CATANZARO C’è una lettera che agita l’Arsac. L’avrebbe spedita, via posta certificata, l’anticorruzione della Regione all’omologo ufficio dell’agenzia per l’agricoltura. E riguarda la posizione del direttore generale Italo Antonucci, sulla quale più volte, nei mesi scorsi, sono stati sollevati dubbi. Alcune di quelle questioni avrebbero trovato conferme dopo l’istruttoria della burocrazia della Cittadella. E quelle conferme costituirebbero il cuore della missiva recapitata all’Arsac nelle scorse settimane. Lo confermano sia fonti dell’Agenzia che fonti vicine al dipartimento Agricoltura, struttura che riveste un ruolo di vigilanza sull’ente guidato da Antonucci. A questo punto tocca all’anticorruzione dell’Arsac. Secondo quanto si apprende, i rilievi mossi al direttore generale riguarderebbero un presunto conflitto d’interessi ai tempi della sua nomina.
Questo cortocircuito era stato segnalato dalla Cgil anche all’Autorità nazionale anticorruzione. Antonucci, infatti, quando è stato scelto per guidare l’Arsac, aveva in corso un contenzioso con l’Afor, altro ente controllato dalla Regione. Secondo alcune interpretazioni, quel contenzioso avrebbe reso impossibile l’assegnazione dell’incarico.
In effetti, nel dicembre 2013, quando Antonucci e Giuseppe Zimbalatti – allora dirigente generale del dipartimento Agricoltura – firmano il contratto di assunzione del manager, danno atto «della insussistenza di cause di incompatibilità o, comunque, ostative all’assunzione dell’incarico». Secondo quell’atto non c’è alcun problema alla stipula. Tant’è vero che «il direttore generale dichiara sotto la propria responsabilità di non trovarsi in alcuna situazione di incompatibilità o di conflitto d’interessi». E invece, circa un anno prima, quel (presunto) conflitto si era materializzato proprio davanti al giudice del lavoro di Cosenza. Il 28 dicembre 2012, infatti, Antonucci depositava un ricorso contro l’Afor, colpevole, a suo dire, di avergli ingiustamente revocato un incarico. Il manager, dunque, al momento dell’assunzione nel 2013, aveva ancora un contenzioso in corso con l’Afor, un ente strumentale della Regione. Cioè contro il suo datore di lavoro. Per Antonucci, invece, non c’è alcun problema. E delle sue ragioni abbiamo dato conto in una lettera pubblicata qui. Adesso, però, l’intervento dell’anticorruzione regionale potrebbe avere effetti importanti sulla governance dell’Arsac. Per il direttore generale, a dire il vero, non cambierà granché: il suo incarico è in scadenza il 19 dicembre.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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