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L'ape Santelli ha distrutto l'alveare

E chi lo ha detto che il terremoto in Calabria non ci sia stato? Forse qualcuno ha fatto finta di non sentirlo, ma c’è passato eccome, il grande distruttore, in queste contrade. E i danni sono anco…

Pubblicato il: 09/10/2016 – 8:50
L'ape Santelli ha distrutto l'alveare

E chi lo ha detto che il terremoto in Calabria non ci sia stato? Forse qualcuno ha fatto finta di non sentirlo, ma c’è passato eccome, il grande distruttore, in queste contrade. E i danni sono ancora incalcolabili! Una cosa, però, è certa: la maggiore distruzione è avvenuta a destra. Soprattutto in quella Forza Italia in cui la destra e il centrodestra calabrese si erano riconosciuti per due corposi decenni. È bastata una nomina, quella sbagliata, quella a coordinatrice regionale di Jole Santelli, perché il partito, che ha, a lungo, raccolto il maggior numero di consensi calabri dopo la satanica Democrazia cristiana, si sciogliesse come neve al sole. Di quelle glorie (?) passate, non resta che un antico, offuscato ricordo.
Scandali, arresti e sospetti sembrerebbero la causa principale della liquefazione del movimento di Berlusconi dal Pollino a Capo Spartivento, ma lo sappiamo tutti che non è così. In verità, il “divide et impera” santelliano è stato la causa unica della fine dei giochi. Il vero terremoto distruttivo, dopo quello, orrendo, del 1783. E non sono bastati gli sforzi del solerte e fresco vibonese Mangialavori (che stimo per la temeraria tenacia e l’innegabile onestà), della poderosa gladiatrice Wanda Ferro (abbandonata a se stessa in una campagna elettorale che è sembrata più una mattanza casalinga che una corsa alla poltrona) o di pochi altri gladiatori forzisti al gusto di porcino della Sila, a salvare la bandiera: a “guadagnare la sconfitta” ci hanno pensato quegli inutili e kamikazici yesmen laccati e ingessati, tutti orecchi e poca bocca, i quali, piuttosto che fare, eseguono.
Chiaramente, ordini e desiderata sbagliati come il risultato 3 al 2+2! L’ape regina, usandoli per quello che sono, ha distrutto l’intero alveare, costruito negli anni da ben più corposi politici di rango. Oggi, resuscitando da sotto le macerie, qualche apetta operaia tenta il ricollocamento in altre cellette amiche. Si chiama Diaspora.

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