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La Caritas: «A Lamezia sfregio contro l'accoglienza»

LAMEZIA TERME Lamiere contorte, materassi ridotti in cenere. Sono i resti dell’incendio che lo scorso 17 ottobre, nel cuore della notte, ha distrutto parte del progetto “Villaggio della Carità”, l’…

Pubblicato il: 22/10/2016 – 13:16
La Caritas: «A Lamezia sfregio contro l'accoglienza»

LAMEZIA TERME Lamiere contorte, materassi ridotti in cenere. Sono i resti dell’incendio che lo scorso 17 ottobre, nel cuore della notte, ha distrutto parte del progetto “Villaggio della Carità”, l’opera giubilare della Diocesi di Lamezia Terme voluta e portata avanti dalla Caritas. Il danno prodotto è stato stimato, approssimativamente, in 20mila euro. La natura dolosa del gesto è “firmata” da una bottiglia con liquido infiammabile che i carabinieri hanno trovato accanto a uno dei quattro container distrutti. Quattro su sedici. Padre Valerio Di Trapani e padre Claudio Piccolo Longo, responsabili della Caritas diocesana non riescono a nascondere la rabbia e l’indignazione per un gesto che, dicono, «non ci impaurisce ma ci pone delle domande». Hanno indetto una conferenza per spiegare ogni cosa, per fugare le dicerie, i dubbi e gli interrogativi nascosti dietro a questo episodio.

container distrutto
(Uno dei container distrutti)

«Qualcuno ha pensato di distruggere questo sogno e di bruciarlo – ha detto padre Valerio –. Non sappiamo chi abbia compiuto il gesto. Se lo avessimo saputo lo avremmo detto». La Caritas di Lamezia ha deciso di andare avanti «con “parresia” (parlando con franchezza, ndr) e senza paura.» «Ricorderemo la data del 17 ottobre tutti i giorni fin quando non sapremo chi è stato a distruggere  un sogno e violare la libertà di persone di buona volontà», hanno affermato i sacerdoti. E, parlando con franchezza, i sacerdoti hanno deciso di fugare ogni chiacchiericcio nato dopo l’atto intimidatorio. Il terreno su cui sorgerà il villaggio appartiene alla Diocesi; nessuna impresa sta ancora lavorando al progetto, non c’è ancora nessun appalto perché prima c’è da risolvere una variante al piano regolatore comunale per la destinazione d’uso del terreno; i container non sono stati regalati ma comprati. Infine, il Villaggio avrà tre funzioni: deposito per raccogliere vestiti, abiti e mobili donati per i più bisognosi; creare una casa famiglia e uno spazio di accoglienza per i giovani che vogliano fare esperienza di volontariato. «C’è chi non ama la dimensione della Caritas di accogliere tutti – ha detto padre Valerio –, se c’è qualcosa da dire lo si dica con le parole, non con le bombe». Secondo padre Valerio negli ultimi tempi la cultura dell’accoglienza della Caritas è sotto attacco. «Al Nord abbiamo saputo che negli ultimi tempi dieci gruppi Caritas sono stati destinatari di lettere intimidatorie. Ma cosa siamo, in guerra?», ha detto padre Valerio che non nasconde la sua insofferenza su certe voci riguardo alla gestione del denaro da parte della Caritas. «Dicono che ci prendiamo i soldi. Io, personalmente non ho nemmeno un bancomat, e padre Carlo ha poche centinaia di euro sul conto».

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(Un rendering del Villaggio della Carità)

PAROLE, NON BOMBE Le coscienze vanno formate al confronto. E’ questo uno degli obbiettivi della Caritas. «Se c’è qualcosa da dire lo si dica con le parole non con le bombe». «Un immigrato, un povero, un giovane non sono il nemico», ha sottolineato padre Carlo. 
«La prima cosa che questa città deve fare è finirla di mettere sotto il tappeto le cose scomode: far finta che non esista la ‘ndrangheta, che non esistano cellule di una destra impazzita, così come il chiacchiericcio di chi la mattina si alza e pensa di fare il profeta e di saperla più di tutti gli altri quando non è così. E’ da diversi anni ormai che le Caritas in tutta Italia sono oggetto di attacchi di varia natura, tra cui anche raid di gruppi xenofobi e intolleranti. Come Caritas lametina siamo pronti a continuare il progetto, costruire un luogo per offrire a ragazzi con difficoltà e disagi l’opportunità di intraprendere percorsi educativi all’insegna dell’accoglienza e della prossimità agli ultimi e dare a tutti la possibilità di fare esperienze di volontariato. Continuiamo, ma ricordiamo questa data: il 17 ottobre rappresenterà un punto di partenza, una data simbolica, rispetto alla quale andiamo avanti con ancora più slancio e determinazione e al tempo stesso chiedendo che sia fatta verità e giustizia. E se gli altri distruggono e bruciano, noi continuiamo a costruire e formare le coscienze, alla cultura dell’accoglienza e della gratuità», ha affermato Padre Valerio Di Trapani. A chi può dare fastidio che nasca qualcosa di nuovo? Che si raccolga quello che un altro vorrebbe buttare per darlo a chi ha bisogno? Rivolto a chi ha incendiato il Villaggio padre Carlo manda un messaggio: «Prova a cambiare strada. Prova a fare del bene».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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