso.

E c’è la sanità
Venti mesi passati a inseguire le promesse da marinaio di Matteo Renzi, quando era chiaro che non lo avrebbe mai nominato commissario al piano di rientro. E via con la guerra contro Scura e Urbani. Una guerra sbagliata, direbbe De André, perché anche il più distratto dei calabresi sa bene che Scura e Urbani non sono la causa della malasanità ma semmai rappresentano una delle conseguenze. Difficile rimuovere i commissari se prima non si rimuove la malasanità. Che è fatta, in larga parte, di direttori generali nominati dal potere politico calabrese e senza soluzione di continuità: prima Scopelliti, oggi Oliverio.

I Greco
E siccome non ci piace tirare il piede indietro anche quando il tackle è pericoloso, affrontiamo anche questa singolar tenzone tra gli imprenditori Greco e il governatore Mario Oliverio. Una premessa di metodo: quando mai si è visto un governatore regionale andare all’uno contro uno con un imprenditore? La legge impone una rigida separazione tra organo politico e struttura burocratica, figuriamoci se tollera uno scontro pubblico tra imprenditore e governatore. La Regione detta le regole, la burocrazia le applica, gli imprenditori se hanno titolo si aggiudicano il lavoro richiesto altrimenti restano fuori. Ma restano fuori in nome di un principio e non in conseguenza di un editto politico. Non è così? Peggio ancora perché il governatore, o meglio, i suoi “delegati” così hanno dato modo di leggerlo.

Le faide del Pd
E restando a quel ruolo di austerità e di au
torevolezza che chi rappresenta in maniera apicale un territorio regionale deve avere, quanto ha nuociuto all’immagine del presidente Oliverio ritrovarsi al centro delle piccole e grandi faide del centrosinistra in occasioni delle ultime elezioni comunali? Salire sul palco dove un pezzo del Pd le cantava a un altro pezzo del Pd è stata una scelta saggia? Assolutamente no. E neanche vincente, visto che ovunque ha comiziato Oliverio hanno vinto gli “altri” ed erano “altri” che nel 2014 avevano votato per lui.
Oliverio è un uomo solo? Mancano i grilli parlanti attorno al governatore? Fosse così sarebbe stato comprensibile se non proprio giustificabile. Invece i “grilli parlanti” c’erano, ma sono stati spiaccicati al muro; chi ha evitato la ciabattata ha preferito cambiare aria.

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