REGGIO CALABRIA «Fuori da ogni retorica sono convinto che nel movimento cooperativo stiano enzimi fondamentali per vincere la battaglia». A dirlo è stato il deputato Davide Mattiello, componente la commissione parlamentare antimafia, intervenendo, a Reggio Calabria a una tavola rotonda sulla legalità come precondizione per lo sviluppo organizzata nell’ambito della prima giornata dell’iniziativa promossa da Legacoop Calabria per festeggiare i suoi 40 anni con la Biennale dell’economia cooperativa. «Dalle inchieste mosse dalla Dda di Reggio Calabria che incrociano ad altre inchieste nazionali – ha aggiunto – emerge con forza la parola “sicurezza” che significa prevedibilità delle condotte, soddisfacimento delle proprie aspettative, così come è il contrario di paura e terrore, il contrario di precarietà. Di fronte alla parola sicurezza ci troviamo di fronte ad un bivio che riguarda tutti quanti noi: da una parte c’è la realizzazione della sicurezza attraverso l’appartenenza al gruppo, dalla forza del gruppo a cui si appartiene. Questo gruppo può essere individuato con un aulico noi o un più infausto “clan, cosca”, quindi vogliamo una sicurezza che si attua attraverso l’appartenenza al gruppo o attraverso una legge che tutela tutti attraverso il rispetto delle regole, a partire dall’attuazione dell’articolo 3 della Costituzione, e non già dall’appartenenza. Non a caso la nostra costituzione è antifascista e quindi antimafiosa. Su questo bivio ci giochiamo molto di questa battaglia contro la ‘ndrangheta. Perché i “mafiosi”, e uso questo termine omnicomprensivo, sono i maestri di quel paradigma che vuole la sicurezza attraverso l’appartenenza al gruppo».
Mattiello ha anche rivolto un appello al mondo della cooperazione «come pungolo e stimolo alla politica: Verifichiamo i nostri modelli organizzativi, facciamo in modo che il nostro impegno attraverso l’organizzazione del sociale non pensi mai allo Stato come un interlocutore. Percepire l’attività politica come necessaria e non come negativita’, non delegare la rappresentanza serve a salvaguardare la democrazia». Il presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta Arturo Bova ha evidenziato che la ‘ndrangheta è «una vera e propria holding che registra 44 miliardi di fatturato, una ‘ndrangheta che ha cambiato pelle. Oggi la ‘ndrangheta ha commercialisti, professionisti, per non parlare dei figli dei mafiosi che studiano nelle migliori università del mondo. Però è velleitario parlare di start-up se con si considera anche il ruolo delle banche che chiudono i rubinetti e non concedono credito».
Dal presidente del consiglio regionale Nicola Irto è arrivato il ringraziamento a Legacoop “per l’impegno profuso per il riscatto della società, anche ponendo l’attenzione sull’inscindibile collegamento che esiste tra sviluppo socio economico e legalità». Gianni Pensabene, portavoce del Forum del Terzo settore della Calabria, ha sottolineato come «troppe volte nelle conferenze c’e’ chi parla bene e razzola male, fino a quando non si supererà questo tipo di situazione rispetto alla legalità che si applica da quella che si predica, ma si può migliorare proprio facendo rete».
«Il sistema dell’impresa – ha sostenuto Claudio Liotti della presidenza di Legacoop Calabria – è colpito da molti fattori, ovviamente per questo territorio incide negativamente la ‘ndrangheta, ma non è solo questo aspetto a frenare lo sviluppo. Incide ad esempio un sistema squilibrato che crea quella anomalia patologica che è la corruzione, un costo enorme per il sistema Paese, un costo non solo economico ma anche di cultura dell’agire e del tessuto democratico in cui il tessuto di impresa deve crescere e resistere».
Don Ennio Stamile, referente regionale di Libera Calabria, ha sottolineato come «più si parla di legalità più aumenta la corruzione: è un paradosso ma la legalità è un valore che non si può improvvisare, così come lo sviluppo o è sostenibile, o non è sviluppo». La presidente di Legacoop Angela Robbe, infine, ha evidenziato come «costituirsi parte civile non significa semplicemente farlo nei processi, ma nella vita. Non è semplice, ci proviamo, ci prendiamo la nostra responsabilità. Prima di tutto combattendo la mafia e la cultura mafiosa».
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