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Edilizia sociale, milioni "regalati" con un'autocertificazione

CATANZARO Si può ottenere un finanziamento regionale per l’edilizia sociale senza un atto ufficiale che indichi che l’area destinata all’intervento è edificabile? In Calabria sì. Nel dossier deposi…

Pubblicato il: 24/10/2016 – 11:46
Edilizia sociale, milioni "regalati" con un'autocertificazione

CATANZARO Si può ottenere un finanziamento regionale per l’edilizia sociale senza un atto ufficiale che indichi che l’area destinata all’intervento è edificabile? In Calabria sì. Nel dossier depositato da Panama (la società che, difesa dall’avvocato Crescenzio Santuori, ha prodotto ricorso contro il bando della Regione) c’è anche questo. L’anomalia riguarderebbe cinque ditte che, per un motivo o per un altro, hanno superato la selezione senza aver prodotto un documento ufficiale che certificasse la capacità di far partire rapidamente i cantieri. Era uno dei criteri previsti nel bando, ovviamente: troppo facile aggiudicarsi i fondi senza la certezza di avviare i lavori. Questo il (condivisibile) principio, ma la realtà è un’altra cosa.
In uno dei cinque casi segnalati da Panama, il certificato di destinazione urbanistica è stato sostituito da un’autocertificazione. Il responsabile tecnico della ditta interessata si è giustificato spiegando che l’ufficio tecnico comunale non era «nella condizione di poter rilasciare tali certificati in quanto sono scaduti i termini per la validità dei Piani regolatori generali». Lui li aveva chiesti, insomma, ma nessuno glieli aveva forniti. Questo modus operandi chiama in causa la burocrazia della Cittadella. La ditta, infatti, aveva illustrato il problema al responsabile unico del procedimento alla Regione. La risposta (via email): «È sufficiente che il tecnico dichiari i motivi». Non importa, dunque. E il legale della Panama lo rimarca: «Ci si chiede come sia possibile che la Regione Calabria, senza ricorrere a qualsivoglia forma di approfondimento istruttorio, pur richiedendo espressamente nell’avviso pubblico il rilascio di certificazioni rilasciate dall’organo tecnico comunale nella veste di pubblico ufficiale (…) possa assentire finanziamenti milionari in forza di mere autocertificazioni provenienti dal “direttore tecnico” dell’impresa stessa». 
Altra questione: l’autocertificazione «non contiene alcun dato – sempre secondo il ricorso – circa la “volumetria disponibile”». Come ha fatto la commissione esaminatrice a promuovere un progetto privo di certificato di destinazione urbanistica e di volumetria? Mistero. E non è l’unico caso del genere: anche per un’altra iniziativa il certificato non c’è. E cosa fa la commissione? Ne prende atto e tira dritto per la propria strada, finanziando il progetto.

IL BILANCIO SBAGLIATO Una delle società vincitrici mostra, invece, un problema con il bilancio. Per scoprirlo, però, i legali della Panama sono stati costretti a ricorrere a una visura camerale perché non sarebbero riusciti a ottenere dalla Regione Calabria gli atti riguardanti la domanda di partecipazione: semplicemente, erano «non reperibili».
È bastato, però, rivolgersi alla Camera di Commercio per tirare fuori quella che pare un’anomalia. Facciamo sempre riferimento al bando. L’articolo 9, per dimostrare la solidità delle società, imponeva a tutte di allegare «copia dell’ultimo bilancio depositato in pareggio o in attivo». Chi non lo avesse fatto sarebbe stato escluso dalla gara. Ebbene, per questa ditta al 31 dicembre 2013 risulta un risultato netto in perdita per oltre mezzo milione di euro. C’è un segno meno che pesa, dunque, nel bilancio 2013, ossia quello che avrebbe dovuto essere allegato alla domanda di partecipazione (che risale al 2014): i conti non erano né in attivo né in pareggio, ma in evidente condizione di deficit. Ditta esclusa? Niente affatto. Le è bastato presentare il bilancio relativo al 2012, che era in attivo ma, almeno apparentemente, non c’entra nulla con le richieste del bando. Che, da stringenti, in questo caso sono diventate (troppo?) flessibili.

LE DITTE INDIVIDUALI: DENTRO O FUORI? Anche se indirettamente, ha a che fare con il bilancio anche la situazione di due società. Si tratta di ditte individuali (solo una delle due è in posizione utile per ottenere i finanziamenti) che si ritrovano in graduatoria anche se l’avviso pubblico – secondo le valutazioni della Panama, che si basano su due articoli dello stesso avviso – escludeva la partecipazione di «imprese individuali». Nonostante la veste giuridica “vietata”, però, entrambe sono ammesse a finanziamento. La loro presenza, però, apre un’altra questione: le ditte individuali non dispongono di un “bilancio”, che pure sarebbe stato – secondo le regole stabilite dalla stessa Regione – indispensabile per la partecipazione. Un guaio, vi direte. Mica tanto: una delle due ha allegato un attestato del proprio consulente il quale sostiene che l’allegato «bilancio al 31 dicembre 2012… è l’ultimo bilancio depositato e il medesimo è in attivo». Nella documentazione, dunque, non c’è un vero e proprio documento contabile ma un atto sottoscritto dalla stessa ditta, che si “promuove” da sola.

L’AREA VINCOLATA Anche a Reggio Calabria sarebbe accaduto qualcosa di strano. La commissione regionale, infatti, ha valutato il progetto presentato da una delle ditte oggetto del ricorso spiegando che «dal certificato urbanistico l’area su cui dovrà sorgere l’intervento risulta soggetto a vincolo paesaggistico-ambientale e parzialmente a quello aeroportuale». Per gli avvocati di Panama sarebbe bastato questo per escludere la società, anche perché «tale vincolo deriva dal Qtrp (Quadro territoriale regionale paesistico)» adottato il 22 aprile 2013. (3. Continua)

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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