RENDE «Manca un progetto di sviluppo vero per il futuro e, al di là delle belle parole, l’Università è diventata oramai dependance di qualche potente partito». È tutta la Cgil (dal segretario generale per la Calabria Angelo Sposato ai livelli locali: Umberto Calabrone, Gianfranco Trotta e Giuseppe Assalone) a sferrare un attacco deciso al rettore dell’Unical Gino Mirocle Crisci. Ad Arcavacata sono tempi di contrapposizioni forti. E la Cgil si schiera con la fronda che contrasta il Magnifico. Lo fa senza mezzi termini: «Riteniamo che l’Università della Calabria, per storia e ruolo sociale, meriti una guida autorevole, che faccia del confronto democratico e del rispetto degli altri una vera ragion d’essere, senza se e senza ma. Invitiamo, pertanto, il Magnifico Rettore a volersi chiedere se non sia il momento di avviare una attenta riflessione sul futuro dell’Università della Calabria, che debba comportare un chiaro e tangibile cambio di passo, per il futuro ed il bene dell’ateneo».
Lo spunto per la “crisi” è «il comportamento irriguardoso e irrispettoso tenuto dal rettore nei confronti della presidente del Comitato degli Iscritti della Flc-Cgil Unical nonché rsu, Marisa Fasanella», alla quale il rettore avrebbe – secondo la versione della Cgil – mancato di rispetto nel corso della seduta di contrattazione d’ateneo dello scorso 19 ottobre. Il sindacato evidenzia «l’impossibilità all’interno dell’ateneo di un confronto civile e regolare tra le parti» e mette all’indice «i termini imperativi e arroganti usati nei confronti della compagna Marisa Fasanella, ricordando al rettore che le contrattazioni si svolgono tra le parti in modo paritetico e con eguale dignità di tutti, per cui, alcune espressioni, il rettore, forse, le potrà usare in altre situazioni, qualora gli siano consentite, non certamente nel contesto delle relazioni sindacali».
Una dura presa di posizione, che allarga le difficoltà del dialogo agli ultimi anni, durante i quali «gli spazi del confronto democratico all’interno dell’ateneo si sono ridotti notevolmente, la meritocrazia resta una variabile da usare a proprio uso e consumo, i servizi agli studenti sono diminuiti e le tasse sono a livelli insopportabili per molti».
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