MONASTERACE Duro colpo al clan Ruga. Quattordici tra capi e gregari del clan che si è sempre sentito padrone di Monasterace sono finiti in manette questa mattina su richiesta della Dda e per ordine del gip di Reggio Calabria, perché accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, omicidio, favoreggiamento personale, danneggiamento, rapina ed estorsione, porto e detenzione illegale di armi, lesioni personali, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, tutti aggravati dalla metodologia mafiosa. In manette sono finiti anche gli attuali vertici del clan che storicamente ha “governato” su Monasterace.
Per i Ruga, il paese era “cosa loro”, anche se nel 2011 la sindaca Maria Carmela Lanzetta non lo voleva capire. Per questo, nel giugno di quell’anno, il clan ha distrutto la storica farmacia della famiglia del sindaco e qualche mese dopo, nel marzo 2012, ha ridotto ad un colabrodo l’auto del primo cittadino, crivellandola di colpi. Proprio in quei mesi, hanno scoperto i carabinieri del Nucleo investigativo di Locri, il clan stava cambiando pelle, dopo il brutale omicidio del boss Andrea Ruga. Un delitto maturato all’interno della famiglia, ricostruito dagli investigatori, che sono riusciti a ricostruire dinamica e movente della morte del boss, come organigramma, ruoli e compiti degli uomini che all’interno del clan hanno preso il comando dopo aver seppellito il vecchio capo.
I NOMI DEGLI ARRESTATI Sono nove le persone finite in manette questa mattina, nell’ambito dell’operazione “Confino 2”, condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. Si tratta di Cosimo Giuseppe Ruga, Roberto Demasi, Andrea Lamberti, Antonio Leotta, Maurizio Sorgiovanni, Giorgio Vertolo, Vincenzo Emanuele, Salvatore Papaleo, Cosimo Sorgiovanni. Ai domiciliari sono finiti, invece, Antonio Franco, Salvatore Certomà, Maria Concetta Ruga, Filippo Amato e Giuseppe Fabiano.
IL BOSS CHE UCCISE IL FRATELLO Tra gli arrestati dell’operazione “Confine 2”, condotta stamattina dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, c’è anche il boss Giuseppe Cosimo Ruga, di 65 anni, che era libero dopo avere scontato una condanna a 26 anni. I particolari dell’accusa contestata al boss sono stati illustrati nel corso della conferenza stampa tenuta dal Procuratore della Repubblica, Federico Cafiero de Raho, e dal Comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Giancarlo Scafuri. Ruga, in particolare, è accusato dell’omicidio del fratello Andrea, ucciso nel 2011 dal boss dopo che era tornato in libertà, per vendicarsi del fatto che aveva approfittato della sua detenzione per prenderne il posto a capo della cosca. Andrea Ruga, secondo quanto riferito dagli investigatori, venne soffocato con un cuscino dal fratello, che poi tentò di fare attribuire il decesso ad un malore. Per evitare di essere scoperto, tra l’altro, Giuseppe Cosimo Ruga fece sabotare il sistema di videosorveglianza della casa del fratello.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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