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Regione, il buco nero delle partecipate

CATANZARO La parifica del bilancio 2015 della Regione, il primo relativo al governo di Mario Oliverio, è sicuramente un dato positivo, una buona notizia per la Calabria. Ciò non toglie, però, …

Pubblicato il: 16/10/2016 – 12:20
Regione, il buco nero delle partecipate

CATANZARO La parifica del bilancio 2015 della Regione, il primo relativo al governo di Mario Oliverio, è sicuramente un dato positivo, una buona notizia per la Calabria. Ciò non toglie, però, come la situazione in cui versano i conti regionali, soprattutto quelli relativi alle società partecipate, abbia bisogno di ulteriori e profondi sforzi affinché si normalizzi. La relazione della Corte dei Conti, infatti, ha messo in evidenza quella che è una vera e propria giungla di numeri negativi e comunicazioni mancate, un’eredità pesantissima che la Regione si porta dietro ormai da parecchi anni.
Oliverio, anche venerdì scorso, è tornato sull’argomento delle partecipate specificando come dal suo insediamento ad oggi le cose stiano lentamente ma inesorabilmente migliorando: dalla messa in liquidazione di società e fondazioni, fino alla ristrutturazione di altri enti, il governo regionale ha cominciato a mettere mano (magari non con la celerità che ci si sarebbe aspettato, ma è comunque un passo avanti) alla selva di partecipazioni che fanno da peso morto ai conti della Regione.
La relazione della Corte dei Conti, però, ha scattato una fotografia di questa giungla e il risultato è da far tremare i polsi, se si pensa che, come scrive la stessa Corte, «la Regione è impegnata nel processo di razionalizzazione del proprio sistema di partecipazioni dal 2007». Alla fine del 2015, a quando cioè si riferiscono i dati della Corte, il valore delle partecipazioni regionali era di circa 46 milioni di euro, valore riferito a otto società attive, nove in liquidazione e tre sottoposte a procedura fallimentare.
La Regione, per sua stessa ammissione, risulta «gravemente inadempiente nell’esercizio dei propri poteri/doveri di socio pubblico» per quanto riguarda la riduzione dei costi delle partecipate, che secondo le prescrizioni di legge si sarebbe dovuto attestare tra il 10 il 30%. L’obbligo, dice la Regione, non è stato rispettato «a causa delle difficoltà di reperimento delle necessarie informazioni presso le singole società», la giungla di cui sopra.
La violazione, sottolinea la Corte, è grave perché normative regionali impongono che entro il 30 giugno e il 31 dicembre di ogni anno, le partecipate debbano comunicare obbligatoriamente ai dipartimenti regionali di riferimento i propri dati economici e finanziari.
Così, è ancora una volta la Corte dei Conti che deve sottolineare come in caso di mancato adempimento degli obblighi delle società verso la Regione, siano previste delle sanzioni come la revoca «dei soggetti a qualunque titolo nominati dalla Regione nelle società» o il commissariamento della stessa. 
Nel dettaglio, a segnare un incremento della spesa anziché un taglio, sono state: Terme di Sibaritide spa, che non solo ha provveduto a tagliare, ma anzi, dicono i magistrati contabili, ha fatto registrare un forte incremento degli oneri per relazioni pubbliche, convegni, mostre pubblicità e rappresentanza; Sorical, che ha presentato «un incremento della (già elevatissima) spesa per il personale e dei costi della formazione; Calabria Verde che che «incrementato notevolmente la spesa per personale, missioni, manutenzione di mobili, manutenzione e acquisto di machine e attrezzature» a fronte di una leggera riduzione dei costi per utenze e spese postali; l’Aterp di Vibo Valentia, con un aumento della spesa pari al 56,76%. A seguire l’Aterp di Cosenza (+44,64%), l’Ardis (+13,17%), l’Aterp di Reggio Calabria (+7,78%), l’Arsac (+1,63%). Di contro, sono stati evidenziati i risultati positivi raggiunti da Arcea, Arpacal, Calabria Lavoro e Aterp di Crotone, tutti con una riduzione superiore al 10%. Leggermente inferiore il dato dell’Aterp di Catanzaro, con un meno 7,69%.

I BILANCI IN ROSSO Quanto alla consistenza delle perdite, a preoccupare sono i bilanci di tutte le società a partecipazione regionale. Anche se alcune di essere risultano in attivo di somme decisamente esigue, queste sono, scrive la Corte, «non di rilevanza tale da controbilanciare il giudizio complessivo sull’inefficienza economico-finanziaria dell’esternalizzazione regionale». I numeri infatti sono impietosi: le due partecipate al 100% dalla Regione, FinCalabra e Ferrovie della Calabria, hanno chiuso il 2015 con un disavanzo rispettivamente di 6,6 e 1,1 milioni di euro. Male anche Sacal che ha chiuso con 2 milioni di passivo, di cui il 10% a carico delle casse regionali. Buio pesto per Sogas, la società che ha gestito l’aeroporto di Reggio Calabria: buco da 8,4 milioni di euro, di cui 1,1 a carico della Regione.
In totale, nel periodo 2012-2015, le partecipate sono costate alla Regione, tra fondi propri, fondi Por ed Fsc, qualcosa come 448 milioni di euro. Un fiume di denaro che spesso è stato alla base degli scandali legati alle partecipate, si pensi a Calabria Etica e a Calabria Verde, ad esempio.

LA POSIZIONE DI OLIVERIO Il governatore, a distanza di quarantotto ore dalla relazione della Corte dei Conti, è tornato a commentarne i risultati, con particolare riferimento proprio agli enti subregionali: «I risultati della bonifica che stiamo operando cominciano a venire – ha spiegato -. Abbiamo chiuso Ardis, Field, Sia, Progetto Magna Greacia e Sviluppo Italia. Abbiamo riordinato le Aterp portandole da cinque a una sola, come abbiamo fatto le Asi, che sono state sostituite dal Corap. Entro il 2016 arriveremo anche a liquidare Calabria Etica e stiamo riordinando FinCalabra, un asset importante che vogliamo rilanciare dopo i disastri passati». 

Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it

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