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Processo ai Mancuso, si astengono due giudici

VIBO VALENTIA La palla, adesso, passa al presidente del Tribunale di Vibo, Alberto Filardo. Sarà lui ad avere l’ultima parola sulla richiesta di astensione che riguarda i giudici Vincenza Papagno e…

Pubblicato il: 24/10/2016 – 13:19
Processo ai Mancuso, si astengono due giudici

VIBO VALENTIA La palla, adesso, passa al presidente del Tribunale di Vibo, Alberto Filardo. Sarà lui ad avere l’ultima parola sulla richiesta di astensione che riguarda i giudici Vincenza Papagno e Giovanna Taricco, rispettivamente presidente e giudice a latere del Tribunale collegiale dinanzi a cui si sta celebrando il processo scaturito dall’inchiesta antimafia “Black Money”, che vede alla sbarra presunti capi e gregari del clan Mancuso di Limbadi e Nicotera. La richiesta di astensione dei due giudici è stata avanzata dagli avvocati difensori di Pantaleone Mancuso (“Scarpuni”), Francesco Calabrese e Francesco Sabatino. Quest’ultimo, in particolare, nel corso dell’udienza di oggi ha motivato la richiesta di ricusazione del collegio riferendosi alle motivazioni – depositate il 17 ottobre scorso – della sentenza di condanna di Nunzio Manuel Callà a 16 anni di reclusione nell’ambito del procedimento scaturito dall’operazione Gringia-Dietro le quinte. Nella sentenza, emessa dal collegio di cui facevano parte Papagno e Taricco, si fa riferimento in maniera ampia e circostanziata proprio al boss “Scarpuni”, di cui Callà – condannato per il tentato omicidio di Francesco Scrugli, sodale del neopentito Andrea Mantella – è ritenuto il braccio destro. Nelle motivazioni della sentenza, hanno spiegato gli avvocati, c’è un intero capitolo dedicato al ruolo di Pantaleone Mancuso, che viene indicato come figura determinante nella sanguinosa faida che ha visto contrapposti i Patania di Stefanaconi e il clan dei “piscopisani”. La circostanza, insomma, farebbe presupporre che, di fatto, i due giudici abbiano già anticipato in quella sentenza una sorta di giudizio riguardante Mancuso. Da qui la richiesta di trasmissione degli atti al presidente del Tribunale che, anche alla luce del fatto che la presidente Papagno e il giudice a latere Taricco hanno dichiarato di astenersi accogliendo la richiesta delle difese, dovrà valutare se respingere l’istanza o cambiare il collegio giudicante del processo “Black Money”.

Di contenuto sostanzialmente diverso, invece, la richiesta di rimessione del processo per “legittima suspicione” annunciata in aula dall’avvocato Giuseppe Di Renzo. Il difensore di Giovanni Mancuso, a cui si sono poi associati anche gli altri difensori – eccetto l’avvocato Francesco Stilo (difensore di Antonio Mancuso) – ha infatti anticipato le motivazioni della richiesta alla Corte di Cassazione, non ancora formalizzata, spiegando che «dopo il tam tam mediatico seguito alla deposizione del collaboratore di giustizia Andrea Mantella» e alla luce delle notizie di un’ispezione disposta dal Ministero della Giustizia nei confronti del Tribunale del Vibo «si è creato un clima di tensione che mina la serenità del Collegio».

A entrambe le richieste avanzate dalle difese si era opposto il pm Marisa Manzini, che rappresenta la pubblica accusa per la Dda di Catanzaro, mentre la presidente Papagno, nell’annunciare la sua astensione e quella del giudice a latere, ha spiegato che effettivamente la vicenda a cui si fa riferimento nella sentenza di condanna di Callà «è entrata in questo processo con le deposizioni dei collaboratori di giustizia Bono e Mantella».

Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

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