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Cerchi magici (rotti) e «killeraggio», le tensioni all'Unical

RENDE Sono giornate “politicamente” dense quelle che si vivono all’Università della Calabria. Dopo le dimissioni del prorettore Guerino D’Ignazio l’acqua ribolle, si incrinano rapporti e si il fron…

Pubblicato il: 11/10/2016 – 11:51
Cerchi magici (rotti) e «killeraggio», le tensioni all'Unical

RENDE Sono giornate “politicamente” dense quelle che si vivono all’Università della Calabria. Dopo le dimissioni del prorettore Guerino D’Ignazio l’acqua ribolle, si incrinano rapporti e si il fronte che ha portato Gino Crisci sulla poltrona più prestigiosa dell’ateneo è ormai un lontano ricordo. È Mercurio, la piattaforma web interna dell’Unical, il terreno di scontro preferito dai docenti. Su Mercurio Raffaele Perrelli, direttore del dipartimento di Studi umanistici, aveva manifestato la propria «grande delusione per l’esperienza dell’attuale rettorato» in una lettera pubblicata dal Quotidiano del Sud. E sul piano virtuale continuano a consumarsi scontri accesi. Forse pure troppo (ma la posta in gioco evidentemente è alta).

VERSACE: «UNA LOTTA PER IL POTERE» Attacca Pasquale Versace, docente del Dimes, e già candidato alla poltrona di Magnifico (sconfitto da Giovanni Latorre). Al prof la lettera di Perrelli non è piaciuta affatto. L’ha trovata «brutta, intrisa di una cattiveria inquietante. È una lettera sbagliata – scrive – perché fa un danno enorme all’Università ma anche alla stessa immagine di apprezzato studioso che tutti riconoscono al professor Perrelli e rende, oggettivamente, più difficile la prospettiva di un suo rettorato».
Non è un segreto che, tra i cubi dell’Unical, molti pensavano – già ai tempi della campagna elettorale che ha incoronato Crisci – a una possibile staffetta con il direttore di dipartimento (che si era speso molto per il collega). Ma da Versace arriva un riferimento esplicito alla prospettiva.
E soprattutto, una valutazione pesante su ciò che sarebbe accaduto nell’accademia cosentina negli ultimi anni. Il «cerchio magico» avrebbe prima «indicato a tutta l’Università il prof. Crisci come lo scrigno di tutte le virtù e come il sicuro nocchiero della nostra nave e ora scopre di aver preso lucciole per la lanterne, perché in realtà egli è il fomite di tutti i mali. Un errore di valutazione così grossolano, peraltro era già stato compiuto con il precedente Rettore, prima osannato dal gruppo poi dipinto anche lui a fosche tinte. Sono cambi di valutazione abnormi – scrive Versace – che fanno dubitare della perspicacia di chi vorrebbe esercitare la leadership nel nostro ateneo».
Versace è vicino alla pensione ed è un docente fuori dal coro. Ha avversato Latorre quando l’ex rettore si propose per il terzo mandato. E oggi disegna con parole molto dure lo stato dell’arte: «Un gruppo di potere ha assunto da molti anni il controllo dell’Università, gestendo le risorse: spazi, poltrone, soldi e soprattutto personale. L’elezione del prof. Crisci aveva come base la conservazione di questo stato di fatto, da governare attraverso riunioni riservate e ristrette e decisioni condivise. I frutti di questa intesa ci sono stati, basti pensare alla decisione di permettere a persone già senatori per quattro anni di prolungare o rinnovare la loro presenza in Senato perché era cambiata la loro funzione. Un episodio accademicamente disgustoso come, e forse più, del terzo mandato».
Cosa è successo nelle ultime settimane? «Il patto ora si è rotto. Il cerchio non era tanto magico. I motivi della spaccatura non li conosco. Forse il rettore non ha più seguito i consigli del cerchio. Oppure qualcuno pensa che sia opportuno accelerare una transizione che forse nel futuro sarebbe più complicata. Da mesi c’è in atto una campagna di delegittimazione del rettore e tutti i passi, inclusa la stomachevole rissa del 28 settembre (data in cui si è svolta l’ultima riunione del Senato accademico, ndr), sono anelli di una stessa catena. A leggere la lettera del prof. Perrelli si capisce che la questione è sempre la stessa: come gestire il potere? Non c’è stata una divergenza su visioni antitetiche dell’Università, sul modo di favorire e premiare la qualità, ridurre gli inutili sprechi, e così via. Niente di tutto questo. Le questioni emerse il 28 sono l’ottava chiamata, la ripartizione delle risorse di personale. Così si costruisce l’Università dei fedelissimi, degli appartenenti, dei senza sogni». Il docente dedica un passaggio anche alle dimissioni del prorettore, la cui lettera di dimissioni «è più garbata ma la sostanza è la stessa: c’è disaccordo sulle modalità di gestione. Chi comanda? Ma la domanda giusta è: per fare cosa?».

PERRELLI: «KILLERAGGIO CONTO TERZI» E Perrelli? Non l’ha presa bene. Definisce Versace «uno specialista di epistolografia per terzi (è un’arte che non ho mai praticato né da committente né da esecutore). Ne prendo atto per constatare nel suo scritto le stesse mancanze contestate a colui che è difficile non riconoscere come beneficiario di fatto della lettera». Fuor di metafora: Versace agisce come un prestanome (parla anche di «killeraggio conto terzi»). E non accenna alle questioni sollevate, limitandosi a esibire «solo argomenti mirati a delegittimare chi quelle questioni ha sollevato, personalizzando lo scontro e spostandolo dal terreno politico a quello delle maschere umane e del teatro del potere». Un errore, secondo Perrelli: «Anche se (Versace, ndr) indossa il saio del Poverello di Assisi, nessuno può ignorare che egli è stato, tra l’altro, amministratore di un Pon da oltre 10 milioni di euro e che è riuscito ad attraversare nelle vesti del grande elemosiniere più rettorati torcendosi senza pudore verso l’uno o l’altro dei potenti di turno. Nessuno può ignorare che è stato tra i promotori della nascita di un dipartimento che ha prontamente abbandonato quando non ne è stato eletto direttore». Toni accesi, appunto. E per il futuro, Perrelli non si stupirebbe «se il pensionando/pensionato Versace dovesse vedersi riconosciuto un ruolo importante nella gestione delle propaggini del Pon di cui sopra». Lo scontro si fa duro, insomma. Non mancano accuse e veleni. E la governance dell’ateneo è più che mai in discussione. (ppp)

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