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Edilizia sociale, cantieri fermi da mesi

CATANZARO Più lo si scorre, più il dossier sul bando per l’edilizia sociale depositato al Tar riserva sorprese inaspettate. Le mille pagine (tra ricorso e allegati) recapitate da Panama ai giudici …

Pubblicato il: 22/10/2016 – 23:00
Edilizia sociale, cantieri fermi da mesi

CATANZARO Più lo si scorre, più il dossier sul bando per l’edilizia sociale depositato al Tar riserva sorprese inaspettate. Le mille pagine (tra ricorso e allegati) recapitate da Panama ai giudici amministrativi sono una riserva infinita di (presunte) “scorciatoie” per alcune ditte che sono riuscita ad accaparrarsi finanziamenti importanti. In alcuni casi senza neppure aver fornito alla Regione un documento che provasse l’effettiva possibilità di realizzare l’intervento previsto. La burocrazia della Cittadella, insomma, ha dato il via libera a una serie di progetti privi di atti fondamentali. La prova di questa “leggerezza” è nei fatti: quei programmi edilizi sono ancora fermi. Non è stato posato neppure un mattone.

BASTA L’AUTOCERTIFICAZIONE Alcuni tra gli interventi ammessi a finanziamento non sono ancora partiti. E, di conseguenza, nei loro confronti non sono stati erogati fondi. Il problema, in questo caso, è il motivo per il quale questi lavori sono bloccati. Questa sezione del ricorso riguarda cinque ditte. L’avviso pubblico imponeva, «pena l’esclusione», che alla domanda di partecipazione fosse allegato il «certificato di destinazione urbanistica dell’area di intervento». In sostanza, prima di concedere dei finanziamenti pubblici la Regione è tenuta a verificare che gli alloggi siano effettivamente realizzabili e cantierabili. I legali di Panama spiegano che l’unico documento in grado di rispondere a questa esigenza è il certificato di destinazione urbanistica. Questo atto è stato presentato da tutti i partecipanti, tranne cinque. In un caso è stato sostituito da un’autocertificazione firmata dal responsabile tecnico della ditta. Che si giustifica spiegando che «l’ufficio tecnico del Comune non è nelle condizioni di poter rilasciare tali certificati in quanto sono scaduti i termini per la validità dei piani regolatori». E dice anche che il responsabile unico del procedimento della Regione, una volta appresa la circostanza, ha risposto: «È sufficiente che il tecnico dichiari i motivi». Con un’autocertificazione che, tra l’altro, non contiene alcun dato sulla volumetria dell’intervento, si dice sì a finanziamenti milionari. Un’altra società, per alloggi da realizzare a Cosenza, si limita anch’essa all’autocertificazione, ma senza indicare neppure il numero del foglio di mappa e delle particelle. Insomma, in questo caso c’è addirittura “incertezza” sull’esatta posizione del complesso residenziale.

IL “CASO RENDE” Nel dossier c’è anche un “caso Rende” che riguarda quattro società. Per queste, secondo i legali di Panama, mancherebbe la prova della possibilità di avviare i cantieri al momento della presentazione della domanda. Le regole fissate dalle Regione erano orientate a consentire di accedere ai finanziamenti soltanto a chi fosse già pronto a far partire i lavori appena ammesso ai fondi. Tant’è vero che, secondo i parametri fissati, il tempo a disposizione per partire – dopo la redazione della graduatoria – era fissato in 120 giorni. Esempio: nel caso in cui la costruzione degli alloggi fosse subordinata alla firma di una convenzione tra la ditta e il Comune, questa avrebbe dovuto essere allegata alla domanda di partecipazione. Alcuni lo hanno fatto, altri no. E sono tutti concentrati a Rende. La circostanza è spuntata dopo un’indagine urbanistica (sempre condotta dal pool legale di Panama) sulle singole particelle catastali. Le aree oggetto della contesa sarebbe tuttora inedificabili, proprio perché manca la convenzione che destina a esse un nuovo “status” urbanistico. Di certo – è la tesi del dossier – lo erano al momento della presentazione delle domande. Che, dunque, non avrebbero dovuto superare la selezione operata dagli uffici. Ancora una volta, saremmo davanti a qualche manciata di milioni di euro concessa senza che, addirittura, sui terreni destinati ai progetti si potesse posare un mattone. E questo mentre altri cantieri, pronti a partire, venivano “esclusi” dalla Regione. Un po’ come se bastasse “prenotare” gli spazi per poter avere i finanziamenti. Quei lavori, intanto, non sono ancora iniziati. A molti mesi dall’approvazione della graduatoria finale. Altro che 120 giorni. (2. Continua)

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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