COSENZA È il primo film calabrese indipendente ad approdare nelle sale nazionali. Per questo e altri motivi il regista Renato Pagliuso ne parla orgogliosamente come di «un film del riscatto», il suo, quello della sua terra, quello dei protagonisti. Il messaggio di rivalsa appare chiaro già dal principio: la Calabria non veniva citata nel titolo di un lavoro cinematografico dal lontano 1987 quando fu utilizzato per l’ultima volta da Luigi Comencini. Ma c’è di più. “Racconto Calabrese” non è il solito affresco di una regione martoriata dalla ‘ndrangheta, così come si sarebbe indotti a pensare – sulla scia delle mode recenti che insistono su questo filone -, non ricalca «il già visto» o «il già sentito», al contrario, è un’opera nuova, diversa, del tutto scevra da stereotipi, che mette in campo i valori: primo fra tutti, «l’amore di un padre al di là di ogni limite», che non a caso compendia il titolo principale e permea la narrazione dall’inizio alla fine.
La storia è quella di Pasquale, tornato a Morano Calabro, suo paese d’origine, dopo una vita di scorribande trascorsa all’insegna del vizio del gioco, e di Nicola Gaffuri (interpretato dal grande attore western americano Robert Woods, scelto da Pagliuso per l’incredibile somiglianza con suo padre), un uomo solo e ingiustamente calunniato, che morirà senza poter riabbracciare sua figlia Concetta. I due destini si intrecceranno in una serie di rocambolesche avventure che condurranno Pasquale e il suo amico Lino sulle tracce della ragazza, per ricongiungerla al padre e alla sua terra. La terra: quella in cui Nicola affonda le mani, quella che spesso si è costretti a lasciare per lavorare, ma ad un prezzo troppo alto: le strade conosciute a memoria, gli affetti, un caffè tra amici. La Calabria diventa lo specchio della vita, in cui sempre è in scena una continua lotta tra il bene e il male: non a caso, l’idea del film nasce non molto tempo fa dalla lettura di reiterate notizie di suicidi apparse sui giornali, che hanno indotto il regista ad una riflessione più ampia sul tema della morte e, più precisamente, sull’eredità immateriale di chi se ne va verso chi resta.
Il lavoro, che uscirà nelle sale italiane il prossimo 27 ottobre, verrà proiettato lo stesso giorno al cinema Garden di Rende alla presenza del regista e dell’intero cast (eccezion fatta per Woods, gli attori Paolo Mauro, Marco Silani e Chiara Conti); a questa data faranno seguito quelle del 28 a Rossano Calabro, del 29 a Castrovillari e del 30 a Roma, più una serie di altre tappe del tour in giro per l’Italia. Dopo il successo di «Liquirizia: le tue radici», che gli valse la “Maschera d’argento” nel 2011, e una serie di documentari come «Bande sì…ma musicali» e «Il più antico spettacolo del mondo» del 2013, Renato Pagliuso non nasconde la soddisfazione per questa sua ultima fatica, ancor più perché realizzata con pochi mezzi e senza una grossa produzione alle spalle: «In “Racconto Calabrese” c’è soltanto il mio cuore. Il mio cuore e la mia gente» – ha dichiarato. E lancia un appello ai suoi conterranei: «Andate a vederlo, perché questo film è vostro, vi appartiene».
Chiara Fazio
redazione@corrierecal.it
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