REGGIO CALABRIA «Non è un referendum pro o contro il governo, anche se qualcuno vorrebbe sfruttarlo per tornare ai vecchi giochi politici. I cittadini, invece, chiedono altro». Lo ha detto il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri partecipando, a Reggio Calabria a una iniziativa dei Comitati per il Sì a Palazzo Campanella con il professor Antonino Spadaro, professore di Diritto costituzionale all’Università Mediterranea e con il presidente del consiglio regionale Nicola Irto. Dinanzi ad oltre 400 persone, Ferri ha enumerato e analizzato i punti proposti dal referendum di riforma costituzionale, rilevando soprattutto il valore dell’introduzione del monocameralismo. «Senza dubbio – ha detto – è l’elemento più qualificante del progetto di riforma poiché, finalmente, anche l’Italia avrebbe un assetto istituzionale dell’iter di formazione delle leggi assolutamente in linea con il resto dei Paesi europei. Con il referendum è possibile “affondare la navetta” risparmiando tempi essenziali nell’approvazione delle leggi e dotandole di quell’efficienza finora non sempre adeguata».
Il sottosegretario alla Giustizia ha inoltre posto in evidenza i risparmi derivanti dalla diminuzione dei parlamentari «come indica la riforma, ben 230 seggi in meno rispetto ai 100 proposti. E non è vero che il sistema elettorale del nuovo Senato – ha proseguito – lede la rappresentatività poiché i nuovi senatori non sono “nominati” ma vengono comunque da una investitura popolare, siano essi sindaci delle città metropolitane o consiglieri regionali». Ferri ha posto in evidenza «la novità della decretazione di urgenza voluta dalla riforma costituzionale, non più come intervento del governo su materie eterogenee, ma come sistema di interventi per aree omogenee e più facilmente controllabili dal Parlamento. Insomma diremo basta ai decreti omnibus, col tempo diventati contenitori di normative per le materie più disparate».
Sul nuovo rapporto tra Stato e Regioni, Ferri ha rilevato che «finora è stato caratterizzato soprattutto dal continuo contenzioso dinanzi alla Corte costituzionale, derivante anche dalla scarsa chiarezza tra la ripartizione delle sfere di competenza sulle materie tra lo Stato e le Regioni. Voglio infine evidenziare – ha concluso Ferri – che questa riforma costituzionale è la precondizione per poter far ripartire il Paese e che la sua bocciatura arresterebbe certamente la spinta innovativa che essa contiene. Qualcuno teorizza anche che occorre ripartire da zero. A costoro rispondiamo che l’Italia ha bisogno di cambiare poiché il rischio è che tutto si fermi e si ritorni alla palude».
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