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SIX TOWNS | La Sila sporca di sangue

CROTONE Associazione di tipo mafioso, omicidio, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento di latitanti, ricettazione, anche di macchine agricole, violazioni in materi…

Pubblicato il: 18/10/2016 – 10:59
SIX TOWNS | La Sila sporca di sangue

CROTONE Associazione di tipo mafioso, omicidio, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento di latitanti, ricettazione, anche di macchine agricole, violazioni in materia di armi. Gli “investimenti” ‘ndranghetistici sono molto differenziati. E il gruppo è uno dei più famelici tra quelli attivi nel Crotonese. La sua influenza si estende in un’area piuttosto vasta. È il “locale di Belvedere Spinello”, colpito martedì dalla Dda di Catanzaro. Vantava addentellati su sei località distribuite tra la provincia di Crotone (Belvedere Spinello, Rocca di Neto, Caccuri, Cerenzia e Castelsilano) e Cosenza (San Giovanni in Fiore), contando anche su propaggini operative in Lombardia (una ‘ndrina distaccata radicata nella città di Rho, alla periferia nord di Milano). Proprio il numero delle cittadine calabresi epicentro dell’organizzazione ha ispirato il nome dell’operazione (“Six towns”), che ha preso spunto dalle indagini coordinate dai pm Vincenzo Luberto, e Domenico Guarascio, con la supervisione del procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri.

IL CLAN Belvedere Spinello era l’epicentro dell’attività del gruppo, capeggiato da Agostino Marrazzo (classe 1963) che si avvaleva dei luogotenenti più fidati, reclutati all’interno della famiglia (quali il fratello Sabatino Domenico Marrazzo, classe 1957, e il cugino Giovanni “Giannino” Marrazzo, classe 1956). Tra i “capi” più influenti delle ‘ndrine locali “satelliti” sono stati invece individuati Francesco Rocca e Giovanni Spadafora (San Giovanni in Fiore) e Saverio Bitonti (Castelsilano).

GLI OMICIDI Le indagini hanno avuto inizio a seguito del duplice omicidio di Tommaso Misiano e Gaetano Benincasa, avvenuto a Rocca di Neto il 18 luglio 2008. Ma sono (anche) altri due gli omicidi contestati: quelli di Francesco Iona (1999) e Antonio Silletta (2006). Perpetrati con modalità particolarmente violente e sanguinose, quei delitti sarebbero maturati nell’ambito della stessa organizzazione (di cui Francesco Iona era addirittura una figura di vertice): sarebbero “regolamenti di conti” legati alla gestione degli affari illeciti e alla scalata al controllo della cosca.

DROGA INTERNAZIONALE Il sangue, gli affari e il narcotraffico viaggiano assieme. Tra le attività del clan, infatti, c’era il traffico di stupefacenti – cocaina in primis, ma anche hashish e marijuana – che, dalla Calabria o da Olanda, Belgio e Spagna venivano fatti confluire nell’hinterland milanese per lo spaccio sul mercato locale, gestito direttamente dalla ‘ndrina di Rho, “succursale” distaccata della “locale di Belvedere Spinello”. La marijuana, in particolare, era coltivata anche nelle campagne di Castelsilano.

IL PENTITO Fondamentali, per gli investigatori, le dichiarazioni rese a più riprese dal collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, già capo della “locale” di Belvedere Spinello.

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