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«Mi dissero che Faccia di mostro aveva ucciso Borsellino»

CALTANISSETTA «Pietro Scotto in carcere all’Asinara accusava Giovanni Aiello di essere stato colui che aveva premuto il pulsante, che aveva fatto scoppiare la bomba per uccidere Borsellino. Scotto …

Pubblicato il: 19/10/2016 – 11:01
«Mi dissero che Faccia di mostro aveva ucciso Borsellino»

CALTANISSETTA «Pietro Scotto in carcere all’Asinara accusava Giovanni Aiello di essere stato colui che aveva premuto il pulsante, che aveva fatto scoppiare la bomba per uccidere Borsellino. Scotto diceva pure che erano stati i servizi segreti a dare l’incarico ad Aiello». L’ha detto il pentito di ‘ndrangheta, Antonino Lo Giudice, nell’udienza di mercoledì del quarto processo per la strage di via D’Amelio in cui sono imputati Salvo Madonia e Vittorio Tutino per strage e i falsi pentiti Francesco Andriotta, Vincenzo Scarantino e Calogero Pulci per calunnia. Lo Giudice, dunque, chiama in causa come fonte delle sue informazioni il tecnico telefonico e fratello del mafioso Gaetano Scotto, accusato dagli inquirenti di aver manomesso gli impianti telefonici del palazzo di via D’Amelio per intercettare le telefonate della madre del giudice Borsellino al fine di conoscere i movimenti del magistrato e già assolto per questa contestazione. E nomina ancora una volta Aiello, alias Faccia di mostro, ex agente della Mobile di Palermo, evocato da collaboratori e testimoni come killer di Stato intervenuto in diversi episodi torbidi della storia recente della Repubblica.

L’ORDIGNO Lo Giudice ha poi riferito altri particolari: «Ho conosciuto Giovanni Aiello e mi ha raccontato di essere stato lui a preparare l’ordigno per la strage di via D’Amelio e che si era nascosto in un albergo di lusso, in un grande residence e quando ha visto il giudice Borsellino arrivare sotto casa della madre ha premuto il pulsante». Il pentito sta raccontando anche particolari sull’esplosivo utilizzato per le stragi di Capaci e via D’Amelio, sebbene continuino a esserci contraddizioni e anche dettagli completamente contrari a quanto emerso anche dalle indagini e da altri processi: «Le posso dire – le parole di Lo Giudice – che tutto l’esplosivo servito sia per Falcone che per Borsellino è arrivato da Reggio Calabria e lo ha trasportato proprio Aiello. Gaetano Scotto lo aveva mandato a prelevare 10 quintali di esplosivo C4 e l’ordine era arrivato da Totò Riina».
Il pm Stefano Luciani, però, gli ha contestato che dell’esplosivo non aveva mai parlato in precedenza e gliene ha chiesto la ragione. «Non era mai stato affrontato il problema», la risposta di Lo Giudice; ma il pm ha poi fatto notare che queste domande gli erano già state fatte durante gli interrogatori tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 e lui non ne aveva parlato. «Forse mi è sfuggito», ha risposto Lo Giudice. «Scusi, ma non possiamo uscirne cosi’ semplicemente, visto che si tratta di fatti abbastanza importanti». Lo Giudice ha anche raccontato di avere conosciuto Giovanni Aiello nel 2007: «Lui era venuto in Calabria sul posto dove lavoravo io e con me c’erano anche Giuseppe e Consolato Villani e il capitano Tracuzzi della Dia di Reggio Calabria. Noi dovevamo fare degli acquisti di armi. Tracuzzi mi ha presentato Aiello e mi disse che dovevo mettermi d’accordo con lui. Aiello tornò dopo una settimana, era in compagnia di una donna, una certa Antonella».

IL DELITTO AGOSTINO Ancora ricordi confusi e contraddizioni nella deposizione del pentito di ‘ndrangheta Antonino Lo Giudice, che deponendo oggi in Corte d’assise a Caltanissetta nel quarto processo per la strage di via D’Amelio ha parlato pure dell’omicidio del poliziotto Nino Agostino e del fallito attentato all’Addaura a Giovanni Falcone. Due eventi che, stando alla deposizione del collaborante, erano strettamente collegati tra loro. «In questo attentato per uccidere il giudice Falcone all’Addaura – ha detto Lo Giudice – era coinvolto Aiello che si trovava su un gommone, in mare, insieme a un certo Piazza, un infiltrato che lavorava nel commissariato di San Lorenzo insieme a lui. Sul gommone c’era pure Gaetano Scotto, che mi risulta essere un mafioso di Caltanissetta e tutti insieme dovevano fare brillare l’esplosivo». «A uccidere Nino Agostino – ha aggiunto – sono stati Giovanni Aiello e questo Piazza. Aiello mi disse che aveva deciso di uccidere Agostino perché sospettava qualcosa sull’attentato all’Addaura e poi decise di uccidere pure Piazza per non lasciare testimoni».
Ma è l’ennesima versione, ben diversa rispetto a dichiarazioni rese in passato: negli interrogatori con i magistrati di Catanzaro e Reggio Calabria Lo Giudice aveva detto che invece Aiello faceva indagini sul fallito attentato all’Addaura per contro di Contrada. Alle numerose contestazioni del pm Lo Giudice ha pure negato di avere reso le precedenti dichiarazioni, dicendo: «Forse c’e’ un errore, quelle cose non le ho dette. Non sono dichiarazioni mie»; per poi dire: «Quando mi hanno sentito in passato stavo male e non ero lucido, volevo pure suicidarmi».

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