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Confiscato l'impero di Oliveri

REGGIO CALABRIA La Dia di Reggio Calabria – a seguito di una proposta di misura di prevenzione formulata dal direttore della Dia e in aderenza alle direttive impartite dalla Procura distrettuale di…

Pubblicato il: 12/10/2016 – 13:37
Confiscato l'impero di Oliveri

REGGIO CALABRIA La Dia di Reggio Calabria – a seguito di una proposta di misura di prevenzione formulata dal direttore della Dia e in aderenza alle direttive impartite dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria in tema di aggressione ai patrimoni illeciti – ha eseguito un decreto di confisca di beni emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione misure di prevenzione, nei confronti di Vincenzo Oliveri, 62enne, noto imprenditore nel settore oleario con proiezioni di tutto rilievo anche nel comparto alberghiero, in quello immobiliare e dei servizi, in Calabria (piana di Gioia Tauro e provincia di Catanzaro), in Abruzzo e in Toscana. Vincenzo Oliveri, figlio del defunto Matteo Giuseppe Oliveri è socio, spiega una nota della Dia, insieme al fratello Antonio, in numerose iniziative imprenditoriali avviate sin dai primi anni ’80 e culminate con la costituzione di un vero e proprio impero imprenditoriale (il cosiddetto gruppo Oliveri), le cui attività, partendo dal settore oleario, si sono diversificate nel tempo soprattutto in quello alberghiero di lusso.
Vincenzo Oliveri «in passato – chiarisce la Dia – è stato coinvolto in diversi procedimenti penali per la commissione di reati associativi finalizzati alla commissione di truffe aggravate, frode in commercio, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, i quali si sono conclusi con provvedimenti di prescrizione o amnistia. Di recente, è stato, anche tratto in arresto per i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata ed altro, in ordine all’indebita percezione di contributi erogati a favore di aziende facenti parte del suo gruppo imprenditoriale».
Nel provvedimento, per i giudici del Tribunale reggino i motivi fondanti della confisca, più che quelli riguardanti la sproporzione tra i redditi dichiarati e percepiti, comunque sussistente, sono stati gli indizi sull’ingente patrimonio da lui accumulato nel tempo, considerato frutto di attività imprenditoriale illecita. La misura ablativa, in sostanza, ha riguardato 15 società (di cui è stata disposta la confisca della sola quota dell’imprenditore), 88 immobili, 7 autoveicoli, 385 titoli comunitari (aiuti all’agricoltura) – che danno diritto a percepire dall’Agea la somma di circa 1,6 milioni di euro annui – e svariati conti correnti societari e personali. Il valore complessivo dei beni confiscati è stimato in oltre 324 milioni di euro. Le aziende confiscate proseguono ora la loro attività con appositi amministratori giudiziari nominati dall’Autorità giudiziaria.

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