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La bolla dei porti può esplodere su Gioia Tauro

Hanjin è un nome sconosciuto al grande pubblico, come sconosciuto lo è per gran parte della classe politica calabrese, ma è un nome che ha una rilevanza forte per il futuro della Calabria e sopratt…

Pubblicato il: 13/10/2016 – 10:30

Hanjin è un nome sconosciuto al grande pubblico, come sconosciuto lo è per gran parte della classe politica calabrese, ma è un nome che ha una rilevanza forte per il futuro della Calabria e soprattutto per Gioia Tauro. È di ieri la notizia di 442 esuberi nel Porto. I 442 esuberi sono legati alla Hanjin e a quella che ormai viene definita la bolla dei porti.
È da anni che sia le compagnie di navigazioni, sia gli armatori hanno inseguito il mito del gigantismo navale, cioè del “più è grande, più è bello”, i porti di tutto il mondo hanno investito in tecnologie e in aumento della capacità di movimentazione con il risultato di generare un eccesso di offerta che ha fatto crollare i prezzi e che ha costretto navi e porti a lavorare al di sotto delle loro capacità. La Hanjin è la prima compagnia di navigazione a fallire, ma molte sono in una situazione simile, i porti sono spesso sottoutilizzati, le navi non riescono a viaggiare piene in entrambe le direzioni. Calano quindi i prezzi, aumentano i costi, le banche specializzate erogano con parsimonia il credito che prima concedevano a larghe mani. La bolla del trasporto marittimo sta scoppiando e per trovare un fatto comparabile al fallimento della Hanjin bisogna tornare indietro al 2008 e al fallimento di Lehman and Brothers che ebbe un grande risalto mediatico.
Gioia Tauro è pesantemente coinvolta in questo processo e i 442 esuberi sono solo un debole segnale di quello che può succedere. Lo scoppio di una bolla è un fatto traumatico per l’economia, ma ha anche un effetto catartico, pulisce tutto ciò che di inefficiente il sistema economico tollerava. Dopo lo scoppio di una bolla l’economia si riorganizza tagliando i rami secchi o poco produttivi. Questo è lo scenario del trasporto marittimo per il 2017.
Su Gioia Tauro si continua a disquisire di Zona economica speciale, non si fanno investimenti necessari, non si agisce soprattutto sulle tasse di ancoraggio, senza capire che il 2017 sarà l’anno dell’uscita dal mercato delle compagnie e dei porti meno efficienti. Si continua a discutere, senza farli, di investimenti che avrebbero dovuto essere realizzati 20 anni fa e si non si comprende che per il 2017 occorre mettere in campo una strategia di sopravvivenza per Gioia Tauro. Gli economisti prevedono nel 2017 la tempesta perfetta per il settore del trasporto marittimo, ma sembra che, come sul Titanic, l’orchestra continui a suonare incurante del pericolo che incombe.

*docente Università Mediterranea di Reggio Calabria

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