Ultimo aggiornamento alle 22:10
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Il salto di qualità dei clan rossanesi

CATANZARO «Gli arresti contro la cosca Acri-Morfò di Rossano sono stati occasione per una riunione con questi professionisti che mi onoro di coordinare». Lo ha detto il procuratore capo di Catanzar…

Pubblicato il: 26/10/2016 – 12:02
Il salto di qualità dei clan rossanesi

CATANZARO «Gli arresti contro la cosca Acri-Morfò di Rossano sono stati occasione per una riunione con questi professionisti che mi onoro di coordinare». Lo ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa dell’operazione antimafia che ha portato all’arresto di 13 persone dedite al traffico di stupefacenti e appartenenti alla cosca di Rossano.
Presenti all’incontro, all’indomani dell’operazione erano, infatti, il comandante del Ros Giuseppe Governale, il generale della finanza Gianluigi Miglioli, il generale della legione Calabria, Andrea Rispoli, il capitano della compagnia di Rossano, Angelo Proietti, il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro Marco Pecci. Un incontro al vertice prima della conferenza stampa per fare il punto sulla Calabria. Governale ha assicurato che la Calabria rappresenta da qualche tempo ormai «il centro di gravitazione dello sforzo operativo nazionale». «Siamo pienamente consapevoli che è finita l’epoca di considerare questa parte della Calabria – ha detto il comandante del Ros riferendosi al territorio di Rossano e zone limitrofe – una parte di serie B. Sappiamo che tipo di evoluzione stanno avendo le cosche, le ‘ndrine e i locali nella parte settentrionale della Calabria. Abbiamo potuto registrare una perniciosità rilevante in tutte e quattro le province del distretto».
Circa la caratura delle cosche rossanesi è intervenuto anche il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto che ha sottolineato come questi siano «legati a filo doppio con i clan degli zingari» che partendo dalle rapine ai furgoni portavalori sono giunti a sedere allo stesso tavolo con i narcos sudamericani. «Solo una piccola parte degli stupefacenti che i rossanesi trattano è destinata allo spaccio minuto nel comune cosentino», ha detto Luberto, il resto viene venduto alle altre organizzazioni criminali e distribuito su tutto il territorio nazionale.

IL PROFILO DEL CLAN ACRI-MORFO’ Cocaina, hashish, eroina, marijuana. La consorteria Acri-Morfò di Rossano è riuscita a introdurre nel Paese una grandissima quantità di stupefacente. «Le indagini condotte in sinergia da carabinieri e guardia di finanza – ha messo in evidenza il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto – hanno dimostrato, dopo l’operazione Gentleman, come siano cresciute le cosche del rossanese che hanno avuto la forza di ergersi a ruolo di broker».
Cambia il panorama nelle piazze di spaccio e nel Cosentino i clan si stanno affrancando dal ruolo di secondo piano che hanno sempre avuto rispetto alle cosche reggine. Nel Rossanese, ha sottolineato Luberto, regna un solido equilibrio tra le varie organizzazioni. L’ultimo tentato omicidio risale al 2002 ai danni di Antonio Manzi. Dopo quell’episodio c’è un allineamento perfetto nella gestione del territorio. Gli Acri-Morfò sono legati agli Abbruzzese del quartiere Timpone Rosso di Cassano, e sono arrivati a sedere allo stesso tavolo dei Magnoli di Rosarno. Perché il traffico di stupefacenti non può transitate indebitamente da un territorio all’altro. «Il principio è che ognuno è padrone nel suo territorio», ha spiegato il procuratore Gratteri. Tutto ciò che passa dal porto di Gioia Tauro, per esempio, porta alle cosche della Piana un introito del 20% sul valore dell’affare. Sono le regole da rispettare nell’import export attraverso i territori della criminalità organizzata.

CONTATTI VIA SKYPE ED EMAIL CRIPTATE La cosca di Rossano gestiva i rapporti con “broker” internazionali della droga anche attraverso Skype ed email criptate. Il particolare è emerso nel corso dell’indagine. A rilevare questo aspetto è stato il procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, che ha sottolineato come le cosche si siano adoperate per «complicare le attività di intercettazione, anche grazie a schede telefoniche “dedicate” o “citofoniche”, compreso l’utilizzo di Skype o di email criptate per scongiurare possibili controlli delle forze dell’ordine». Anche i broker della droga usavano accorgimenti per non essere intercettati, compreso, ha spiegato il magistrato, quello di «non risiedere mai in un luogo fisso, spostandosi a ridosso dei confini tra nazioni diverse, in questo caso Italia e Francia, per complicare le azioni delle forze dell’ordine attraverso il roaming».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x